Archivi categoria: festival di cannes

Cannes 2010: I vincitori

(c) Festival de CannesPalma d'oro

LUNG BOONMEE RALUEK CHAT (Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives) directed by Apichatpong WEERASETHAKUL

Grand Prix

DES HOMMES ET DES DIEUX (OF GODS AND MEN) directed by Xavier BEAUVOIS

Miglior Regista

Mathieu AMALRIC for TOURNÉE (ON TOUR)

Miglior Sceneggiatura

LEE Chang-dong for POETRY

Miglior Attrice

Juliette BINOCHE in COPIE CONFORME (CERTIFIED COPY) directed by Abbas KIAROSTAMI

Miglior Attore (Ex Equo)

Javier BARDEM in BIUTIFUL directed by Alejandro GONZÁLEZ IÑÁRRITU

Elio GERMANO in LA NOSTRA VITA (OUR LIFE) directed by Daniele LUCHETTI

Premio Speciale della Giuria

UN HOMME QUI CRIE (A screaming man) directed by Mahamat-Saleh HAROUN

Cannes 2010: "Severn: The voice of our children" di Jean Paul Jaud

(c) Festival de Cannes

Nel 1992 a Rio de Janeiro durante il primo Summit mondiale per la terra, davanti ai grandi leader del mondo la voce di una bambina ad un microfono interruppe le attività diplomatiche: "Mi chiamo Severn e sono qui per parlare a nome di tutte le generazioni che verranno" Per pochi minuti i grandi del mondo rimasero in silenzio ad ascoltare le parole di questa bambina: "Ciò che state facendo mi fa piangere ogni notte". Le televisioni di tutto il modo trasmisero il suo discorso: "Per favore fate in modo che le vostre azioni riflettano le vostre parole". I grandi della terra applaudirono davanti alle telecamere ma non fecero nulla di più.

Nel 2009, Severn è una donna che sta per diventare madre ed oggi come allora aspetta che i grandi del mondo facciano qualcosa per salvare il pianeta. Jean Paul Jaud, documentarista appassionato dei film di Akira Kurosawa, dopo una parentesi sportiva per Canal + ha dedicato la sua carriera alla realizzazione di documentari ambientalisti. Severn figlia di un canadese e di un indiano del clan dei corvi e dei lupi vive a contatto costante con l'ambiente traendo dalla pesca i principali benefici per il mantenimento della sua famiglia, la donna è ormai da anni la voce ufficiale di molte tribù indiane nel mondo. Il film di Jean Paul Leaud si interroga su chi e quando risponderà al grido d'aiuto della bambina Severn, oggi donna e madre e di quanto tempo ci sia ancora a disposizione per lasciare ai nostri figli un mondo in grado di prosperare. Per Leaud a rispondere alle lacrime di Severn e dei figli del mondo globalizzato, fino ad ora ci sono stati pochissimi eroi invisibili che lui in omaggio a Kurosawa battezzà come "Severn Samurai". Gli eroi di Severn sono le contadine anziane della campagna giapponese che dopo la pensione hanno sostituito i loro figli e nipoti fuggiti nelle grandi città come coltivatrici biologiche che rifiutano l'uso di pesticidi e di macchinari industriali per la coltivazione, ma ci sono anche i contadini corsi che combattono letteralmente ogni giorno contro i loro politici che cercano sistematicamente di ridurre l'agricoltura in Corsica per incentivare l'importazione dall'estero, emblematica la dichiarazione di uno dei "samurai" corsi di Severn: "Io non soffro per gli uomini ma per la terra, poichè gli uomini hanno preso consapevolmente o meno una decisione, la terra invece sta solo subendo".Jean Paul Jaud racconta senza alcuna limitazione la distruzione della biodiversità nel mondo, ci mostra chi ogni giorno combatte per avere nel suo paese o nella sua provincia le mense scolastiche interamente biologiche e rifornite esclusivamente dai fattori locali, mostra chi, emarginato dalla sua società, compete ogni giorno con i colossi della chimica e rivela senza alcuna paura gli effetti devastanti che i prodotti chimici della Monsanto hanno prodotto sui contadini francesi che ne sono rimasti a contatto. Fra i momenti più inqiuetanti del documentario resta impressa la rivelazione di un contadino che prima pagava i prodotti chimici che lo resero un malato a vita ed ora paga alla stessa multinazionale le medicine per curarsi a vita dagli effetti dei pesticidi e diserbanti che ha inalato lavorando. Ma più di tutto ci si interroga sull'appello di Severn, la bambina che urlò al mondo di fermare la distruzione e che fu applaudita per rimanere inascoltata, secondo le contadine giapponesi tutto ebbe inizio con le due bombe atomiche in Giappone: "Da quel momento (dicono loro) l'uomo non ha più smesso di autodistruggersi". Chi risponderà al grido d'aiuto degi eredi dela terra ? Chi farà il primo passo concreto perchè ci sia un terra nel futuro dell'umanità ? Di una cosa siamo certi, così come Leaud, Severn e tutti i contadini "samurai" del film: i nostri figli un giorno ci accuseranno e nella migliore delle ipotesi dovremo rispondere della nostra omertà.

Daniele Clementi

Cannes 2010: "Think global, act rural" di Coline Serreau

(c) Festival de Cannes

In principio fu la guerra, con essa venne la sperimentazione di armi chimiche e di meccaniche sofisticate che potessero distruggere e devastare, ma le due guerre mondiali non durarono abbastanza per garantire all'industria ed alle multinazionali che stavano nascendo quella serenità e stabilità di cui avevano bisogno. Qualcuno però notò che un'intero ramo chiave della società e della vita di una nazione non usufruiva di quello che offriva l'industria: erano i contadini…

L'agricultura era autonoma e scollegata dalle logiche delle multinazionali e questa era una falla nel sistema che le banche e le grandi imprese stavano costruendo. Allora i fabbricanti di carri armati iniziarono a produrre sulla base di quella tecnologia i trattori ed i produttori di armi chimiche iniziarono a produrre concimi chimici e diserbanti. Quello che la massa non sapeva era che l'industrializzazione dell'agricultura avrebbe ucciso la terra e la sua biodiersità. Coline Serreau divenne famosa in tutto il mondo con un importante documentario femminista nel 1976. Il suo film "Che cosa vogliono le donne" è oggi un documento imprescindibile per la comprensione del movimento femminista. Nel 1996 con il suo documentario "Il grande verde" denunciò con risolutezza e chiarezza il consumismo moderno ed i danni da esso perpetrati sull'ambiente, la sua carriera si è poi arricchita di diversi lavori realizzati su commissione per Amnesty International. Il nuovo film di Coline Serreau è una brillante ricostruzione ed una geniale denuncia di quello che sta succedendo progressivamente nella società contemporanea. Fra i protagonisti di una vera e propria battaglia culturale contro le multinazionali e l'industria vediamo fra i tanti: Pierre Rabhi, fondatolre di "Colibri", Vandana Shiva, Joao Pedro Stedile del Movimento per il lavoratori rurali senza terra del Portogallo, Claude e Lydia Borguignon (fondatori del LAMS), Dominique Guillet (Presidente e fondatore della banca internazionale del seme Kokopelli) e l'agronoma brasiliana Ana Primaves. Scopriamo così che i concimi chimici uccidono la terra e riducono la qualità delle risorse aiutando problemi fisici del terreno, che i trattori meccanici scavano troppo a fondo facendo rafiorare le piante ancora in decomposizione ed induriscono la terra, scopriamo anche che in India 2200 contadini si sono suicidati perchè non potevano pagare le semeti delle multinazionali ed i loro concimi e diserbanti ingerendo i prodotti che ormai erano costretti a compare e che non potevano più permettersi.Il numero di tipologie di frutta e verdura del mondo si è drasticamente ridotto del 90% in meno di dieci anni, significa che prima della "rivoluzione verde" dell'agricultura voluta dall'industria esistevano tipi di alimenti naturali molto variegati e diversi fra loro che oggi sono andati perduti o non posson essere coltivati per divieti di legge. In Europa esistono diversi tipi di semenze che sono considerate illegali dalla Comunità Europea a seguito di svariati accordi commerciali. Un paese ricco di risorse naturali come la Francia utilizza solo al venti per cento le risorse del suo paese per il resto (80% del cibo in vendita) la provenienza è dall'estero. La regista attraverso le parole di denuncia di Vandana Shiva e degli altri protagonisti del film ci fa comprendere che il sistema voluto dall'industria ha ucciso l'agricultura in buona parte del mondo rendendo quasi tutti i paesi del globo dipendenti gli uni dagli altri per il cibo (Cina inclusa che ha smesso di coltivare per comprare), la stima statistica ci rivela che l'autonmia alimentare dei paesi europei senza consegne dall'estero è di tre o quattro giorni poi le risorse finirebbero. Il flm esplora le tecniche dell'agricultura biodinamica, la creazione del compos naturale (gratuito,non cancerogeno e perfettamente assimilabile dalla terra). L'autrice ci mostra risolutamente i danni della monocoltura, dei semi ibridi e dei pesticidi e si esce dalla sala illuminati da una banalità che la grande industria ci ha fatto dimenticare: cosa c'è di meglio della natura per alimentare la natura ? In realtà nel mondo le multinazionali cercano di convincere le masse che solo l'industria e la chimica possono garantire la vita della natura perchè come ci spiega lucidamente Dominique Guillet "Chi controlla i semi, controlla il cibo e chi controlla il cibo, controlla il mondo".

Daniele Clementi

Cannes 2010: Si comincia !

(c) Festival de Cannes

Comincia oggi alle ore 19.15 presso il Grand Palais con la prima mondiale del film di Ridley Scott "Robin Hood" il più importante festival del cinema d'europa ed uno dei più grandi nel mondo. Fra le grandi attese per i cinefili: il ritorno allo yakuza movie di Takeshi Kitano, il seguito aggiornato alla crisi economica di "Wall Street" di Oliver Stone e fuori programma l'ingresso in competizione del nuovo film di Ken Loach. L'Italia è rappresentata in concorso da Daniele Lucchetti ed in sezione speciale da Sabina Guzzanti. Sono due i nomi italiani presenti in giuria sotto la presidenza di Tim Burton: l'attrice Giovanna Mezzogiorno ed il Direttore del Museo del Cinema di Torino Alberto Barbera. La regista francese Claire Denis presiede invece la giuria della sezione "Un certain regard" mentre l'attore Gabriel Garcia Berbal presiede la giuria per la "Camera d'Or". Infine l'italiano Marco Bellocchio curerà la tradizionale lezione di cinema di "Cinema Masterclass". Seguiteci sul blog per avere un aggiornamento costante del Festival.

Daniele Clementi

CANNES 2007 : " Chacun son cinema " di autori vari

CANNES 2007 : ” Chacun son cinema ” di autori vari

Semi – Recensione di Daniele Clementi

Ho volutamente lasciato per ultima questa semi – recensione per poter chiudere in bellezza il Dossier. Questo film è un antologia di cortometraggi commissionata da Gilles Jacob per il 60° Anniversario del Festival di Cannes. Ogni autore aveva a disposizione 3 minuti per un cortometraggio autonomo e del tutto separato stilisticamente dagli altri. Dunque non è realmente possibile recensire il film come un prodotto omogeneo, non sarebbe intellettualmente onesto. L’unica via di uscita o è recensire ogni singolo corto cercando di non svelare la trama o fare un discorso generale sui corti più incisivi non considerando la recensione come tale. Lascia incantati come Angleopulos riesca nel tempo del suo ” Trois minutes ” ad esprimere un concetto così poetico, considerato poi che il suo stile quasi unico lo obbliga a film lunghissimi sembra persino incredibile vedere un suo cortometraggio. Il film è un tributo a Marcello Mastroianni che compare tramite alcune sequenze di Ettore Scola e di Angelopulos stesso, unite dal montaggio con scene nuove interpretate da … unico volto fisico del fim, volendo intendere quello di Mastroianni come dolce fantasma del passato, che si esprime in un monologo intenso che riprende un brano della sceneggiatura di ” La notte ” di Michelangelo Antonioni. Omaggio al Cinema ma prima di tutto a quello italiano. Turba invece il corto di David Croenenberg tutto girato in un gabinetto di un cinema, interpretato dallo stesso regista ed intitolato ” At the Suicide of the Last Jew in the World, in the Last Cinema in the World “, il corto si rivela una sorta di macabro “reality” individuando in questo tipo di format la morte del cinema. Si rivela pura poesia invece il corto dei fratelli Dardenne intitolato ” In the Darkness “, che non svelo per amore dell’opera ma che lascia incantato anche il più cinico spettatore. Ugualmente poetico ed intenso anche se forse un pochino banale è il corto di Inarritu intitolato “Anna”, mentre profondamente politico e dallo spirito vetero comunista è il corto di Kaurismaki intitolato “Foundry” ed ambientato appunto in una fonderia. Il corto di Takeshi Kitano, intitolato ” One Fine Day ” invece è così delicato e surrela da sembrare una storia di Myazaki,la palma del corto più divertente spetta obbligatoriamente a Nanni Moretti con il suo ” A Spectator’s Diary “che rimanda naturalmente al suo palmares “Diario”. Vanno ricordati come i più grotteschi e cattivi, ma anche divertenti i corti di Roman Polansky (” Erotic Cinema “) e di Lars Von Trier (” Occupations “) mentre il corto più intenso e sconvolgente è quello di Wim Wenders intitolato ” War in Peace “. Di più non posso dirvi perchè dovrei addentrarmi nella trama e vi impedirei di godere della sopresa del film. Con questo post si chiude il lungo dossier sul Festival di Cannes 2007 e colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno seguito e commentato questa piccola avventura. In chiusura trovate la lista di tutti gli episodi del film recensito con i relativi registi.

Theo ANGELOPOULOS – Three Minutes, Olivier ASSAYAS – Recrudescence, Bille AUGUST – The Last Dating Show, Jane CAMPION – The Lady Bug, Youssef CHAHINE – 47 Years Later, CHEN Kaige – Zhanxiou Village, Michael CIMINO – No Translation Needed, Ethan & Joel COEN – World Cinema, David CRONENBERG – At the Suicide of the Last Jew in the World, in the Last Cinema in the World, Jean-Pierre & Luc DARDENNE – In the Darkness, Manoel DE OLIVEIRA – Unique Encounter, Raymond DEPARDON – Summer Cinema, Atom EGOYAN – Artaud Double Bill, Amos GITAI – The Dibbuk of Haifa, Hsiao-hsien HOU – The Electric Princess Picture House, Alejandro González IÑARRITU – Anna, Aki KAURISMÄKI – Foundry, Abbas KIAROSTAMI – Where is My Romeo?, Takeshi KITANO – One Fine Day, Andrei KONCHALOVSKY – In the Dark, Claude LELOUCH – Cinéma de boulevard, Ken LOACH – Happy Ending, Nanni MORETTI- A Spectator’s Diary, Roman POLANSKI – Erotic Cinema, Raúl RUIZ – The Gift, Walter SALLES – At 8,944 km From Cannes, Elia SULEIMAN – Irtebak, TSAI Ming-Liang – It’s a Dream, Gus VAN SANT – First Kiss, Lars VON TRIER – Occupations, Wim WENDERS – War in Peace, WONG Kar Wai – I Travelled 9,000 km to Give it to You, ZHANG Yimou – Movie Night.

CANNES 2007: " The last ottoman " di Mustafa Sevki Dogan

 

CANNES 2007: ” The last ottoman ” di Mustafa Sevki Dogan

Recensione di Daniele Clementi

Sorprende, diverte ma fa anche molto riflettere questo “mainstream movie” di origine turca. Il film si basa su un fumetto di Suat Yalaz e si svolge nel 1918, quando Istanbul era sotto l’occupazione britannica. Yandim Ali (“knockout” Ali) è un giovane ottomano fortissimo (praticamente una sorta di maciste turco) con un profondo senso di giustizia e nazionalismo, sceglierà di combattere al fianco dei suoi fratelli turchi per la liberazione di Istanbul. Il film si pone a metà fra una produzione di stile “bollywood” ed un film d’azione all’americana ed il nazionalismo espresso dal protagonista sembra quasi essere una metafora delle cellule ribelli dell’Iraq contro l’esercito americano, non sarebbe corretto affermare che incita al fondamentalismo e non sarebbe nemmeno la verità, ma certamente la struttura della storia soffre di ingenuità e qualche esagerazione che potremmo anche condannare senza pietà, ma in fondo questo film non è diverso da “300”, sia sul piano dell’esagerazione storica sia sul piano dell’esaltazione visiva e sinceramente non trovo corretto condannarlo, inoltre questo “ultimo ottomano” è proprio un vero super eroe, magari ridicolo ogni tanto ma rispettabilissimo. Oltretutto mi ha fatto venire voglia di farmi un viaggio in Turchia !

 

CANNES 2007: " Promise me this " di Emir Kusturica

 

CANNES 2007: ” Promise me this ” di Emir Kusturica

Recensione di Daniele Clementi

Sono lontani i tempi di Kusturica laico gitano, lontani anche i tempi del doloroso ” Underground “. Oggi Kusturika preferisce giocare con i suoi canoni espressivi e racconta favole, favole avventurose e ricche di romanticismo, magari nelle sue nuove favole ci aggiunge anche qualche significato metaforico e politico, non manca in questo film che paragona la banca internazionale ad un mafioso dell’Est, ma aldilà del piacere del gioco viene a mancare il Kusturica profondo, l’autore elaborato e ricco di costruzioni visive che tanto aveva dato al pubblico dei festival. Non delude perchè un grande maestro non delude mai, ma stanca e distrae con questa composizione e queste gag un po già viste ed un po troppo anticipate da una sceneggiatura poco all’altezza del Kusturica di una volta. Un film minore, carino e colorato ma pur sempre inferiore ai gloriosi gitani ed all’intensità della oramai lontana Serbia sanguinante di un cinema perduto.

 

CANNES 2007: " The mournig forest " di Naomi Kawase

 

CANNES 2007: ” The mournig forest ” di Naomi Kawase

Recensione di Daniele Clementi

Naomi Kawase racconta “sottovoce” il tramonto della vita e la riconciliazione con la morte ambientata interamente in un piccolo ospizio condotto in maniera informale nel mezzo della campagna giapponese. L’amiciza tra un anziano residente dell’ospizio ed una giovane volontaria porta lo spettatore all’interno di una vecchiaia vissuta come una nuova infanzia, circondata dai ricordi e da una apparente spensieratezza di fronte alla morte. Un lungo viaggio el’inevitabile perdersi fra i boschi sarà l’elemento rivelatorio per fare sì che i protagonisti si conoscano realmente e si scoprano reciprocamente in un lungo ed intenso rituale chiamato “amicizia”. Un piccolo film delicato ed esteticamente pulito che forse non otterà la palma d’oro ma lascia ugualmente incantato lo spettatore capace di “sentire” il film.

 

CANNES 2007: " Un vieille maitresse " di Catherine Breillant

 

CANNES 2007: ” Un vieille maitresse ” di Catherine Breillant

Recensione di Daniele Clementi

Catherine Breillant si è sempre distinta per un cinema realista molto vicino ai fratelli Dardenne o al movimento ” Dogma 95 “. Ma questo film è la negazione sostanziale di tutto quello che aveva fatto finora l’autrice francese. Naturalmente sul piano diplomatico potremmo considerare questo drammone in costume una sorta di evoluzione del cinema di Catherine Breillant ma non è così. IL film si sviluppa a metà fra il dramma teatrale ed il cinema romantico con qualche trasgressione al limite del ridicolo e del superfluo. Dopo anni di cinema impegnato ed intenso Catherine Breillantci regala un melò con qualche capriccio di introspezione di cui si poteva sinceramente fare a meno. Mentre scorrono le immagini di questo film ci si trova ripensare a ” Barry Lyndon ” di Stanley Kubrick oppure a ” L’età dell’innocenza ” di Martin Scorsese passando per l’intensità di Luchino Visconti e dei suoi indimenticabili ” Senso ” e “Il gattopardo “, insomma tutto un’altro cinema.

 

CANNES 2007: " Lynch " di blackANDwhite

 

CANNES 2007: ” Lynch ” di blackANDwhite

Recensione di Daniele Clementi

Curioso documentario austriaco sul regista americano, ultimo dei grandi surrealisti della scuola di Bunuel e Dalì, che descrive l’artista (complice compiaciuto del regista) come un folle anarchico del linguaggi, a metà fra William Burroughs e Salvador Dalì, un individuo irrazionale ed istintivo che vive la sua creatività come una sorta di istrione in cerca di pubblico e riflettori. Ho personalmente conosciuto David Lynch e non mi ha dato per niente questa impressione, nel film non vedo l’artista vero ma l’attore che spinge la sua immagine, la figura di “personaggio” al suo limite estremo più per necessità di spettacolo e mitologia che per reale integrità della raffigurazione documentaristica. Comunque i film regala 80 minuti di puro divertimento ed eccesso e nasce spontaneo domandarsi se la regia sia davvero di questo /i /a fantomatico / i /a blackANDwhite oppure dello stesso Lynch che esibendosi davanti alla camera dirige se stesso e crea solo un personaggio per un film “indiretto”.