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VENEZIA 2007: " Chun – nyun – hack (Beyond the years) " di Im Kwon Taek

MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2007
(c) Biennale di Venezia
Note da VENEZIA
di Antonella Mancini
 

 

” Chun – nyun – hack (Beyond the years) ” di Im Kwon Taek

 

 
Passato in sordina e ritenuto non degno di menzione da parte dei media – per esempio Repubblica neanche lo cita – questo film coreano avrebbe invece tutti i crismi per un Leone, nel bene e nel male. Ma Ë presentato fuori concorso, nella sezione “Maestri”; tuttavia, fosse solo per questo, anche Le ragioni dell’aragosta della Guzzanti  non Ë in concorso eppure ha riempito le pagine dei giornali. Kwon Taek Ë da oltre dieci anni il regista pi_ riconosciuto dell’emergente cinema coreano, e sia Cannes che Berlino gli hanno tributato premi di rilievo. Qual Ë il meccanismo diabolico che decreta il successo o il flop di un film? PerchÈ i giornalisti non fanno un po’ di ricerche curiosando nei film che forse nessuno vedr‡ mai sugli schermi? Va bene che i (tele)giornali sono mantenuti dalla pubblicit‡, ma un po’ anche da noi che li compriamo e paghiamo la RAI.
Chun-nyun-hack racconta una storia d’amore, una “storia” nel vero senso del termine, che si dipana lungo l’arco di una trentina d’anni. Sullo sfondo, le trasformazioni della Corea, mostrate in modo discreto e soft. Storia dell’amore di un fratello per la sorella adottiva, di questa sorella per il canto tradizionale (Pansori) cui dedica la vita, di un compagno d’infanzia ancora per lei e del padre adottivo per il suo canto, al punto che forse arriva a renderla cieca per meglio affinarne l’udito e la voce. Tutti amano e tutti con tempi e modi sbagliati, laddove il regista ci mostra come sia facile costruire la propria infelicit‡. E’ un film struggente, che tocca le corde pi_ intime dei nostri sentimenti senza cedere a sbavature e tanto pi_ ciÚ Ë notevole in quanto gli eventi, i modi, gli stili di ciÚ che si svolge davanti agli occhi di noi spettatori occidentali Ë quanto di pi_ distante ci possa essere dalla nostra cultura e dalla nostra esperienza di vita. Il che ci d‡ la misura di come Kwon Taek sia andato al di l‡ della storia per trasmetterci un messaggio di umanit‡ capace di parlare a tutti. Dal punto di vista formale il film Ë ineccepibile: nelle inquadrature, nel ritmo, nella calibratura delle scene. Alla fine, piacciono persino le improponibili sonorit‡ coreane della protagonista al punto che potremmo correre a cercarne l’inesistente CD per risentirle.