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I morti viventi sono tra noi – Terza parte

 

Terza parte

a cura di Pippi

Vent’Anni dopo – La "Terra dei Morti viventi" e due interessanti epigoni –
 
 
 
 
 
 

Dal 1985, anno in cui avevamo lasciato una scienziata, un pilota di elicotteri ed un tecnico radio su di un atollo deserto in mezzo all’Oceano, forse unici superstiti dello sterminio provocato, in definitiva, dalla stupida arroganza dei detentori del controllo delle armi, passano vent’anni ed arriviamo ai giorni nostri, nel 2005. Originariamente Romero aveva pensato di dover "chiudere la giornata": dopo "La notte", "L’alba" e "Il giorno", le sue intenzioni erano quelle di girare "Il tramonto dei morti viventi", evidentemente confidando, all’inizio del suo viaggio nell’orrore, nella capacità umana di salvare se stessa. E invece no. Probabilmente anche motivato dal fatto che le sue "morte creature" sono in fondo diventate delle vittime, rispetto alle feroci belve detentrici del potere economico e di quello delle armi, cambia radicalmente rotta e decide di girare questo splendido capitolo, nel quale è contenuta una sequenza che persino Enrico Ghezzi ha talmente amato da volerla come sigla di Fuori Orario, per un periodo, montata insieme all’ormai consueto incontro della fanciulla nell’acqua tratto dal capolavoro di Jean Vigo "L’Atalante". Sempre di acqua si tratta, ma andiamo con ordine.
 
 
 
 
 
Con buona evidenza i nostri tre superstiti non erano i soli ad essersi salvati dalla catastrofe, infatti, vent’anni dopo, vediamo che gli Stati Uniti, presumiamo modello esemplificativo dell’universo mondo, sono suddivisi in tre categorie e corrispondenti collocazioni: i ricchi e potenti, protetti da fortificazioni e dall’esercito, armato fino ai denti, sono rinchiusi in una torre splendente (nuova rappresentazione di una vecchia "torre d’avorio"), potremmo anche definirlo, senza troppo azzardare, con una similitudine sin troppo attuale, il castello della "casta"; gli esseri umani normali, seppure vivi, non sono ammessi nel castello che per motivi definiti e temporanei (consegne di forniture o altri servizi) e buona parte di loro agogna ad essere ammesso a risiedere nella "torre", mentre la gran parte cerca di sopravvivere procacciando viveri per se stessi, ma soprattutto per i pochi ricchi. Per fare ciò sono spesso costretti a sconfinare nel territorio ormai irrimediabilmente occupato dai morti viventi. A separare i "settori" occupati dagli umani da quelli dei morti viventi c’è un elemento apparentemente insormontabile, l’acqua. La torre-castello sorge infatti, oltre ad essere fortificata e protetta dalle armi, su di un’isola, un vasto corso d’acqua, apparentemente insormontabile, la separa dalla terra dei morti. Per le loro incursioni gli umani hanno escogitato un "trucco" per distrarre i morti viventi ed evitarne gli assalti, i fuochi d’artificio. Con i fuochi d’artificio che disegnano le ben note cascate luminescenti in cielo i morti viventi si distraggono, restano incantati a guardarli permettendo agli umani di operare indisturbati i saccheggi necessari sul territorio da loro popolato. Felice metafora, mentre gli uomini dei potenti saccheggiano le risorse del pianeta, le orde di poveri, abitanti delle terre saccheggiate, vengono "coglionati" (ops! distratti), da entusiasmanti stimoli visivi (e torniamo al popolo dei tele-morti viventi spettatori del luminescente nulla dei reality…). Ma, purtroppo o per fortuna, il diseredato popolo dei morti viventi continua ad evolvere, come già aveva iniziato a fare nel precedente capitolo. Gli umani predatori per conto terzi si accorgono, infatti, che il giochino dei fuochi d’artificio sta mostrando la corda, il tempo di distrazione dei morti dura sempre meno e si cominciano a rendere conto che durante il fantasmagorico spettacolo qualcos’altro accade intorno a loro. I morti iniziano a riunirsi in gruppi, sempre più folti, al seguito di alcuni leader (il tutto ovviamente senza l’utilizzo del linguaggio, ma solo attraverso gesti e suoni gutturali), si organizzano, in qualche modo e, grande agnizione oltre che grande cinema, l’isolamento dato dall’acqua è puramente virtuale. La presa di coscienza dei morti, in una delle sequenze che ci fanno amare la capacità espressiva dell’immagine in movimento, è quella che, se sono morti, la profondità del fiume, l’acqua, non li può di certo ammazzare, e tanto meno fermare. Quasi una citazione della biblica divisione delle acque, un enorme popolo di affamati d’un tratto si incammina ed entra nel fiume, semplicemente camminando sui fondali e, terrore, dopo aver visto sparire la "testa" di questo lunghissimo serpente umano sotto il pelo dell’acqua, dopo il lasso di tempo necessario alla passeggiata subacquea lo vedi riapparire, inesorabile, sull’altra sponda. Questa è la sequenza che Ghezzi ha temporaneamente scelto, nell’estate del 2005, quando il film uscì nelle sale italiane, montandola con quelle de "L’Atalante". Il popolo dei poveri, dei diseredati, degli "slum", sfida le acque (e qui in Italia è una drammatica e quotidiana realtà, che spesso non li lascia indenni) per assaltare la Torre: scacco al Re! Scacco al potere, al profitto, alla globalizzazione sulla pelle dei poveri. E quando al capo supremo (un Dennis Hopper che potrebbe anche essere Georgedabliu) tocca, anche a lui, di trovarsi di fronte a questi "morti di fame" (è proprio il caso di dirlo), in una sequenza altamente simbolica e, date le condizioni, esilarante, gli urla "Voi non avete il diritto! Voi non avete diritti!" e, "Noi non negoziamo con i terroristi!". Eh già, proprio come in Irak, proprio come a Guantanamo, vero? Caro vecchio Kaufman/Dennis/George? Tant’è, sembra che la saga dei morti viventi non sia finita qui, è quasi pronto, infatti, e verrà presumibilmente presentato a Cannes 2008, "Il Diario dei morti viventi".

 
 
 
 
 
 
 

Ma rimaniamo ancora un momento in Irak per parlare di uno dei due epigoni di Romero, estratto non casualmente dall’immensa pletora di citazioni scopiazzamenti e cloni che il cinema mondiale ha sfornato, dal 1968 ad oggi. E’ un suo amico a prendere in prestito le creature romeriane per un film nato per la tv americana ma che in televisione non si è mai visto, perché la grande democrazia americana (si fa per dire) lo ha censurato. Il film si chiama "Homecoming" ed il regista è Joe Dante. Devo dire che, avendolo recuperato per vie traverse, non lo ritengo all’altezza espressiva del cinema di Romero, ma ciò che ritenevo interessante era proprio il fatto che fosse stato censurato e perché. Ed il perché è abbastanza esplicito. I morti viventi, in questo film, sono i soldati americani morti in Iraq che, come dice il titolo, "tornano a casa", escono dalle tombe e cominciano a vagolare per le città, ma, sorpresa, non mangiano gli altri esseri umani, e allora? Cosa sono tornati a fare? Politici, popolazione e media sono tutti piuttosto perplessi, sembra che i soldati morti stiano cercando qualcosa. Ma cosa? Dopo averne seguito uno in particolare, e dopo aver percorso un po’ di strada, il morto vivente dell’esercito americano, e pian piano tutti gli altri nel rispetto dei loro luoghi di residenza, si recano nei posti dove, in vita, avevano esercitato il proprio diritto di voto, vanno nei loro seggi elettorali di appartenenza, tracciano dei segni con la matita su dei fogli e poi muoiono, stavolta in via definitiva, pare. Caspita! Vogliono votare! Vogliono con buona evidenza mandare a casa chi li ha spediti in Iraq. La gente normale inizia ad avere un’infinita pena e solidarietà per loro quando la volontà dei morti diviene esplicita, e la politica si organizza e sembra munificamente concedere nuove elezioni a chi, persino dall’altro mondo, si "rifà vivo" (è proprio il caso di dirlo) per votare. Ma vi pare che la politica possa acquiescere ai propri errori e farsi deporre perché il popolo lo chiede? (Da tenere a mente anche per tutti coloro che credono che il V-Day possa cambiare qualcosa veramente…) E infatti non è così, è solo un bluff e le elezioni verranno abbondantemente truccate, come se i soldati di ritorno (in una bara) dall’Irak, avessero deciso di risorgere proprio per glorificare la politica guerrafondaia e assassina di Bush! E i repubblicani vincono (vabbeh! Come contro Gore) un’altra volta. Ma allora non è bastato nemmeno che tornassero i morti dalle tombe per mettere un punto e a capo ad una politica omicida? I repubblicani pensano che si possano truccare le carte anche con il soprannaturale? I soldati irakeni, allora, chiamano i rinforzi e dalle tombe si risvegliano, un po’ stanchi ma pronti a combattere ancora, tutti i soldati americani morti nelle insulse e maledette guerre volute dagli Stati Uniti d’America… Ecco perché il film è stato censurato nella più grande democrazia esistente sul nostro pianeta.
 
 
 
 
 
 
L’ultima citazione è doverosa per due giovanotti estimatori di Romero, del cinema horror, e, cosa più importante, della satira politica. I due si chiamano Simon Pegg e Edgar Wright ed hanno scritto e diretto, nel 2004, un esilarante ed intelligente film dal titolo "Shaun of the Dead", in cui Shaun è il nome del protagonista, che gioca per assonanza con "Dawn of the Dead", come dire "Sahun dei morti viventi", ma che in Italia è uscito, tragicamente, con l’orrido titolo "L’alba dei morti dementi" (sic!). Nonostante i giochi di parole, di cui è infarcito il film, rendano decisamente meno nel doppiaggio italiano, questo film è interessante (oltre che molto divertente) per un paio di elementi non trascurabili. Il primo, importante elemento, è di ordine espressamente narrativo e riguarda il concetto di "infamiliarizzazione del familiare" su cui riposa l’essenza stessa di letteratura e cinema fantastico e, per diretta derivazione, dell’orrore. Realisticamente, se una mattina, uscendo di casa, il nostro vicino, o la nostra portiera, cominciasse a camminare in maniera barcollante, con un’espressione strana sul volto e il colorito vagamente verdastro, siamo sicuri che noi penseremmo immediatamente che la nostra portiera è diventata un morto vivente? No, non credo proprio. E parte della genialità di questo film, a mio avviso, risiede proprio nel pervicace rifiuto da parte di ogni essere umano anche vagamente normale di postulare ipotesi assurde riguardo ad eventuali comportamenti stravaganti di coloro che gli sono familiari, appunto. Ed anche il nostro Shaun è una persona sostanzialmente normale. E quando vede una giovane donna che gira in tondo, a vuoto, nel suo giardino di casa, pensa, come appare ovvio, che sia una fanciulla ubriaca, anche quando tenta di morderlo, magari un po’ drogata. E quando vede un vicino che vagola, come peraltro gli accade tutte le mattine di salutarlo incurante e per abitudine, non ci vede proprio nulla di insolito, in fondo "vagolava" anche tutti i giorni precedenti, anche se magari andava un po’ più dritto e più veloce, forse sarà un po’ stanco, avrà dormito male… Ma tutto ciò si tinge anche del disinteresse, della disattenzione, del pensare agli affari propri, tipico di chi vive nella nostra società. L’altro elemento che vale la pena di citare è l’aver portato alle estreme conseguenze il tentativo di "educazione" dei morti viventi, esperimento che abbiamo visto fallire ne "Il giorno dei morti viventi" di Romero. Ma vi pare, ci dicono sarcasticamente e cinicamente Pegg e Wright, che il potere economico possa soccombere agli affamati del mondo intero? No che non può, ed allora facciamo di necessità virtù e sfruttiamo anche questa forza lavoro piovuta dal cielo, tutti in catena di montaggio! Niente ferie pagate, niente malattie, niente straordinari e nemmeno stipendio, utilizzate i morti viventi per i lavori più semplici ed essenziali e sarà tutto, e solo, profitto.

E, come al solito, sempre e comunque, "God bless America", mica il resto del mondo…
 
 

CREDITI
 
LA TERRA DEI MORTI VIVENTI – LAND OF THE DEAD (2005)
 
Regia: George A. Romero
Sceneggiatura: George A. Romero
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 18 giugno 2005 (USA)
Interpreti principali –
Simon Baker : Riley
John Leguizamo : Cholo
Dennis Hopper : Kaufman
Asia Argento : Slack
Robert Joy : Charlie
Eugene Clark : Big Daddy
Simon Pegg : Zombie x foto ricordo
Edgar Wright : Zombie x foto ricordo
Tom Savini : Zombie con machete
George A. Romero : Voce off non accreditata
Produttori: Steve Barnett, Mark Canton, Neil Canton, Bernie Goldmann, Peter Grunwald, Dennis E. Jones, Ryan Kavanaugh, David Resnick, Lynwood Spinks e Silenn Thomas.
Colonna sonora originale: Reinhold Heil e Johnny Klimek.
Direttore della fotografia: Miroslaw Baszak.
Montaggio: Michael Doherty.
 
 

MASTERS OF HORROR: HOMECOMING (2005)
 
Regia: Joe Dante.
Sceneggiatura: Sam Hamm tratto dal racconto "Death & Suffrage" di Dale Bailey, la serie tv "Masters of horror" è stata creata da Mick Garris.
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 2 dicembre 2005 (USA)
Interpreti principali –
Jon Tenney : David Murch
Thea Gill : Jane Cleaver
Wanda Cannon : Kathy Hobart
Terry David Mulligan : Marty Clark
Robert Picardo : Kurt Rand
Beverley Breuer : Janet Hofstadter
Produttore: Mick Garris.
Colonna sonora originale: Hummie Mann.
Direttore della fotografia: Attila Szalay.
Montaggio: Marshall Harvey.
 
 
 
L’ALBA DEI MORTI DEMENTI – SHAUN OF THE DEAD (2004)
 
Regia: Edgar Wright.
Sceneggiatura: Simon Pegg ed Edgar Wright.
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 9 aprile 2004 (INGHILTERRA)
Interpreti principali –
Simon Pegg : Shaun
Kate Ashfield : Liz
Nick Frost : Ed
Lucy Davis : Dianne
Dylan Moran : David
Nicola Cunningham : Mary
Peter Serafinowicz : Pete
Edgar Wright : Giornalista / Zombie / Voce originale del ristorante italiano (non accreditato)
Produttore: Tim Bevan, Eric Fellner, Alison Owen, Nira Park, Natascha Wharton, James Wilson.
Colonna sonora originale: Dan Mudford e Pete Woodhead.
Direttore della fotografia: David M. Dunlap.
Montaggio: Chris Dickens.
In collaborazione con il Circolo del Cinema Uicc Cult Movies (Roma).