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" ROCKY 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6 " di John J. Alvidsen e Sylvester Stallone

Rocky Opera Omnia

" ROCKY 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6 " di John J. Alvidsen e Sylvester Stallone

Recensione di Daniele Clementi

I miei ricordi di Rocky, nonchè di Rambo vanno dalla fine delle elementari alle medie. Una fase della mia vita in cui il Cinema già contava molto ma con meno criterio selettivo. Le registrazioni tv dei film di Rocky (i primi due) e di Rambo erano mischiate alle cassette di James Bond 007 ed al mio cult evergreen : "2001 : Odissea nello spazio " di Mr. Kubrick. All’ epoca il Cinema di Stallone era molto quotato fra noi "pischelli" e quando ce le davamo , durante la canonica ricreazione dalle suore, l’ombra di Rocky era certamente sopra di noi. Poi si cresce, si raffina il senso estetico, si scopre che dietro a certe emozioni al Cinema c’è una macchina dello spettacolo in grado di indurre empatia con la storia quasi a prescindere dai contenuti, e si finisce a guardare con un certo imbarazzo a quando si ascoltava la colonna sonora di Rocky o si riguardava il finale del film con il videoregistratore. Poi all’improvviso un attore di 60 anni suonati decide di vincere la sua paura della vecchiaia tornando a fare il gladiatore di una volta, e tu ti ritrovi di fronte ad un dilemma:

"Ma io cosa dovrei fare ? Onorare i ricordi ed andare a vedere nonno Stallone che imita goffamente se stesso facendo finta che non sia una scheggia del passato ? Oppure dovrei snobbare il film e non dire niente a nessuno aspettando che il lancio pubblicitario sia finito per poi guardarlo in segreto su dvd ? Potrei anche non vederlo del tutto lasciando che i ricordi si cancellino da soli", insomma un classico stallo alla "Moretti".

Io ho deciso di usare la mia esperienza e la mia conoscenza del settore per tornare sopra l’argomento ed esorcizzare , con la logica e la maturità acquisita, un fenomeno della mia infanzia/adolescenza. Ecco quindi una MEGA-RECENSIONE sui film di Rocky, sul fenomeno Stallone e sulla montagna di ricordi che mi evocherà il tutto.

Questa volta vi beccate il mio REVIVAL !

Andiamo con ordine film per film, anno per anno, facciamo a pezzi Rocky per capire il segreto del suo successo e gli ingredienti della sua formula.

ROCKY di John G. Avildsen ( Usa 1976 )

Il film racconta la realizzazione del "mito americano" alla Frank Capra di un pugile suonato italo-americano destinato ad una carriera di terz’ordine. Il campione dei pesi massimi Apollo Creed decide di dare l’opportunità ad un poveraccio qualsiasi di concorrere ad uno dei più alti titoli della storia della boxe americana. Rocky Balboa accetta la sfida, ma è già ben consapevole di non potere competere con un campione della misura di Creed, il suo obiettivo non è vincere ma resistere fino all’ultima ripresa ,dimostrando a se stesso di valere qualcosa, in realtà ci mancherà pochissimo perchè sia lui a vincere ed il campione in carica conserverà il titolo solo per una manciata di punti. La struttura del film si concentra tutta sulla preparazione all’incontro, i caratteri dei personaggi sono resi bene sia da una sceneggiatura rispettabile (firmata da Stallone, che nel 76 sà scrivere cinema e pure bene !), sia da una squadra di attori di tutto rispetto; prima fra tutti la bravissima Talia Shire (Adriana). La musica di Bill Conti entrerà nella storia del Cinema e renderà Conti milionario (in dollari). Le scene più memorabili sono l’allenamento per le strade di Philadelphia con la canzone "gonna fly now" di Conti (antologia del cinema americano) ed il famoso urlo sgolato di Sly : "Adrianaaaa !" che emozionò gli spettatori del 76′ diventando un tale classico da acquistare un significato ridicolo e da essere scimmiottato ovunque, prima al cinema ed alla tv e poi da chiunque nella vita privata. Il film è un pò melenso qua e là ma si rivela di buona fattura, il regista Avildsen vinse il premio Oscar come miglior regia, ma il film vinse anche per il montaggio (abbastanza meritato considerando le scene dell’allenamento) e come miglior film del 1976. La scena della preparazione all’incontro sarebbe stata ripetuta all’infinito da tantissimi altri film fino a diventare un banale oggetto di scherno per i più giovani cineasti. In realtà proprio questo abuso delle scene più originali di Rocky dimostra l’importanza storica del film. Detto questo è doveroso ricordare che Martin Scorsese sul mondo della boxe ha girato " Toro scatenato " , largamente migliore del film di Avildsen ma meno fortunato al botteghino (e ho solo citato uno dei casi più famosi). Ultimo dettaglio: Il film punta molto sulle minoranze etniche americane; il campione in carica è un pugile afroamericano circondato da uno staff di soli uomini di colore, Rocky Balboa è di origini italiane come la sua fidanzata mentre il suo allenatore appartiene alla comunità ebraica.

Voto finale : 7

ROCKY II di Sylvester Stallone ( Usa 1979 )

Il film comincia esattamente dove finiva il primo, la storia viene confezionata in funzione della reazione psicologica del pubblico che ,seguendo il primo film, avrebbe voluto vedere Rocky vincere l’incontro. Dunque tutto si ripete, anche le musiche di Bill Conti (pochi i brani nuovi) e Stallone eredita la regia del film e , forse per timore, ripete in forma più leggera e meno drammatica la trama del primo. Forse Stallone voleva semplicemente rifare il primo film regalando così al pubblico il Rocky che non avevano avuto, oppure non ha il coraggio di correre rischi e preferisce fotocopiare il primo film per non minare il risultato al botteghino. L’ operazione comunque riesce, le "scene – fotocopia" migliori del film sono quella dell’allenamento (un pochino più esagerata del primo) e l’urlo "Adrianaaa !" di Stallone nel finale … e da questo momento in poi tutti lo prenderanno per il culo.

Voto finale : 6

ROCKY III di Sylvester Stallone (Usa 1982)

Rocky torna sul ring, vabbè Stallone si fà la plastica e fà finta che se la sia fatta anche il suo personaggio a causa delle botte … una versione alternativa del famoso "metodo" ? Questa volta devono succedere delle cose nuove altrimenti la gente si annoia, quindi Rocky perde ! Si ma solo all’inizio del film e contro Mr.T (quello di A-Team), il suo allenatore ebreo muore per l’emozione ed il suo vecchio nemico (il pugile di colore Apollo Creed) ne prende il posto. Apollo insegna a Rocky a ritrovare la sua rabbia giovane che metaforicamente chiama "occhi della tigre; il complesso Survivor si coprirà d’oro proprio con la bella canzone "Eyes of the tiger" (anche se all’origine pare che fosse un tributo a William Blake). Pare che dopo l’uscita di "Rocky II" si fossero diffuse delle voci che vedevano il film come razzista perchè un bianco vinceva un nero nel finale, per ovviare al problema Stallone si munisce di allenatore afro ! Il film fotocopia il secondo capitolo, che a sua volta fotocopiava il primo; la scena dell’allenamento torna per la terza volta (più breve e più esagerata) e si chiude con Rocky ed Apollo che si abbracciano virilmente fra la schiuma del bagnasciuga di una spiaggia (messaggio nascosto per il pubblico gay ?). Alla fine dell’incontro Rocky chiama Adriana con un tono normale (forse le prese in giro erano arrivate fino a lui).

Rispetto a "Rocky II" Stallone preferisce una formula visiva più vicina al telefilm, che in quel momento andava molto forte sul mercato americano, e gira il film in funzione del suo futuro passaggio in tv prediligendo primi piani e tenendo al centro dell’inquadratura l’azione fulcro della scena.

Voto finale : 5

ROCKY IV di Sylvester Stallone (Usa 1985)

Stallone riceve dal Presidente degli Stati Uniti d’America Ronald Reagan il titolo di "americano dell’anno" e decide pertanto di impegnarsi politicamente sostenendo esplicitamente nei suoi film i repubblicani. Nascono così i film "reaganiani" in cui Stallone disegna il nemico, o meglio il cattivo come russo e comunista. Oltre a "Rocky IV" l’esempio migliore è certamente "Rambo 2 : La vendetta" di George Pan Cosmatos. Nel nuovo film Stallone decide di filtrare l’anatgonismo politico derivato dalla guerra fredda attraverso il ring. Il grande nemico viene dalla Russia ed è un gigante d’acciaio chiamato Ivan Drago, Apollo (amico ed allenatore di colore di Rocky) muore durante un incontro di beneficenza con il cattivone comunista e Rocky ,anche se a fatica, raccoglie la sfida e si confronta contro il campione del Kremlino la notte di natale a Mosca. Stallone ricalca la struttura di "Rocky III", che ricalcava la struttura di "Rocky II", che ricalvaca la struttura di "Rocky" e gira il film condensando in meno di 80 minuti tutta la storia, il film in realtà è un lunghissimo videoclip che ripropone la formula dei primi due film e del quasi-telefilm "Rocky III", in realtà in questa decisione si nasconde una grande qualità di Stallone che dimostra di saper intuire che direzione sta prendendo il mondo dello spettacolo e gira un "Rocky" perfetto per la futura MTV.

La scena dell’allenamento è sempre la stessa, solo più veloce e sempre più esagerata, ma la tecnica videoclip la rende in qualche modo gradevole. La colonna sonora è ottima anche se modaiola. Tra le scene "Kult" si ricorda la sigla iniziale in cui un guantone con la bandiera americana ed un guantone con la bandiera sovietica comunista si scontrano fra di loro esplodendo, l’attore che impersona Gorbaciov e che resta sempre nell’ombra (per trasmettere al pubblico americano il senso di minaccia) e la famosa frase ridicola "Io ti spiezzo in due" che batterà a livello di sfottimento pubblico il classico "Adrianaaa !". Stallone aveva utilizzato la stessa tecnica da videoclip nel 1983 per dirigere il film "Staying Alive" in cui John Travolta tornava ad interpretare il ruolo che lo aveva reso leggendario con il film "La febbre del sabato sera".

Al film partecipa nel ruolo di se stesso James Brown che canta "Living in America", la stessa scena sarà poi usata come videoclip della canzone (e verrà benissimo).

Voto finale : 4 … come film … ma il videoclip di James Brown si merita un 6 !

ROCKY V di John G. Avildsen ( Usa 1990 )

Rocky è fallito, senza soldi torna nella periferia pulciosa in cui aveva cominciato la sua avventura, riapre la vecchia palestra del suo primo allenatore (il vecchietto ebreo) e cerca di motivare i ragazzi della strada ad usare l’agonismo sportivo come alternativa al crimine ed alle risse.Trova un talento e gli insegna tutto quello che sa, il ragazzo vince ma ripudia il suo allenatore e regoleranno le cose in strada (ma non doveva insegnare ai ragazzi il contrario ?) picchiandosi senza guantoni e con le telecamere, naturalmente Rocky vince. La struttura viene totalmente cambiata, in sostanza non è un film di Rocky, questo rende onore a Stallone (che reclama il ritorno del regista del primo) ma il botteghino lo punirà duramente e per Stallone inizieranno 10 anni in discesa. Il film cerca di mostrare il dramma del tramonto del guerriero e si rivela triste e deprimente (anche un pochino patetico), esagerato nel dramma e superficiale nei caratteri. Un pessimo capitolo finale (ecco perchè Stallone ha voluto girare il numero 6). Il figlio di Stallone interpreta il figlio di Rocky… sempre il "metodo" ? John G. Avildsen con questo film si fotte la carriera.

Voto finale : 3 (perchè ti vengono due palle così quando lo guardi !)

ROCKY VI … OOPS! … ROCKY BALBOA di Sylvester Stallone (Usa 2006)

Rocky ha perso Adriana, morta di tumore, il figlio si è allontanato dal padre in cerca di una vita sua e lui ha aperto un ristorante in cui racconta a tutti sempre le stesse storie di glorioso guerriero del ring. Ogni anno si reca a far visita ai luoghi della sua giovinezza (la vecchia palestra, il vecchio bar ecc…) ma ormai la sua è solo una ricerca sterile, poi improvvisamente qualcosa cambia tutto; una simulazione al computer dimostra che Rocky è ancora il numero uno e che ancora può sfidare il giovane campione mondiale dei pesi massimi … Rocky torna sul ring e come nel primo film il suo scopo non è vincere ma restare in piedi fino all’ultimo round.

Stallone è sempre un pessimo attore ma come sceneggiatore e regista se la cava sempre bene.La scena dell’allenamento è la solita solfa ma noi nostalgici ce la godiamo in nome dei bei ricordi, l’incontro del finale dimostra che la regia di Stallone è maturata, anche in funzione del nuovo modo di mostrare la boxe in tv. Stallone si concede addirittura una scene in bianco e nero dove compaiono alcuni colori molto accesi , citando la tecnica di Rodriguez per "Sin City", che dimostra la sensibilità di Stallone nei confronti delle tendenze e delle nuove mode del cinema di Hollywood. Tra i momenti memorabili si ricorda l’apparizione di Mike Tyson e la scene in cui Stallone scherzando con il figlio cita la battuta di "Rocky IV" "io ti spiezzo in due". Alla fine del film lo speaker commentando gli ultimi round dell’incontro , preso dall’entusiasmo, acclama "benvenuti ne mondo di Rocky" ed è proprio così, perchè è impossibile che un pugile fuori allenamento di 60 anni possa reggere contro un campione mondiale che non ne ha nemmeno 30, ma nel mondo di Rocky si può fare ed il pubblico è d’accordo. La sceneggiatura è gradevole, i personaggi sono simpatici e coinvolgono lo spettatore, alla fine sei contento di questo revival e per Rocky provi simpatia e affetto, l’operazione riesce in pieno. Meglio vedere Stallone che si reinventa come artista il mito di se stesso che un ex Terminator che si reinventa politico e sigla senza scrupoli le pene di morte. Stallone ci piace di più e lo ricorderemo con molto più rispetto.

Voto finale : 5/6 (questo sesto "Rocky" batte il quarto ed il quinto in qualità).

Adesso ho proprio finito, grazie a tutti.