Star Trek 1.0 – “space: the final frontier”
A cura di Marina Pianu
—————————————————————-
“Space: the final frontier. These are the voyages of the starship Enterprise,
her five-year mission to explore strange new worlds, to seek out new life and
new civilization, to boldly go where no man has gone before.”
—————————————————————–
“one small step for man…”
posando il piede sul suolo lunare, il 20 luglio 1969 armstrong pose fine a quella breve ma intensa stagione della corsa spaziale, aprendo al tempo stesso una nuova era, quella che vede la nascita di un culto: il mondo di star trek, che ironicamente proprio quell’anno veniva cancellata dal palinsesto della nbc per insufficienza di share (nella sua stagione migliore, 1966-67, arrivo’ appena al 52o posto), e la sua popolarita’ con gli adolescenti lo rendeva poco appetitoso agli sponsor.
“space: the final frontier”
non fu certo john f. kennedy colui che lancio’ l’uomo nello spazio. ci aveva gia’ pensato eisenhauer, non fosse che per far dispetto ai russi, che con yuri gagarin avevano bruciato gli americani sul tempo. quello che j.f.k. voleva era un uomo sulla luna entro la fine degli anni ’60. lo spazio, non come concetto filosofico ma come meta di conquista, aveva dominato gli anni ’50, il decennio di boom economico e demografico, il “populuxe” (felice neologismo di thomas hine). liberati dal “terrore rosso”, gli americani potevano finalmente godersi il loro “spazio”, ampiamente contenuto nelle casette a schiera delle nuove suburbia, nelle loro grosse grasse automobili dotate di aerodinamiche “pinne”, che si rifornivano in aerospaziali stazioni di servizio e scivolavano in aerodinamici stand di hamburger o in spaziosi drive-in per una pomiciata spaziale. con l’inizio della corsa nello spazio, la spazialita’ divenne moda e pretesto per ogni follia umana nel design, investendo architettura, vestiti, ciotole, prugne…
la televisione americana, neo-termometro dei mutamenti sociali, ma ancora mobilio di lusso per pochi, anticipa la corsa spaziale con “captain video”, un programma per bambini che ha fatto storia, ma non ha ancora segnato una moda. non era infatti la fantascienza il genere dominante della programmazione delle quattro network, bensi’ il western, mitologia nazionale e incarnazione del sogno di un popolo che ancora si credeva o voleva credersi pioniere. “have gun will travel”, “gunsmoke”, “wagon train” sono i prodotti piu’ gettonati. solo negli anni ’60 l’esplorazione dello spazio inizia ad avere qualche sbocco in televisione, ma in maniera indiretta (“i dream of jeannie” e “my favourite martian”) e facilmente ricollocabile in una piu’ generale (e generalizzata) sete di magia e di fuga (“bewitched”, “addams family”, ancora “my favorite martian”). persino “lost in space” ha piu’ a che vedere con la famiglia robinson che con l’avventura della nasa. neppure i “jetsons” (i pronipoti), di pur breve successo, non sono stati che
l’animazione del sogno-incubo tardo-populuxe di una societa’ totalmente automatizzata. e comunque il western continua a registrare il massimo degli ascolti…
“the impossible has happened”
——————————————————————-
“[CBS] finally told me, ‘No, we have a science fiction we like.’ And they said
it was much more adult than what I was talking about. This was ‘Lost In
Space.’ ”
–nel primo tentativo di vendere “Star Trek” a una network
——————————————————————–
un bel giorno desilu (la casa di produzione di desi arnaz e lucille ball) chiese a gene roddenberry, uno degli autori di “have gun will travel”, di scrivere il pilota per una serie di fantascienza. il progetto, finanziato con 500mila dollari, risulto’ nel celebre “the cage”, un film in piena regola. ambientato in un lontano futuro, il soggetto prevedeva un’astronave di una futura federazione di culture planetarie, proiettata in esplorazione nel vasto spazio dell’universo. avrebbe dovuto essere, nelle parole del suo creatore “un wagon train nello spazio”, cioe’ un western di pionieri camuffato da fantascienza. protagonista di “the cage” era un capitano sull’orlo di una crisi di nervi (alcuni membri del suo equipaggio erano stati vittime di gravi radiazioni), attirato sul pianeta talos iv da telepatici alieni in cerca di campioni ideali per ripopolare la loro terra desolata. bramosi di farlo accoppiare con l’unica superstite di una missione di coloni, i talosiani producono per lui diverse situazioni illusorie, ma l’allergia a qualunque forma di prigionia e manipolazione spinge il capitano pike a ribellarsi e a riuscire a rendersi inidoneo all’esperimento. l’avventura pero’ ottiene l’effetto collaterale di risanarlo dal rischio di crisi di nervi.
il pilota, che pure si avvaleva della partecipazione di una star del cinema, jeff hunter, non piacque ai dirigenti della nbc che trovarono il materiale “troppo cerebrale”, ma, in via del tutto eccezionale, ne richiesero un secondo. “where no man has gone before”, messo in onda un anno dopo, vide
qualche revisione di cast (hunter venne sostituito dal vanesio william shatner, reduce da diverse produzioni drammatiche) e di organigramma di bordo (niente numero uno, niente donna al comando), ma si avvalse ugualmente della presenza di un’attrice famosa, sally kellerman, nei panni della psichiatra
elisabeth dehner. questo secondo pilota ottenne il consenso della network e “star trek” prese l’avvio nel settembre del 1966. “the cage”, che non vide la luce sullo schermo (solo 20 anni dopo, quando s.t. era ormai un cult), venne ampiamente riutilizzato per “the managerie”, episodio in due parti.
“course set for a standard orbit”
dopo qualche episodio di assestamento, l’organigramma dell’enterprise si stabilizza con i suoi personaggi chiave: uhura, interpretata da un’avvenente cantante afro-americana, nichelle nichols, era l’unica donna nel “bridge” nonche’ prima donna nera in una serie “seria” (dopo una stagione di molestie
sul set, nichols voleva lasciare la serie, ma fu martin luther king jr. a convincerla a restare, per l’effetto positivo che poteva avere per i giovani afro-americani); “bones” mccoy, il simpatico “medico di campagna” tutto etica e sentimento, antidoto e talvolta spalla per il freddo e logico spock e interpretato da deforest kelley, un veterano del western (o to’) — inizialmente avrebbe dovuto interpretare lui il ruolo di spock; monty scotty, il rude ma bonaccione scozzese a capo dei motori, interpretato dal canadese james doohan (voce radiofonica e poi inventore, fra l’altro, del klingonese); sulu, il timoniere solitamente preciso, ardito ma poco dedito ad alzate di testa (a meno che…), interpretato dal superattivo george takei; yeoman rand, la dolce e servizievole assistente sul bridge, romantica rivale dell’enterprise nel cuore di kirk, ma interpretato da un’infelice grace lee whitney che dopo pochi episodi venne malamente cacciata per problemi di
alcolismo (rivelo’ poi di essere stata violentata due volte da membri della troupe); e infine spock, il glaciale simil-buddista ma spiritoso vulcaniano mezzosangue, indissolubilmente legato alla figura di leonard nimoy (shatner si era lamentato che spock aveva battute migliori delle sue, ma gene gli consiglio’ di fare amicizia fuori dal set con nimoy e che le sue battute avrebbero dato a lui, bill, molte occasioni di brillare…). che n’e’ stato di majel barrett, numero uno di “the cage”? e’ finita a fare l’assistente di dr. mccoy, oltre a prestare costantemente la voce al computer di bordo.
su william shatner credo non ci sia nulla da dire che non si sappia gia’, se non che, frugando qua e la’ tra gli archivi trekkie, si nota una costante vanita’ che lo rese a piu’ riprese insopportabile dagli altri membri del cast (bello era bello, ma portava il toupe’! 🙂
[ 1 – continua ]