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“The sea of trees” di Gus Van Sant, Usa 2015 (Cannes 2015)

THE SEA OF TREES

In Giappone, ai piedi del monte Fuji, esiste una foresta chiamata Aokigahara, meglio nota come Jukai (letteralmente “mare di alberi”). La foresta si estende per 35 km ed è famosa in tutto il mondo per l’altissimo numero di suicidi che vi avvengono, una media di 50 l’anno. La foresta è anche nota fra i giapponesi perchè infestata da molti spiriti da cui sono derivate molte leggende e racconti, ogni anno vengono da tutto il mondo potenziali suicidi in cerca di una soluzione finale ai loro tormenti di vita. Il film di Gus van Sant esplora il dolore umano, la sofferenza, la disperazione del lutto e della perdita donando allo spettatore un ritratto profondo ed intenso delle più nascoste e fondamentali emozioni umane. La storia di un uomo americano in cerca di morte o di risposte e l’incontro con un uomo giapponese sperduto nella foresta diventa una metafora del senso della nostra esistenza e del nostro rapporto con i nostri simili. Un film che parte dal dolore della morte per esplorare i più grandi valori della vita, per aiutarci a capire quanto sia prezioso l’accudimento del prossimo e la protezione della vita in ogni sua forma. Un film delicato ed intelligente che supera le barriere delle apparenze per arrivare dritto al cuore delle relazioni umane.

Daniele Clementi

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CANNES 2007: " Paranoid park " di Gus Van Sant

CANNES 2007: ” Paranoid park ” di Gus Van Sant (2007)

Recensione di Daniele Clementi

Girato in tempo di record con attori non professionisti, recuperati nel vero skate park in cui si gira la storia, il film di Gus Van Sant è una boccata di aria fresca che rinnova lo sguardo e consente allo spettatore di ritrovare un cinema indipendente americano ancora capace di dire qualcosa. Sarebbe un delitto raccontare la trama di questo prezioso lavoro di 90 minuti e rovinerebbe lo sguardo dei futuri spettatori ma vi basti sapere che in questo film Van Sant da una misura poetica ed un senso tormentato alla figura dello skater di periferia. Risulta raro , nella cinematografia dedicata al mondo dello skate, ritrovare storie dedicate a ragazzi più o meno normali senza un futuro da star , ragazzi che cavalcano onde di cemento così come tentano di cavalcare una vita dura e difficile fatta di adulti incapaci ed indifferenti e di valori plastificati e senza spessore. Il nostro protagonista non è e mai sarà il migliore in qualcosa (skate incluso) , è solo un ragazzo, ne troppo superficiale, ne troppo impegnato che si ritrova a far fronte da solo al pesante “cemento” della vita ed al duro “asfalto” delle sue responsabilità e così come fa nel suo sport preferito le affronterà per domarle e cavalcarle, per caderci sopra e sanguinare e per potersi rialzare e proseguire l’eterna gara con se stesso e la dura roccia del mondo urbano in cui vive. Uno skater come tanti altri, con problemi e sofferenze da dover risolvere da solo in barba ad una società e ad istituzioni incapaci e indifferenti. Un grande Gus Van Sant, forse inferiore ad ” Elephant ” ma pur sempre memorabile che riesce a regalarci incredibili omaggi a Fellini … e mettere insieme Fellini con il mondo dello skate era davvero impossibile, eppure anche in questo Van Sant riesce, lasciando incantata e stupita la platea del Palais. Record di affluenze, il Festival ha dovuto organizzare fuori programma delle proiezioni in più.

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PARANOID PARK (2007)
Regia: Gus Van Sant.
Sceneggiatura: Gus Van Sant dal romanzo di Blake Nelson.
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 8 ottobre 2007 (USA), anteprima a Cannes il 21 maggio 2007.
          Interpreti principali –
Gabe Nevins : Alex
Daniel Liu : Detective Richard Lu
Taylor Momsen : Jennifer
Jake Miller : Jared
Lauren McKinney : Macy
Winfield Jackson : Christian
Con la partecipazione degli Skateboarders:
Danny Minnick e Francisco Pedrasa.
Produttori: David Allen Cress, Charles Gilibert, Marin Karmitz, Nathanaël Karmitz e Neil Kopp.
Direttore della fotografia: Christopher Doyle e Kathy Li.
Montaggio: Gus Van Sant.
Durata: 90 minuti.