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" Morte di un Presidente " di Gabriel Range

" Morte di un Presidente " di Gabriel Range

Riflessioni di Daniele Clementi

 

Come pensano gli americani ?

A volte mi soffermo di fronte a questa domanda. Intendiamoci subito, non penso che l’Europa o l’Italia siano meglio o peggio perchè ogni paese ha i suoi pregi e difetti ma gli americani mi lasciano perplesso di fronte a certe riflessioni ed a certi film che le suscitano.

"Morte di un Presidente" di Gabriel Range è un film stranissimo e deludente anche se non privo di qualità e struttura. Il film parte dall’idea di raccontare con un falso documentario l’omicidio di George Bush e le relative conseguenze. L’opera saltella fra due principi diversi: da una parte cerca di denunciare l’ipocrisia della finzione del documentario moderno, confezionando un falso documentario che rispecchi violentemente l’ipocrisia delle supposte verità raccontate dai documentari reali, dall’altra parte vorrebbe denunciare la paranoia e la violenza del pensiero repubblicano moderno prendendo così una chiara posizione politica a favore della linea democratica.

Fin qui non ci sarebbe nulla di male, ma il problema è la superficialità con cui sviluppa i suoi concetti. Ogni cosa è alla luce del giorno, svelata e talmente esplicita da essere facilmente riconducibile ai luoghi comuni del pensiero anti-repubblicano, il film dice tutto quello che si dice sempre di male dell’America di George Bush e Dick Cheney, non aggiunge nulla rispetto a quello che lo spettatore europeo già conosce solo lo dice in un modo un po’ diverso dal solito.

Ho trovato questo film offensivo, ho trovato che raccontare con tanta puerilità i difetti di Bush non sia servito a nulla, anzi ho trovato che questo film abbia quasi salvato l’immagine di Bush, quasi mostrando la sua fragilità e rendendo questo personaggio paradossalmente innocente. La responsabilità dei discorsi politici che hanno influenzato l’America viene assegnata ad una scrittrice e sia Bush che Cheney si dimostrano involucri vuoti e privi di coscienza e conoscenza al servizio di un sistema più grande ma apparentemente privo di un capo, una sorta di sistema al servizio del sistema. Alla fine del film ci viene detto che non serve uccidere un Presidente perchè un uomo vuoto come il precedente lo sostituirà. Allora chi è che muove le fila di questo burattino ? Chi sarebbe il vero Presidente ? Come pensano gli americani del sistema che li governa ?

Ho trovato questo film pericoloso, ho trovato questo film talmente deresponsabilizzante delle azioni di Bush da essere enormemente dannoso per la libertà di pensiero di uno spettatore americano. Ho trovato questo film spaventoso perchè in fondo ci dice che morto un Presidente se ne fa un’altro e che nulla può cambiare perchè non sono più gli uomini a determinare la storia ma solo un sistema privo di teste e coscienza. Io ho deciso di rifiutare la tesi nascosta sotto pelle in questo film, io CREDO fermamente che George Bush sia direttamente e personalmente responsabile delle sue decisioni come comandante in capo degli Stati Uniti d’America, io CREDO che un singolo uomo possa ancora cambiare la storia della sua società e CREDO che per questo motivo, a prescindere dal sistema che lo comanda o da chi lo governa, le sue scelte individuali , per quanto piccole, siano importanti e determinanti. Per questo motivo io non CREDO nella sincerità di questo film, non CREDO nell’apparente posizione anti-Bush di questo regista e non CREDO che questo regista sia contro Bush, io CREDO che questo film sia stato fatto per alleggerire le spalle di un Presidente e questo mi fa molta paura.

Vi invito a vedere questo film perchè possiate capire e comprendere la mia paura, perchè questo gioco non possa diventare un sistema per farci rassegnare ad un sistema che ci domina e comanda.

Naturalmente desidero anche precisare che non voglio e non credo che la morte di bush determinerebbe la soluzione del problema, vorrei solo che un uomo potente come il comandante in capo degli Stati Uniti fosse giudicato in quanto uomo consapevole e senziente, dunque perfettamente responsabile delle sue azioni e delle sue decisioni.

Insomma parafrasando un "classico" americano:

IN MAN WE TRUST.