Il regista cinematografico iraniano Jafar Panahi è stato condannato a sei anni di prigione e bandito dalla regia e dalla produzione cinematografica per 20 anni a causa dei suoi lungometraggi inequivocabilmente a favore dell’emancipazione della donna in Iran e delle sue idee politiche chiaramente in contrasto con il regime del Presidente Ahmadinejad. Nonostante il divieto di dirigere film il regista iraniano ha deciso di realizzare un nuovo lungometraggio. Panahi, bandito dagli studi cinematografici, ha realizzato così il suo nuovo film fra le mura di casa con attori professionisti ed una troupe ridottissima. Il film è la storia di uno sceneggiatore che si chiude e si isola nella sua villa per finire un film e che si ritrova suo malgrado coinvolto nella fuga di due giovani dalla polizia. L’uomo deve vedersela con questi sconosciuti e con la polizia speciale che si aggira dietro alla porta di casa. Inoltre deve occuparsi del suo cane (attore bravissimo) che deve segregare nella villa perchè una nuova legge religiosa ha dichiarato i cani “esseri impuri” e li ha banditi autorizzando chiunque a seviziare ed uccidere i cani in libertà. Uno strano e coraggioso esperimento in cui il regista convive con i suoi personaggi, fantasmi della sua fantasia e con la condanna del regime in cui è costretto. Il primo film illegale di Panahi è un curioso mosaico di storie, politica e protesta artistica degno di essere conosciuto e discusso e che apre il cuore e dona la speranza di non veder sparire un grande maestro del nostro tempo.
Daniele Clementi