Archivio mensile:agosto 2007

VENEZIA 2007 : " Django " di Sergio Corbucci (1966)

MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2007

” Django ” di Sergio Corbucci (1966)
Recensione di Daniele Clementi
L’Italia ha ormai dimenticato questo western europeo che il pubblico estero considera con tanto entusiasmo, eppure siamo estimatori di tutti quei film (australiani e americani) che da questo wester gotico hanno tratto ispirazione negli anni 70′. Siamo estimatori di Tarantino e si parla spesso della scena dell’orecchio mozzato di “Le iene – Resevoir dogs” con una certa forma di reverenza senza ricordate che per quella sequenze Tarantino partì dall’orecchio mozzato e fatto mangiare alla vittima che compare nel film di Corbucci. Comprensibile che il pubblico italiano dimentichi il prodotto del suo paese, comprensibile che il pubblico giudichi più “autoriale” Tarantino di Corbucci ma imperdonabile che lo stesso errore lo facciano tanti critici e storici del Cinema italiano che avrebbero mezzi e competenze per capire meglio la natura delle cose.
Il film di Corbucci è in fondo il lato oscuro (e più povero di mezzi) del western solare e mediterraneo di Sergio Leone. La storia di un vendicatore vestito di nero che cavalca nelle lande desolate portandosi dietro una bara che cela una mitragliatrice è degna di un fumetto o di un cartone giapponese, mentre la cupezza ed il violento razzismo con cui Hugo (leader dei bandidos messicani) e il maggiore Jackson (leader dell’esercito regolare degli Stati Uniti) operano per mantenere ordine ed autoritarismo dimostra che non vi sono dittature buone o cattive a prescindere dalle origini etniche o dal credo politico. Indimenticabile il duello finale nel cimitero “Le Croci”.
Il personaggio di Django sarebbe divenuto, così come Ringo e Sartana, un nome comune nei film western italiani, qui di seguito si indicano altri film che uscirono in Italia dedicati ad altri pistoleri con lo stesso nome ma sempre diversi rispetto all’originale (di cui esiste solo un seguito ufficiale mai riconosciuto però come tale da Sergio Corbucci) :
1966 – “Django spara per primo” di Alberto De Martino con Glenn Saxon nel ruolo di Django.
1967 – “Pochi dollari per Django” di Leon Klimovsky con Antonio De Teffè (Anthony Steffen) nel ruolo di Django.
1968 – “Preparati la bara!” di Ferdinando Baldi con Mario Girotti (Terence Hill) nel ruolo di Django.
1969 – “Django il bastardo” di Sergio Garrone con Antonio De Teffè (Anthony Steffen) nel ruolo di Django.
1970 – “Django sfida Sartana” di Pasquale Squitieri (William Redford) con George Ardisson nel ruolo di Django.
1971 – “Arrivano Django e Sartana… è la fine” di Demofilo Fidani (Dick Spitfire) con Hunt Powers nel ruolo di Django.
1987 – “Django 2 – Il grande ritorno” di Nello Rossati (Ted Archer) con Franco Nero nel ruolo di Django.
N.B.:
1 – Sebbene Antonio De Teffè (Anthony Steffen) abbia impersonato il ruolo di Django sia nel film “Pochi dollari per Django” che nel film “Django il bastardo” non vi solo elementi nella trama che possano far pensare che uno sia il seguito dell’altro o che i due personaggi chiamati “Django” siano in realtà lo stesso pistolero.
2 – Franco Nero nel film “Django 2 – Il grande ritorno” interpreta effettivamente lo stesso pistolero del film girato nel 1966, ma il regista del film originale Sergio Corbucci ha misconosciuto il legame tra i due capitoli.
CREDITI
Regia: Sergio Corbucci
Sceneggiatura: Sergio e Bruno Corbucci, Franco Rossetti, Josè G. Maesso, Piero Vivarelli e (non accreditato) Fernando Di Leo.
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 1966 (Italia)
 – Interpreti principali –
Franco Sparanero (Franco Nero): Django
Loredana Nusciak : Maria
Eduardo Fajardo: Maggiore Jackson
Angel Alvarez: Hugo Rodriguez
Produttore: Mauro Bolognini
Colonna sonora originale: Louis Enriquez Bacalov

Direttore della fotografia: Enzo Barboni – Futuro regista di “Lo chiamavano Trinità” (1970) con il nome E.B.Clucher.

Montaggio: Nino Baragli e Sergio Montanari

N.B. : L’assistente alla regia fu Ruggero Deodato (Cannibal Holocaust).

VENEZIA 2007 : GLI EROI RITROVATI

MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2007

GLI EROI RITROVATI

Spesso l’Italia si dimentica dei suoi miracoli e dei suoi momenti d’oro, ed è proprio il caso di fare un’affermazione del genere quando si parla di cinema western italiano, anzi europeo, anzi “spaghetti-western”; Per me queste definizioni si equivalgono e dunque le userò intercambiabilmente in questo pezzo.
Il genere western italiano produsse in meno di vent’anni più di 400 lungometraggi, che ancora oggi vengono venduti e comprati nel mondo a peso d’oro. Il cinema western europeo nato a Roma ha influenzato molte altre cinematografie del mondo e non per ultime le stesse nazioni da cui aveva tratto ispirazione originale. L’origine tradizionale del cinema “spaghetti western” si rimanda al lungometraggio del 1964 “Per un pugno di dollari” di Bob Robertson (Sergio Leone) che in un anno totalizzò 2 miliardi di lire italiane degli anni 60′ ! Un film che da solo cambiò completamente il panorama cinematografico popolare europeo. Non tutti sanno però che il western europeo esploso a Roma aveva un “nonno” naturale in Germania, dove spopolavano le storie western dello scrittore locale Karl May. Dalle opere di May vennero realizzati ben 38 film, alcuni dei quali interpretati da attori italiani come Mario Girotti (Terence Hill), Antonio De Teffè (Anthony Steffen) e Luciano Stella (Tony Kendall). La “nonna” naturale del cinema “spaghetti western” era invece il western spagnolo, che nel 1963 concepì un prezioso precursore come “I tre implacabili – Tres hombres buenos” di Louis Romero Marchant. Naturalmente i nonni del cinema wester europeo guardavano al cinema americano e non avevano ancora quella natura mediterranea e solare del western italiano di Sergio Leone.
Ma il nuovo modo di vedere il cinema western sviluppò quasi immediatamente delle nuove varianti scoprendo alcuni filoni narrativi alternativi a quello di Leone, anche se perfettamente paralleli come tempi e velocità di sviluppo. Anche se considerati minori non furono da meno i lavori di Sergio Corbucci che con il suo western gotico “Django” (1966) stabilì, con l’aiuto recitativo di Franco Nero, un nuovo parametro e disegnò un protagonista più cupo e pessimista del “biondo” Clint Eastwood creato da Leone, Corbucci va però ricordato anche per il suo western europeo più rivoluzionario ed originale: l’indimenticabile “Il grande silenzio” (1967), che anticipa persino gli ambienti freddi e ostili del magnifico “Jeremiah Johnson – Corvo rosso non avrai il mio scalpo” di Sidney Pollack. Parallelamente a Sergio Leone ed in modo molto competitivo lavorò anche Duccio Tessari che inventò il cowboy chiamato “Ringo” che fece la fortuna di Giuliano Gemma. Il primo film della serie uscì quasi contemporaneamente a “Per un pugno di dollari” e vedeva Gemma sfoggiare ancora il nome d’arte di Montgomery Wood. Il film si intitolava “Una pistola per Ringo” (1964) ed ebbe anche un seguito dal sapore enormemente più leoniano intitolato “Il ritorno di Ringo” e vagamente ispirato all’Odissea di Omero. La magnifica e prolifica collaborazione tra Gemma e Tessari si sarebbe conclusa negli anni 80′ con un tentativo poco riuscito di portare al Cinema le gesta del fumetto “Tex” di Sergio Bonelli.Sergio Leone ebbe però anche dei veri e propri allievi, tra i quali va ricordato Tonino Valeri. Sotto la produzione dello stesso Leone e con la collaborazione dei principali tecnici del famoso regista, Valeri potè realizzare un western poetico e suggestivo interpretato da Mario Girotti (Terence Hill) ed Henry Fonda intitolato “Il mio nome è Nessuno” (1973). Fu sempre Leone ad ispirare il filone “politico” che produsse i preziosi “Quien sabe” (1966) di Damiano Damiani, “La resa dei conti” (1967) di Sergio Sollima ed il più spettacolare film di Sergio Corbucci “Vamos a matar companeros” (1970). Il cinema western europeo avrebbe anche sviluppato una vena parodistica e scanzonata che trovò nella coppia Carlo Pedersoli (Budd Spencer) e  Mario Girotti (Terence Hill) i massimi esponenti.

 

" Sicko " di Michael Moore (2007) – (3)

 

" Sicko " di Michael Moore (2007)

Recensione di Marina Pianu

 

 

michael moore ha avuto la sua vendetta.

quando, nel lontano 1994, in una puntata del suo "tv nation", ospito’ le olimpiadi della sanita’, la network (nbc) lo costrinse a far vincere il canada perche’ trovava inaccettabile che cuba, l’odioso nemico, potesse
sfoggiare la migliore sanita’ del continente nordamericano. nel libro in cui mike narra le vicende di "tv nation", ironizza su questa puerile coercizione: avevano forse paura che centinaia di barconi partissero, ma stavolta dagli stati uniti per cuba?

il procedimento di mike e’ semplice: avendo escluso i milioni di esclusi, parte con l’esposizione delle drammatiche difficolta’ degli assicurati (con poche ma vivide storie dell’orrore per vivacizzare la faccenda) e sulle politiche truffaldine delle assicurazioni (chi ha seguito religiosamente "er" qualcosa aveva gia’ capito). quindi va a cercare in alcuni sistemi di sanita’ nazionale gratuita (i piu’ noti: canada, uk e francia): malattie preesistenti? pagamenti? rifiuto della cura? gli ridono in faccia. e’ vero che i medici vengono trattati male dallo stato? il giovane medico francese dimostra alla grande che si puo’ fare la bella vita anche come dipendenti statali. oh certo, non potra’ comprarsi una seconda casa, non potra’ avere tre spider di lusso, ma a lui quella vita va piu’ che a pennello.

gia’ che si trova in francia, big bad mike scambia due paroline con altri americani residenti e questo lo manda in tilt. ma come mai, si chiede (e ce lo chiediamo anche noi, pur sapendo gia’ la risposta), il paese piu’ grande e piu’ ricco e piu’ democratico del mondo non arriva neppure a un decimo del benessere che si gode in francia? gli rispondono i suoi concittadini: perche’ qui il governo ha paura della gente, mentre in america e’ la gente ad aver paura del governo. semplice, no? rincara la dose il vecchio laburista: devi tenere la gente depressa e infelice se vuoi mantenerla sottomessa; un popolo ottimista e fiducioso non si lascia mettere i piedi sulla testa (tema ormai fin troppo ricorrente nei film e libri di mike).

dopo questa bella orgia di invidia (gli americani che sono riusciti a vedere "sicko" saranno ormai lividi e forse, si spera, anche molto incazzati), la stoccatina finale cum vendetta. il governo americano non ama i suoi eroi. lo abbiamo gia’ visto in "fahrenheit 9/11", con le riduzioni di stipendi e benefici per i soldati mandati al macello. fedele a questa politica, lo stesso governo ha trattato gli "eroi delle torri gemelle" con piglio piu’ ardito: dei 50 milioni di dollari stanziati per loro, quasi nessuno ne ha potuto usufruire perche’ non dipendenti statali. che ti fa allora big bad mike? carica tre barconi di loro e di altri sudditi bistrattati e li porta prima a guantanamo (dove, si dice, l’assistenza sanitaria sia la migliore del paese), e poi, vista la mala parata, pochi metri piu’ in la’ nel cuore del nemico storico: la cuba comunista di castro.

e qui e’ tutto uno sciogliersi in lacrime (di rabbia e di commozione): analisi, test, tlc (tender loving care) e cure necessarie, niente spiegazioni, niente soldi, niente obiezioni. e si scopre anche che cuba, a dispetto delle sanzioni e del boicottaggio, puo’ vantare un’assistenza sanitaria di prima qualita’, accessibile a chiunque, che determina una aspettativa di vita media maggiore che negli stati uniti, e una mortalita’ infantile piu’ bassa. rosso il sole tramonta sui barconi dei "rifugiati sanitari" e i titoli iniziano a scorrere sulle note di "don’t be shy" di cat stevens (per inciso, boicottato da tutte le radio americane durante la prima guerra del golfo, in quanto convertito islamico). non siate timidi, fatevi sentire.

riflessione post-visione. che ce ne cale a noi italiani di questa sostanziosa denuncia? a farci sentire fortunati? a farci sentire superiori al padrone? o non dovrebbe invece farci riflettere sulla nuova tendenza, molto americanoide, a privatizzare la sanita’ e tagliare le spese?

p.s. se la sorte dei prigionieri di guantanamo (rinchiusi senza processo, ndr) ci appare rosea, non cosi’ e’ quella dei carcerati. vedasi al riguardo un articolo apparso sul new york times di ieri:
http://www.nytimes.com/2007/08/27/us/27prisons.html

"The State as such is moribund. Nearly everyone fears, ridicules, evades or simply ignores it. Even the most troglodytic Veteran of Foreign Wars or Christian Coalitionist no longer trusts it. In a sense, a primary goal of anarchism has already been attained."
Thomas Martin

" Idiocracy " di Mike Judge (2006)

” Idiocracy ” di Mike Judge

Recensione di Daniele Clementi

 

Arriva in sordina il nuovo lungometraggio del geniale Mike Judge, padre artistico dei terribili Beavis and Butt-Head di MTV, scritto con la complicità di sempre dello sceneggiatore e produttore Etan Cohen (American dad). Il film esce nelle sale italiane senza pubblicità ed in mezzo alla profonda desolazione delle uscite di agosto, non si può certo affermare che la distribuzione tenesse a questo film. Un peccato non poterlo vedere adeguatamente valorizzato, una piccola commedia satirico-demenziale figlia naturale di “Canadian bacon” di Moore e dell’immortale “Dr. Strangelove” di Kubrick.

Joe Bauers (Luke Wilson) è un pigro, superficiale e ignorante americano medio. La sua massima ambizione è quella di fare l’archivista di documenti che nessuno vuole leggere nei sotterranei di una piccola base militare americana. Improvvisamente i suoi sogni vengono infranti dalla decisione dell’esercito di sottoporre Joe (proprio in quanto perfetto americano medio) ad un esperimento di ibernazione che, una volta testato, permetterà all’esercito di ibernare i migliori soldati ed i migliori generali perchè possano essere “sbrinati” al momento di una bella guerra preventiva. Naturalmente qualcosa va storto ed il povero Joe si risveglia 500 anni dopo la sua ibernazione.

Il mondo che Joe incontra è ormai dominato da ritardati mentali che hanno sostituito l’acqua con una bibita energetica di una multinazionale con cui pensano di poter persino irrigare i campi, veri dementi congeniti che ammucchiano la spazzatura non sapendo più come disfarsene in discariche grandi come intere nazioni, individui privi di senso estetico o di capacità intellettuali che trovano divertente una serie tv in cui un tizio viene costantemente preso a calci nei testicoli e che hanno nominato come Presidente degli Stati Uniti un deficente che pensa di poter risolvere tutto con una raffica di mitragliatore e qualche promessa accompagnata da musica e fuochi d’artifico … ma siamo sicuri che si tratti del futuro ?

Joe bauers si ritroverà improvvisamente l’unico “genio” della terra e dovrà vedersela con tutti i grandi problemi del mondo del futuro: l’acqua, lo smaltimento dei rifiuti, la sanità a pagamento che lascia morire i nullatenenti ed i narcisisti uomini di spettacolo che si improvvisano politici conservatori … ripeto … siamo sicuri che si tratti del futuro ?

Una commedia deliziosa con qualche difetto ed ingenuità narrative che vengono facilmente perdonate se si considera la simpatica metafora satirica che sta alla base del progetto.

CREDITI

Regia: Mike Judge.

Sceneggiatura: Mike Judge ed Etan Cohen.

Uscita ufficiale nel paese d’origine: 01 Settembre 2006 (USA)

– Interpreti principali –

Luke Wilson: Joe Bauers

Maya Rudolph: Rita

Dax Shepard: Frito

David Herman: Segretario di Stato

Terry Crews: Presidente degli Stati Uniti Camacho

Produttori: Mike Judge, Elysa Koplovitz e Michael Nelson.

Colonna sonora originale: Theodore Shapiro.

Direttore della fotografia: Tim Suhrstedt.

Montaggio: David Rennie.

 

" Sicko " di Michael Moore (2007) – (2)

 

" Sicko " di Michael Moore (2007)

Recensione di Antonella Mancini

 

 

Qualche nota volante a caldo, dopo “Sicko” di Moore.

E già da qualche lavoro di Moore che mi sforzo di vedere in lui un regista di film, mentre invece il richiamo è ai servizi di denuncia che la nostra TV sa (sapeva) fare molto bene. I suoi documentari  non sono qualitativamente migliori, per quanto conditi  con un po’ di Jene. Insomma, i “film” di Moore sono brutti almeno quanto sono utili (e comunque sempre meno brutti del loro artefice di cui ammiro, e forse invidio, il coraggio di buttarsi nella mischia col peso della sua rivoltante bruttezza). Detto ciò, i contenuti. E qui il registro cambia, perché quest’omone repellente ha la capacità straordinaria di andare di volta in volta a toccare il nervo scoperto della sua Nazione – in questo caso l’industria della salute – ottenendo risultati che costosissime campagne elettorali non potrebbero neanche sognarsi. Come poi vengano usati i suoi documentari negli USA è un altro discorso. Peccato però che per Moore il mondo si divida in buoni e cattivi, anzi, in “molto” buoni e “molto” cattivi. Ignorando i grigi, all’occhio europeo – il nostro – le sue sacrosante denuncie rischiano di apparire poco credibili. Ma Moore è anche un animale mediatico coi fiocchi e quindi forse ritiene che solo facendo appello al manicheismo si possa far breccia nel cuore degli americani e mettere qualcosa nel loro cervello un po’ tonto. Perché il suo è un film destinato soprattutto al pubblico USA. Noi avremmo qualche obiezione circa il quadretto rosa con cui vengono dipinti i sistemi sanitari inglesi, dei quali sappiamo quali clamorose marce indietro hanno dovuto fare per far quadrare i conti della spesa pubblica, o i sistemi sanitari francesi, dove  sembra quasi una parodia populista il giovanottone biondo ex-canceroso in vacanza fra le braccia delle ragazze in bikini, a spese della cittadinanza. In quanto a Cuba, voglio sperare che l’unità mobile superattrezzata e nuova di pacca non sia scenograficamente lì solo da odorare per poi vedersela portar via, ma che qualcuno – Moore ?– gliel’abbia regalata davvero ai cubani i quali, grazie al governo USA, vedono i loro ottimi medici lavorare in condizioni notoriamente disastrose. Comunque l’idea dei balzeros alla rovescia è carina e si situa nella miglior tradizione del contrappasso. Meno carini i gridolini di stupore ripetutamente iterati  a ogni nuova (?) scoperta delle meraviglie assistenziali ora Europee ora del Terzo Mondo (Cuba appunto). Il tutto per far risaltare l’inumanità – questa si vera, reale, drammatica – della sanità americana, che a detta di molti è ancora peggio di come Moore ce la mostra, in barba a ER & C. dove i medici sono si “in prima linea”, ma solo per chi è in immediato pericolo di vita. In tal senso il film-documentario è utile anche a noi. Intanto perché ci aiuta a meglio valutare la nostra situazione sanitaria (siamo i secondi nel mondo in quanto a qualità! Lo sapevamo?) e poi perché può contribuire a sfatare alcuni miti del miracolo americano, qualora fossimo rimasti un po’ indietro e non lo avessimo già fatto per conto nostro, leggendo i giornali e mettendo insieme un po’ di dati. Ma allora perché tanta inutile e controproducente radicalizzazione su temi e realtà che così come sono già di per sé parlano?

" Sicko " di Michael Moore (2007)

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Tutti film di Michael Moore

 

Sicko (2007)

 Recensione di Daniele Clementi

 

(c) Dog eat dog

 

Grazie a Dio non sono nato negli Stati Uniti ! Questa è la prima cosa che vi passerà per la testa guardando il nuovo documentario di Michael Moore. In seguito, se siete di occhio buono, noterete che Moore mostra una classifica dei paesi con il miglior servizio sanitario; sebbene la classifica scorra molto velocemente per mostrare che gli Stati Uniti d’America si ritrovano fra gli ultimi potrete scorgere che l’Italia si trova in seconda posizione tra i migliori servizi sanitari del mondo preceduta solo dalla Francia. La cosa si spiega facilmente, sebbene il nostro servizio abbia parecchi difetti, buchi e prestazioni scadenti è uno di quelli con maggiori mezzi (magari usati male, ma in quantità abbondante) e con il maggior numero di servizi gratuiti. La classifica di Moore infatti non calcola le lunghe code o i mesi di attesa per un certo esame, ne considera i misteri della sanità in Sicilia o i Campania (tanto per citare le regioni più famose), si sofferma unicamente (ma non è poco) sulla convenienza economica del sistema sanitario di ogni singolo paese, ne deriva pertanto che l’Italia si trova enormemente meglio degli Stati Uniti. Inutile provare a ragionare in poche righe su tutte le variabili di questa tesi (la grandezza dei paesi ecc…) perchè non basterebbe un solo film per esplorarli tutti, Moore si sofferma quindi su alcuni punti focali:
1) I paesi che hanno un sistema sanitario pubblico gratuito per ogni cittadino garantiscono una qualità del servizio superiore al contrario di quanto predicato dai Presidenti repubblicani da Nixon a Bush jr.
2) I paesi che hanno un sistema sanitario pubblico gratuito per ogni cittadino non sono necessariamente comunisti o socialisti, ne tantomeno fondamentalisti islamici come cercano di fare credere alcuni politici repubblicani americani.
3) Gli americani più sani non raggiungono il livello di qualità e durata delle vita dei francesi in assoluta più poveri e meno sani ("mistero" su cui Moore si indaga ossessivamente)
4) I terroristi condannati per la strage delle Twin Tower, ora prigionieri a Guantanamo ricevono un servizio sanitario migliore dei volontari americani di Ground Zero resi invalidi dalle polveri cancerogene assorbite durante il loro servizio di volontariato non retribuito.
5) A Cuba i medicinali che gli americani pagano 120 dollari costano solo 5 centesimi di dollaro USA.
6) Le Aziende Assicurative sanitarie americane pagano professionisti perchè trovino cavilli abili a revocare le assicurazioni quando il cliente ha più bisogno di usufruirne
7) Se sei nero, povero, disoccupato o precario ed hai superato i 30 anni sul piano sanitario in America sei come un condannato a morte, nessuno ti salverà la vita anche avendone i mezzi (altro che Dottor House !!!!)
8) Tutti i membri del governo sono stati e sono attualmente paganti dalle aziende farmaceutiche e dalle aziende assicurative americane.
9) Richard Nixon è il diretto responsabile del disastro sanitario americano
10) Il più inquietante: in America un medico consulente delle assicurazioni fa carriera solo se trova il modo di negare al paziente cure costose anche se questo significa ucciderlo, in Francia i medici ricevono aumenti di stipendio in funzione del numero di pazienti guariti o migliorati in seguito alle loro attenzioni.
 
Mi sono soffermato anche troppo, il film è clamoroso ed emozionante e non ve lo voglio rovinare. Un titolo prezioso della carriera del nostro "Big Mike".

CREDITI

Regia: Michael Moore.

Sceneggiatura: Michael Moore.

Uscita ufficiale nel paese d’origine: 22 Giugno 2007 (USA). 

Produttori: Rod Birleson, Joanne Doroshow, Kathleen Glynn, Amelia Green-Dove, Jennifer Latham, Nicky Lazar, Anne Moore, Michael Moore, Meghan O’Hara, Bob e Harvey Weinstein e Rehya Young.

Direttore della fotografia: Christoph Vitt. 
 
Montaggio: Geoffrey Richman, Chris Seward e Dan Swietlik.

Colonna sonora: Erin O’Hara.

Sito ufficiale del film:  Http://www.michaelmoore.com

 

 

(c) Dog eat dog

 

" Fahrenheit 9/11 " di Michael Moore (2004)

THE BIG MIKE DOSSIER

Tutti i film di Michael Moore

 

" Fahrenheit 9/11 " (2004)

Recensione di Marina Pianu

 

(c) Dog eat dog

 

The easiest way to establish a new norm, such as the right of preventive war, is to select a completely defenseless target, which can be easily overwhelmed by the most massive military force in human history. However, in order to do that credibly, at least in the eyes of your own population, you have to frighten people.
Noam Chomsky, "Imperial Ambitions" (2003)

dalla polvere lasciata dal crollo delle torri gemelle sono sorte quintalate di pubblicazioni, articoli e film(ati). quello di moore arriva quando la polvere si stava riassorbendo nella macelleria irachena. quando si e’ saputo che anche mike voleva dire la sua, lunghe code si sono affollate ai botteghini (facilitate dalle solite tattiche terroristiche: quando la censura si maligna in efficace marketing). in realta’, ben poco del film si concentra sull’attacco all’america, per se, usandolo invece come prologo agli eventi conseguenti (e da esso giustificati).

a differenza dei precedenti film, in "fahrenheit 9/11" (il riferimento al libro di bradbury gia’ ci dice cosa gli frulla nella testa), big bad mike, terrore di politici e industriali, si fa da parte per lasciar parlare le immagini, tratte per lo piu’ dai filmati d’archivio delle varie network, corredate da interviste fatti e cifre. non molto di quello che ci viene raccontato era una assoluta novita’ nel 2004, vuoi perche’ chi voleva gia’ sapeva, vuoi perche’ gia’ ampiamente dettagliato in "stupid white men", ma la brillante combinazione di immagini fatti e citazioni facilita il consumo di massa (e accresce il senso di frustrazione).

alle teorie cospiratorie che vorrebbero l’attacco alle twin towers e al pentagono organizzato in casa, mike non fa neppure accenno, ed e’ piu’ che ragionevole. sono solo teorie, e un eccesso di paranoia non fa che alimentare la paura, quella stessa che invece il nostro vorrebbe dissipare. e poi, a lui sta molto piu’ a cuore parlare dell’altro complotto, quello cioe’ di trascinare il paese in una guerra costante (per ragioni nebulosamente affaristiche) e trasformarlo in uno stato di polizia (chiarissima la parte dedicata al "patriot act", ma i dettagli sono ancor piu’ chiari nel libro).

sempre creativo, in una delle sole due apparizioni, mike s’improvvisa arruolatore di reclute tra i rampolli dei rappresentanti al congresso, mentre nell’altra segue l’evoluzione di coscienza di una madre che ha perso il figlio in guerra (da sostenitrice a furiosa e lacerata oppositrice: e’ l’ignoranza della gente, credono di sapere ma non sanno, io credevo di sapere e non sapevo!). big bad mike tocca tutte le corde, dando la parola ai parenti delle vittime, dei soldati morti, ai soldati stessi, disillusi resti di un sistema che li reprime. ma soprattutto punta al senso di giustizia (tradito) e all’indignazione per la montagna di menzogne (in america c’e’ un tabu’ sulle menzogne; non si puo’ mentire con impunita’, in america).

al di la’ dei loschi affari e delle tragedie, emerge ancora una volta quella che a mike e’ sempre cara: l’america vera e sana, l’america che lavora e non odia per principio (se odia, e’ perche’ qualcuno gli ha dato motivi apparentemente validi) e s’incazza come una iena quando si scopre ingannato. un’america onesta e anche molto paziente (o impotente?). un’america che non ha niente dell’imperialismo che infetta i suoi leader. un’america, insomma, che placa un po’ il risentimento che noi, non americani e in un certo senso vittime della sua politica guerrafondaia, giustamente proviamo.

e’ di gran lunga il film piu’ "professionale" di michael moore, con una struttura talmente ben congeniata che non si vede neppure, e con un commento musicale talvolta ironico, talvolta esemplare (il soundtrack che i soldati si sparano negli elemetti durante i combattimenti), talvolta preannunciando tragedia, per finire con il rock puro di neil young (chissa’, forse anche un omaggio a una parte dei suoi finanziatori?). certo, non dovrebbe stupire che alla fin fine per realizzarlo si sia dovuto rivolgere a sostenitori esterni agli u.s.a.

 "fool me once… duh… and it’s a shame… duh… you can’t fool me again!"

CREDITI

Regia: Michael Moore

Sceneggiatura: Michael Moore

Uscita ufficiale nel paese d’origine: 30 Agosto 2002 (USA) – Telluride Film Festival. 

Produttori: Jim Czarnecki, Rita Dagher, Carl Deal, Joanne Doroshow, Kurt Engfehr, Jeff Gibbs, Kathleen Glynn, Monica Hampton, Nicky Lazar, Tia Lessin, Jay Martel, Agnès Mentre, Anne Moore, Michael Moore, Rachelle Murway, Meghan O’Hara, Bob & Harvey Weinstein.

Operatori e direttori della fotografia: Andrew Black, Mike Desjarlais, Nadia Hallgren, Kirsten Johnson, Tom Kaufman, Jason Pollock, William Rexer, William Turnley e Urban Hamid. 
 
Montaggio: Kurt Engfehr, Todd Woody Richman e Chris Seward.

Colonna sonora: Jeff Gibbs

Sito ufficiale del film:  Http://www.michaelmoore.com

i fatti a corredo:

http://www.michaelmoore.com/books-films/f911reader/index.php?id=16

dude, where’s my country:

http://www.michaelmoore.com/books-films/dudewheresmycountry/

un capitolo da "stupid white men"

http://www.michaelmoore.com/books-films/stupidwhitemen/onlinechapters/part01.php

(c) Nick O'Sullivan

Caricatura di Nick O’Sullivan

Il Dossier continua domani con l’ultima parte !!!

 

" Bowling for Columbine " di Michael Moore (2002)

THE BIG MIKE DOSSIER

Tutti i film di Michael Moore

Bowling for Columbine (2002)

 Recensione di Daniele Clementi

(c) Dog eat dog

Nel 1999 a Columbine, due adolescenti, dopo essere stati al bowling della città entrarono nel loro liceo ed armati fino ai denti uccisero 12 persone senza particolari motivi. Michael Moore fa partire da questa terribile tragedia la sua lunga inchiesta sul mercato delle armi in America e sul terrorismo mediatico che ogni giorno contribuisce al “riarmamento” dei cittadini americani e del loro esercito.

Questo film racconta una strana storia, quella di un paese che totalizza ogni anno più di 11.000 omicidi (cifra in crescita), dove le armi si ricevono in regalo se si apre un conto in banca e le pallottole si comprano dal barbiere o nei grandi Mega Store (come Wallmart per esempio), un paese che può vantare anche una contea dove il possesso d’armi è obbligatorio, uno strano paese il cui popolo possiede legalmente almeno 260.000 armi da fuoco e si fa una stima di possessi illegali che potrebbero portare la cifra a quasi 400.000. Uno strano paese in cui , se alcuni studenti massacrano i loro compagni di scuola, i cittadini si ritrovano un vecchio Mosè (attore, non quello vero) che organizza una convention per ricordare a tutti quanto sia confortevole, importante e rassicurante possedere armi in grado di massacrare il primo tizio che non ti sta simpatico. Questo strano paese quando non trova conveniente l’elezione democratica di un politico può decidere di cospirare per la sua eliminazione (non solo politica ma anche fisica) prioritariamente se questo politico non governa il paese in questione, ma un altro con cui non dovrebbero esserci ingerenze d’alcun tipo. Michael Moore ci fa conoscere questo strano paese e lui lo chiama Stati Uniti d’America. Noi ci fidiamo della sua parola ed osserviamo attoniti e sconvolti, un piccolo film che forse sarà ricordato come uno dei più bei documentari girati negli ultimi 25 anni.

Nel 1999 a Columbine, due adolescenti, dopo essere stati al bowling della loro città entrarono nel loro liceo ed armati fino ai denti uccisero 12 persone senza particolari motivi. Michael Moore fa partire da questa terribile tragedia la sua lunga inchiesta sul mercato delle armi in America e sul terrorismo mediatico che ogni giorno contribuisce al “riarmamento” dei cittadini americani e del loro esercito.

Moore gira l’America per cercare di capire cosa sia capitato al suo paese si confronta con alcuni americani atipici come Marilyn Manson (protagonista di un’intervista magnifica) e Matt Stone (il grande autore di “South Park”) che fu studente dello stesso liceo di Columbine ed in seguito insegnate. Ma gli incontri più clamorosi sono con i responsabili dei grandi magazzini Wallmart e preferisco mantenere il segreto sulle incredibili conseguenze e l’emozionante faccia a faccia con Charlton Heston ex Mosè del cinema ed ora presidente della National Rifle Association nella sua villa a Beverly Hills.

Il film suscitò molto scandalo, ma fruttò a Moore il premio Oscar del 2003, restano memorabili la lettera a George Bush (diffusa durante l’uscita del film in Europa) ed il suo mitico discorso durante la notte degli Oscar (disordinato ma incisivo) di cui riporto integralmente in seguito entrambi i testi tradotti.

Lettera aperta al “Presidente” George W. Bush
di Michael Moore, estratto dal libro «Stupid White Men», ed. Mondadori

Caro Governatore Bush,
io e te, siamo praticamente parenti. Il nostro legame personale risale a molti anni or sono. Nessuno di noi due si è preoccupato di renderlo pubblico, per ragioni evidentissime – soprattutto perché nessuno ci crederebbe. Ma a causa di qualcosa di personale, qualcosa che ha fatto la famiglia Bush, la mia vita è profondamente cambiata.
Veniamo allo scoperto e vuotiamo il sacco: è stato tuo cu¬gino Kevin a girare «Roger e io».
Al tempo, mentre stavo facendo il film, non sapevo che tua madre e la madre di Kevin fossero sorelle. Pensavo semplicemente che Kevin, che avevo incontrato mentre stava girando un suo film a un meeting del Klan in Michigan, fosse uno di quei tipi di artisti bohémien che abitavano a Greenwich Village. Kevin aveva fatto un film fantastico, «Atomic Café», e per scherzo gli ho chiesto se voleva venire a Flint, Michigan, a insegnarmi come si fa un film. Con mia enorme sorpresa ha accettato e così per una settimana nel febbraio del 1987 Kevin Rafferty e Anne Bohlen hanno arrancato in giro per Flint con me, mostrandomi come funziona l’equipaggiamento, dandomi consigli preziosissimi su come fare un documentario. Senza la generosità di tuo cugino non so se «Roger e io» sarebbe mai stato realizzato.
Ricordo bene il giorno dell’insediamento presidenziale di tuo papà. Stavo montando il film in una vecchia stanza ricca di topi a Washington quando decisi di andare a guardarlo giurare sulla scalinata del Campidoglio. Che strano vedere tuo cugino Kevin, il mio mentore, seduto proprio vicino a te sul palco! Mi ricordo anche di aver fatto una passeggiata per il Mall e di aver visto i Beach Boys suonare «Wouldn’t it be Nice» al concerto inaugurale gratuito in onore di tuo padre. Di ritorno nella mia stanzetta, c’era il mio amico Ben sullo schermo, bello stravolto dopo aver dato i numeri alla catena di montaggio e intento a cantare il medesimo brano dei Beach Boys sopra a delle scene di Flint in rovina.
Mesi dopo, quando il film uscì, tuo papà, il Presidente, un weekend ordinò che gli venisse spedita una copia di «Roger e io» a Camp David per vederlo con la famiglia. Oh, avessi potuto essere una mosca sul muro mentre tutti assieme vi guardavate la distruzione e la disperazione che erano state inflitte alla mia città natale – in gran parte grazie alle azioni di Mr. Reagan e di tuo padre. Ecco una cosa che ho sempre desiderato sapere: alla fine del film, quando c’è il vicesceriffo che scaraventa sul marciapiede i regali e l’albero di Natale dei bambini senza casa perché non avevano pagato 150 dollari d’affitto, qualcuno nella stanza ha versato qualche lacrima? Qualcuno si è sentito responsabile? 0 vi siete tra tutti limitati a pensare: «Bella ripresa, Kev!».
Be’, si era verso la fine degli anni ’80. Avevi appena smesso di bere di brutto; dopo pochi anni di temperanza eri alla ricerca di «te stesso» con l’aiuto di papà – un’industria petrolifera qui, una squadra di baseball lì. Per un bel pezzo ho avuto la chiara sensazione che tu non abbia mai avuto la benché minima intenzione di diventare Presidente anche tu. Tutti noi prima o poi ci troviamo incastrati in lavori che non vogliamo – a chi non è successo?
Ma per te dev’essere diverso. Dopotutto, non è solo che non vorresti essere dove sei ora: adesso che sei lì ti ritrovi circondato dalla stessa gang di strani figuri che hanno governato il mondo insieme al paparino. Tutti questi uomini che si aggirano per la Casa Bianca – Dick, Rummy, Colin – non uno di loro è amico tuo! Sono tutti quei vecchi cagoni che tenevano compagnia a paparino quando tra un buon sigaro e una vodka accarezzavano sogni di bombardamenti a tappeto sulla popolazione civile di Panama.
Ma tu sei uno di noi – stessa generazione, stessi voti scarsi a scuola, stessi festini! Cosa cavolo ci fai con quella gentaglia? Ti mangiano vivo per poi sputarti fuori come una schifosa cotenna di maiale.
Probabilmente non ti hanno detto che il taglio alle tasse che ti hanno preparato perché tu lo firmassi era solo una truffa per togliere soldi dalle classi medie e per darli ai superricchi. Lo so che tu non hai bisogno di altri soldi; sei gia a posto per il resto dei tuoi giorni, grazie agli astuti traffici di Nonno Prescott Bush con i nazisti prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. (leggere nota)
Ma tutti quegli amiconi che ti hanno versato la cifra record di 190 milioni di dollari per la tua campagna elettorale (due terzi dei quali provengono da 700 individui!) rivogliono indietro la grana, la rivogliono tutta, con qualche aggiunta. Ti braccheranno come tanti cani assatanati, e staranno bene attenti che tu faccia esattamente quello che ti dicono loro. Certo, il tuo predecessore è arrivato ad affittare a Barbra Streisand la camera di LincoLn, ma questo non è niente: prima che tu te ne accorga, il tuo amicone, il Presidente Effettivo Cheney, avrà già consegnato le chiavi dell’Ala Ovest ai presidenti di AT&T, Enron e ExxonMobil.
I tuoi critici ti danno addosso per i tuoi sonnellini in pieno giorno e perché la tua giornata lavorativa finisce verso le 16.30. Dovresti semplicemente dir loro che stai inaugurando una nuova tradizione americana: pranzo, sonnellino e poi tutti a casa per le cinque! Fallo e, dammi retta, sarai ricordato come il più grande dei presidenti.
Come osano alludere al fatto che non combineresti niente in ufficio? E’ falso! Non ho mai visto un neopresidente più attivo di te. Si direbbe anzi che pensi che i tuoi giorni come Numero Uno siano contati. Con il Senato già nelle mani dei Democratici e la Camera destinata a far la stessa fine nel 2002 -insomma, guarda alle cose positive, hai ancora due anni prIma che tutti quelli che hanno votato Gore ti caccino a calci.
L’elenco delle tue imprese – e parliamo solo dei primissimi mesi in carica – è brutalmente impressionante.
Hai:
* Tagliato di 39 milioni di dollari le spese federali per le biblioteche
* Tagliato di 35 milioni di dollari i finanziamenti per la formazione pediatrica avanzata dei dottori
* Tagliato del 50 per cento i fondi per la ricerca nel campo delle fonti di energia rinnovabile
* Rinviato le norme che ridurrebbero i livelli «accettabili» di arsenico nell’acqua potabile
* Tagliato del 28 per cento i fondi per la ricerca di automobili e camion più puliti ed efficienti
* Revocato le norme che davano maggiori poteri al governo per rifiutare contratti con società che avessero violato leggi federali, normative ambientali e regolamenti sulla sicurezza sul posto di lavoro
* Permesso al ministro degli Interni Gale Norton di sollecitare suggerimenti per rendere disponibili monumenti nazionali al disboscamento, agli scavi minerari e petroliferi
* Infranto la tua promessa elettorale di investire 100 milioni di dollari all’anno in piani per la conservazione della foresta pluviale
* Ridotto dell’86 per cento il Community Access Program, che coordinava l’assistenza per le persone prive di assicurazioni sulla salute tra ospedali pubblici, cliniche e altri fornitori di servizi sanitari
* Annullato una proposta per incrementare l’accesso pubblico all’informazione concernente le potenziali ramificazioni degli incidenti agli impianti chimici
* Tagliato di 60 milioni di dollari i fondi per i programmi di edilizia pubblica dei Girls and Boys Clubs of America
* Rinnegato l’accordo del protocollo di Kyoto del 1997 sul riscaldamento globale, che è stato firmato da altri 178 paesi
* Rifiutato un accordo internazionale per l’attuazione del trattato del 1972 che metteva al bando la guerra batteriologica
* Tagliato di 200 milioni di dollari i programmi di formazione lavorativa per i disoccupati
* Tagliato di 200 milioni di dollari i contributi a un programma che fornisce servizi di asilo nido per i bambini di famiglie a basso reddito di genitori costretti a passare dall’assistenza pubblica ad un’attività lavorativa
* Eliminato la copertura delle spese farmaceutiche per contraccettivi per i dipendenti federali (mentre il Viagra è ancora coperto)
* Tagliato di 700 milioni di dollari i fondi per la manutenzione dell’edilizia pubblica
* Tagliato di mezzo miliardo di dollari il bilancio dell’Agenzia per la Protezione Ambientale
* Revocato le regole ergonomiche per i luoghi di lavoro, che miravano a garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori
* Dimenticato la tua solenne promessa elettorale di regolamentare le emissioni di biossido di carbonio, che è una delle principali cause del riscaldamento globale
* Proibito qualsiasi aiuto federale destinato a organizzazioni internazionali per la pianificazione familiare che forniscono assistenza, consulenza o servizi a chi vuole abortire
* Nominato Dan Lauriski, ex dirigente di una società mineraria, sottosegretario al Lavoro con delega per la Sicurezza degli impianti minerari
* Nominato sottosegretario dell’Interno Lynn Scarlett, una persona notoriamente scettica verso il riscaldamento globale e che si oppone all’approvazione di standard più cogenti per l’inquinamento dell’aria.
* Approvato il controverso piano del Ministro degli Interni Gale Norton di mettere all’asta delle aree vicine alle coste orientali della Florida per progetti di sfruttamento petrolifero
* Annunciato le tue intenzioni di permettere scavi petroliferi nella Lewis and Clarke National Forest del Montana
*  Minacciato di chiudere l’ufficio Aids della Casa Bianca
*  Deciso di non ricorrere più ai consigli dell’American Bar Association per le nomine di giudici federali
* Abolito qualsiasi aiuto finanziario universitario per gli studenti condannati per reati legati alla droga (mentre i condannati per omicidio hanno ancora diritto a chiedere aiuti finanziari)
* Concesso solo il 3 per cento della somma richiesta dai legali del ministero della Giustizia per le cause governative contro le industrie del tabacco
* Fatto approvare il tuo taglio alle tasse, il 43 per cento del quale va a beneficio dell’1 per cento più ricco degli americani
* Firmato una legge che rende più difficile per gli americani poveri o di ceto medio la richiesta di bancarotta, anche nei casi in cui si trovano alle prese con spese mediche stratosferiche
* Nominato Kay Cole James, una persona contraria all’«affermative action», alla direzione dell’Ufficio delle Risorse Umane
* Tagliato di 15,7 milioni di dollari i programmi destinati ai bambini maltrattati o abbandonati
* Proposto l’eliminazione del programma «Leggere è Fondamentale» che fornisce libri gratuiti ai bambini poveri
* Sostenuto strenuamente lo sviluppo delle «mini-atomiche», progettate per attaccare obiettivi sottoterra – violando il Trattato per la Messa al Bando degli Esperimenti Nucleari
* Tentato di cancellare le norme che proteggono 60 milioni di acri di foreste nazionali dallo sfruttamento per legname e dalla costruzione di strade
* Nominato John Bolton, un famoso oppositore dei trattati di non proliferazione e delle Nazioni Unite, al ruolo di Sottosegretario di Stato per il Controllo degli Armamenti e la Sicurezza Internazionale
* Nominato una dirigente della Monsanto, Linda Fisher, vice amministratore dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente
* Nominato giudice federale uno dei più importanti oppositori della separazione fra Stato e chiesa. Michael McConnell
* Nominato giudice federale un oppositore dei diritti civili, Terrence Boyle
* Cancellato la data del 2004 come termine ultimo entro il quale i fabbricanti di automobili dovevano sviluppare i prototipi di vetture a basso consumo di carburante
* Nominato a capo della Lotta alla droga John Walters, uno strenuo oppositore dei programmi di cure terapeutiche per i tossicomani nelle carceri
* Nominato viceministro dell’Interno un importante esponente delle lobbies del petrolio e del carbone, j. Steven Giles
* Nominato sottosegretario dell’Interno per l’Acqua e la Scienza Bennett Raley, che ha proposto l’abolizione della Legge sulle Specie in Pericolo
* Tentato di fermare una causa legale collettiva promossa negli Stati Uniti contro il Giappone dalle donne asiatiche costrette a lavorare come schiave sessuali durante la Seconda Guerra Mondiale
* Nominato vice Procuratore Generale Ted Olson, il capo dei tuoi legali in occasione dello scandalo elettorale in Florida
* Proposto di facilitare le procedure per la concessione di permessi per la costruzione di raffinerie e di impianti nucleari e idroelettrici, abbassando gli standard ambientali
* Proposto la vendita di giacimenti petroliferi e di gas naturali nella Riserva Protetta dell’Alaska
Uffa! Già solo battere a macchina questa lista è una faticaccia! Ma dove la trovi tutta questa energia? (Sono i sonnellini, giusto?)
Naturalmente un mucchio delle cose sopramenzionate sono sostenute attivamente da parecchi Democratici (e spenderò due paroline su di loro più avanti nel libro).
Ma adesso, sono preoccupato per te. Ripensaci un momento – qual è stato il tuo primo atto da «Presidente»? Ti ricordi: prima ancora di salire sulla vettura per la sfilata inaugurale in Pennsylvania Avenue, hai insistito perché qualcuno prendesse un cacciavite e staccasse dalla limousine la targa perché conteneva le parole «Date il vostro sostegno alla creazione di uno Stato del District of Columbia»”. Eccoci qua, il giorno più importante della tua vita e ti incazzi per una targa? Devi rilassarti!
Penso, però, di aver cominciato a preoccuparmi per te molto tempo prima di quel giorno. Nel corso della campa¬gna erano emerse parecchie sconvolgenti rivelazioni sul tuo comportamento. Poi sono state messe a tacere, ma io continuo a farmi delle domande sulla tua capacità di svolgere il tuo mestiere. Ti prego non prendermi per una persona indiscreta o per un moralista – lasciamo questo ruolo a Dick Cheney! Si tratta semplicemente di un tentativo onesto di intervenire da parte di un buon amico di famiglia.
Permettimi di essere brutale: ho paura che tu posso costituire una minaccia per la nostra sicurezza nazionale.
Può sembrare un po’ forte, ma non dico queste cose alla leggera. E questo non ha niente a che fare con le nostre divergenze secondarie riguardanti l’esecuzione di persone innocenti nel braccio della morte o di quanta parte dell’Alaska vada data in pasto alle trivellatrici petrolifere. E non sto mettendo in dubbio il tuo patriottismo – sono sicuro che tu vorresti bene a qualunque paese fosse stato cosi buono nei tuoi confronti.
Si tratta, piuttosto, di una serie di comportamenti di cui sono stati testimoni nel corso degli anni molti di noi che a te ci tengono davvero. Alcune di queste abitudini sono abbastanza sorprendenti; alcune non riesci a tenerle sotto controllo; e altre sono, sfortunatamente, fin troppo diffuse tra noi americani.
Ma dal momento che sei tu ad avere il dito sul Bottone (ti ricordi no? quello che può far saltare in aria il mondo) e che le decisioni che prendi hanno conseguenze vaste e a larghissimo raggio sulla stabilità del sunnominato mondo, vorrei proprio farti tre domande molto precise – e mi farebbe proprio piacere che tu dessi, a me e al popolo americano, tre risposte sincere:
1) George, sei in grado di leggere e scrivere a un livello da persona adulta?
Io e molti…
(…)
2) Sei un alcolizzato? E in tal caso, in che modo questa tua condizione influisce sul tuo comportamento di Comandante in Capo?
Di nuovo, nessuno sta incolpando…
(…)
3) Sei un criminale?
Quando nel 1999 ti venne chiesto del tuo presunto uso di cocaina…
(…)
* Alla fine degli anni ’30 e durante gli anni ’40, Prescott Bush, padre di George I e nonno di W, è stato uno dei sette direttori della Union Banking Corporation, di proprietà di industriali nazisti. Dopo aver filtrato i loro soldi attraverso una banca olandese, nascosero una somma valutata attorno a 3 milioni di dollari nella banca di Bush. Visto il suo ruolo di primo piano, è assolutamente improbabile che Bush fosse all’oscuro dei legame Con i nazisti, Alla fine il governo si impadronì dei beni e la banca chiuse nel 1951, dopo di che Prescott Bush – e il di lui padre, Sam Bush – ricevettero un milione e mezzo di dollari. [N.d.A.]

DISCORSO DI MICHAEL MOORE ALLA CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEGLI ACCADEMY AWARDS 2003

“A nome anche di tutti gli altri candidati a questo premio, siccome ci piace la realtà, vorrei dire che purtroppo viviamo In tempi fittizi, in momenti in cui c’è un presidente fittizio che viene eletto, un uomo che ci manda e ci porta in guerra per ragioni fittizie. Se la realtà è fittizia, noi siamo contrari a questa guerra. Vergogna, vergogna – ha urlato Moore – anche il Papa è contro, Bush sei finito!”. 

 

CREDITI

Regia: Michael Moore

Sceneggiatura: Michael Moore

Uscita ufficiale nel paese d’origine: 30 Agosto 2002 (USA) – Telluride Film Festival. 

Produttori: Chris Aldred, Gillian Aldrich, Charles Bishop, Jim Czarnecki, Michael Donovan, Kurt Engfehr, Jeff Gibbs, Kathleen Glynn, Tia Lessin, Michael Moore, Meghan O’Hara, Siobhan Oldham, Charlie Siskel, Wolfram Tichy e Rehya Young.

Operatori e direttori della fotografia: Brian Danitz e Micaeh McDonough.

Montaggio: Kurt Engfehr

Colonna sonora: Jeff Gibbs

Sito ufficiale del film:  Http://www.michaelmoore.com

 

(c) Dog eat dog

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" The big one " di Michael Moore (1997)

THE BIG MIKE DOSSIER

Tutti i film di Michael Moore

The big one (1997)

 Recensione di Marina Pianu

 

(c) Dog eat dog

 

Praticamente nessuno ha una coscienza fra quelli che esercitano questa professione; infatti, poiché hanno sentito dire che rimorde per un nonnulla, hanno pensato bene di abbandonarla alla nascita insieme con il cordone ombelicale.
F. de Quevedo, "El Buscón"

per promuovere "downsize this!", il libro-indagine sui licenziamenti folli nell’industria americana, big bad mike si spara 47 citta’ americane in 50 giorni rimbalzando da costa a costa come una pallina da pinball. in ogni citta’ trova una nuova "scorta" editoriale, autografa miriadi di copie, visita le grandi librerie a catena e si esibisce in monologhi spiritosi, arguti e scomodi, suscitando ovunque ilarita’ e approvazione. ma, essendo michael moore, il nostro ragazzone non si accontenta di fare il "bravo autore" e comportarsi bene (lo sapevamo, altrimenti perche’ farci un film?): insiste piccandosi di andare a chiedere conto alle piu’ grandi industrie dei loro devastanti licenziamenti e premiarle con i suoi attestati "downsize".

come gia’ in "roger & me", non gli e’ facile incontrare i ceo, sempre irreperibili (tranne un caso), e spesso gli viene intimato di spegnere la telecamera, se non addirittura di vacare le premesse sotto minaccia di
intervento delle forze dell’ordine (pagate dai soldi dei molti contribuenti per difendere la proprieta’ dei pochi).

la domanda e’: perche’ se i profitti aumentano le industrie licenziano? la risposta piu’ frequente e’: per essere piu’ competitivi. ovvero, per guadagnare ancora di piu’ spostando la produzione in paesi dove gli operai costano appena 80 o 50 centesimi all’ora (e non c’e’ ombra di sindacato). ma se l’unico scopo di un’azienda e’ di creare profitto, a prescindere, mike si chiede:

"So why doesn’t GM sell crack? If profit is supreme, why not sell crack?"

a meta’ strada tra la fiction "on the road" (e on air, in entrambi i sensi), con incontri a sorpresa (compreso l’invito ad una riunione segreta, al buio, compreso uno scambio di strimpellate con il leader dei cheap tricks), e ‘indagine che ancora ha il sapore di una scommessa, come in "roger & me", il film potrebbe deludere lo spettatore affezionato di "fahrenheit 9/11" e "bowling at columbine" in cerca di succulente informazioni (comprate il libro, tirchi!). cronologicamente collocato tra le pure e semplici indagini del primo moore, reduce della breve ma intensa esperienza di "tv nation", "the big one" esercita tutto il suo potere provotatorio andando a mettere il ditino nella corporate america, in difesa dei lavoratori. e’ infatti una sequela di lavoratori frustrati e spremuti come limoni che affollano le librerie per acquistare i libri di mike. e del resto, niente di intellettuale in questo orsacchiotto vestito come un proletario del midwest, sfoggiando un berrettino diverso in ogni citta’, dai modi gentilmente ruvidi e abrasivi (reale incarnazione di ignatius j. reilly). niente di nuovo sotto il sole per chi viveva in america nei primi anni ’90 con la depressione che incalzava rosicchiando energie e sudore da ogni sano lavoratore (per la verita’, un paio di chicchine nuove ci sono, ma lo scoprirete solo guardandolo).

"29% of those surveyed think that the guy who first put the "Great" in front of "Britain" probably meant it as a joke."

che cos’e’ infine "the big one"? ma l’america, beninteso! a mike non piace "united states of america": nome piatto, poco virile, con scarse possibilita’ di conquistare il mercato estero. ci vuole un nome altisonante e imperialista come "great britain". allora che cosa di meglio se non "the big one"? e come inno nazionale? "we will, we will rock you" (ve la faremo vedere noi, ma anche "vi culleremo"). c’e’ ovviamente un sottinteso: the big one e’ la bomba atomica.

dimenticavo: grande risalto merita il confronto con phil knight, ceo della nike (il piu’ grande calzaturificio americano con nessuna fabbrica nel territorio u.s.a.), che non perde alcun sonno al pensiero che i suoi dipendenti lavorino per una cicca, in un paese oppresso da una violenta dittatura (forse perche’ viene finanziata e sostenuta dal governo u.s.a.?).

 

CREDITI

Regia: Michael Moore

Sceneggiatura: Michael Moore

Uscita ufficiale nel paese d’origine: 10 Aprile 1998 (USA) – Film completato nel 1997. 

Produttori: Jim Czarnecki, Jeremy Gibson, Kathleen Glynn, Tia Lessin, David Mortimer e Dianne Griffin.

Direttori della fotografia: Brian Danitz e Chris Smith. 
 
Montaggio: Meg Reticker.

Colonna sonora: The World Famous Blue Jays

Sito ufficiale del film:  Http://www.michaelmoore.com

Sempre dal sito ufficiale: Http://www.michaelmoore.com/dogeatdogfilms/video.html

downsize this!: Http://www.michaelmoore.com/dogeatdogfilms/ds.html

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" Canadian bacon " di Michael Moore (1995)

THE BIG MIKE DOSSIER

Tutti i film di Michael Moore

Canadia bacon (1989)

Recensione di Daniele Clementi

(c) Dog eat dog

Sei anni dopo il suo primo documentario Michael Moore torna al Cinema con il suo primo (e per il momento unico) lungometraggio “feature film”. Il progetto è sconcertante perché anticipa di quasi 10 anni gli eventi che hanno sconvolto gli Stati Uniti ed il resto del mondo. Visto con il senno di poi la trama sembra persino profetica e lascia un profondo amaro in bocca perché rivela che la “rivincita economica” delle multinazionali delle armi da guerra a seguito del 9/11/01 era stata chiaramente preannunciata dalla classe intellettuale americana con 10 anni di tempo per provare a cambiare le cose.
Il Presidente degli Stati uniti (un magnifico Alan Alda) ha messo il paese in ginocchio con una “malsana” campagna di boicottaggio alla corsa per gli armamenti. Al confine con il Canada, un paese si prepara a chiudere una grande fabbrica di armi e come ultimo gesto indice una vantaggiosa asta che consenta a tutti gli americani medi di potersi comprare un genuino lanciagranate o una sana arma di distruzione di massa, in occasione dell’asta invita anche il Presidente degli Stati uniti perché veda con i suoi occhi il “male” che è riuscito ad arrecare al paese con la sua folle idea di investire il denaro pubblico in una riforma dell’educazione a discapito del riarmamento dell’esercito americano.
L’indice di gradimento del Presidente è in clamoroso calo ed il suo Responsabile della Sicurezza Nazionale , collocato a fianco del Presidente dai produttori di armi americani, convince il Comandante in capo di trovarsi al più presto un potente nemico con cui poter esibire la sua capacità di leadership. Il problema è che il mondo non ha più grandi problemi, l’impero sovietico è crollato e quasi tutte le armi nucleari sovietiche ora sono proprietà del Kazakistan (paese di cui gli americani ignorano l’esistenza). Il Consiglio del Presidente organizza una riunione in cui sono considerate tutte le possibili opzioni:
“ Che ne dite del terrorismo internazionale ? ” – “Signor Presidente non vorrà davvero fare la guerra a quattro disperati che fanno saltare una macchina ogni tanto !” (La battuta merita parecchie riflessioni).
Alla fine il Presidente, per pura provocazione propone il Canada e l’idea piace a tutto il resto dello staff ! Comincia così una spietata campagna mediatica finalizzata a convincere il popolo americano della profonda pericolosità dei canadesi, e della necessità di riarmare l’intero esercito degli Stati Uniti. Finalmente l’America ha un nuovo nemico.
Al centro della vicenda troviamo lo Sceriffo Bud B. Boomer ed il suo Vice Sceriffo Honey (una pazza scatenata che colleziona armi da guerra nel tempo libero), i due americani medi perfetti si troveranno loro malgrado, nel mezzo del caos e riusciranno ,quasi senza capirlo, a disinnescare una pericolosa bomba piazzata sulla Canadian National Tower (7 anni prima delle Twin Towers !!!) proprio dai grandi produttori americani di armi da guerra. Un film incredibile e sconcertante per quanto si avvicini alla realtà di oggi ed alle varie tesi che si stanno sviluppando in questi anni sull’attentato delle Twin Towers e sulle nuove guerre americane in medio oriente. Il film è dedicato alla memoria di John Candy, scomparso prima dell’uscita del film nelle sale.
Questo film, poco noto ovunque inclusa l’America, ha ispirato un’intera generazione di giovani cineasti satirici, quello che segue è l’elenco dei film che per diretta ammissione dei loro autori si sono ispirati a “Canadian bacon” di Michael Moore, che a sua volta trae ispirazione dal magnifico “Dr. Stranamore” di Stanley Kubrick:
South Park: Bigger, Longer & Uncut
di Trey Parker (Usa 1999)
 
Team America: World Police
di Trey Parker (Usa 2004)
 
di Larry Charles (Usa 2006)
 
di Mike Judge (Usa 2006)
 
CREDITI
Regia: Michael Moore
Sceneggiatura: Michael Moore
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 22 Settembre 1995 (USA)
 – Interpreti principali –
N.B.: I nomi sono allusivi alle caratteristiche psicologiche dei personaggi o sono il perfetto contrario della natura degli stessi.
John Candy: Sceriffo Bud B. Boomer
Alan Alda : Il Presidente degli Stati Uniti D’America (non ha nome, solo carica)
Rhea Perlman: Vice Sceriffo Honey
Kevin Pollak: Stuart Smiley – Responsabile della Sicurezza Nazionale
Rip Torn: Generale Dick Panzer
– Ruoli "Cameo" –
James Belushi: Charles Jackal  – Reporter della NBS
Dan Aykroyd: Ufficiale della polizia stradale canadese (l’attore non è accreditato nei titoli)
Produttori: Michael Moore, Stuart M. Besser, David Brown, Freddy De Mann, Kathleen Glynn, Gregory Goodman, Terry Miller, Ron Rotholz, Sigurjon Sighvatsson e Louis G. Friedman.
Colonna sonora originale: Elmer e Peter Bernstein
 
Direttore della fotografia: Haskell Wexler  
 
Montaggio: Wendey Stanzler e Michael Berenbaum
Sito ufficiale del film:  Http://www.michaelmoore.com
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