Archivi categoria: etz limon

TORINO 2008: "Etz limon – Lemon Tree" di Eran Riklis (2008) – Il giardino di limoni

TORINO FILM FESTIVAL 2008

(c) Torino Film Festival

TORINO 2008: “Etz limon – Lemon Tree” di Eran Riklis (2008)

Recensione di Daniele Clementi

Un racconto metaforico, quasi una favola, che riassume con ironia, apparente leggerezza ed una buona dose di fantasia il conflitto israeliano palestinese. Forse l’essenza metaforica risulterà troppo rivelata, troppo in superfice al pubblico più raffinato, così comela scelta di chiamare il Ministro della difesa Israeliano come la sua nazione, o la presenza imponente delle immagini in videocamera che raccontano la costruzione del muro e metaforicamente scandiscono il phatos del film, ma questa elementarità e questa volontà di lasciare in superfice l’essenza del racconto rende il fim digeribile a chiunque e proponibile anche in una scuola. Il Ministro Israel si trasferisce al confine con la Palestina, il confine è segnato da un giardino di limoni in terra di Palestina che per la protagonista araba rappresenta la prosecuzione della tradizione e della cultura paterna. Mentre la sicurezza israeliana fa pressioni perchè il giardino venga distrutto e la vita coniugale del Ministro crolla in progressione verso la separazione, la donna palestinese aiutata da un giovane avvocato combatte con appelli ed obiezioni giuridiche alla distruzione del suo giardino e contemporaneamente cerca di fare rifiorire la sua sessualità e la sua voglia di vivere rischiando la condanna della comunità misogena fondamentalista, ogni scena è una metafora, anche ironica ed ammiccante, del confitto israeliano palestinese, ogni minuto una piccola cronaca di quel grande libro fatto di conflitti, guerre ed intoleranza che l’Europa preferisce ignorare o mettere da parte.
Ma la componente salvifica del film è raffigurata dalla linea femminile, due donne che si osservano in silenzio dalle opposte barricate di due culture, la donna araba che cerca di salvare i suoi limoni ed la moglie del Ministro che cerca di salvare il suo matrimonio messo a repentaglio dalla relazione amorosa che il marito consuma con una giovane donna ufficiale collocata al suo fianco per garantire la fedeltà del Ministro all’esercito israeliano. E’ una donna anche il Giudice della Corte Suprema che dovrà dirimere la controversia simbolica e dovrà fare i conti con la profonda ferita che segna una terra devastata. Forse il film non ha la potenza del cinema di Suleiman, che ironizza forse con una poesia e profondità intellettuale più fini sul conflitto, ma resta un titolo didatticamente utile per ragionare sul conflitto e per capire in modo semplice ed elementare la natura di una guerra che sembra non avere mai fine.