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" Leoni per agnelli – Lions for lambs " di Robert Redford (2007) – 2

 

NOTE IN MARGINE ALLA
SU
LEONI PER AGNELLI
DI ANTONELLA MANCINI

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Caro Daniele, apprezzo come sempre le tue recensioni, che mi illuminano su molti aspetti dei films che spesso mi sfuggono o non capisco alla prima.
Nel caso di Leoni per agnelli condivido quanto scrivi, ma sposterei la chiave di lettura. Di conseguenza, la tua critica di fondo – Redford non mette bene in luce gli interessi economici USA etc. – diventerebbe un elemento secondario e non decisivo. Cerco di spiegarmi meglio e parto da un po’ lontano per dire che questo non è un film destinato a noi, non per questioni generazionali come dici tu, bensì per formazione culturale. Questo è infatti un film che parla direttamente e quasi in gergo a un pubblico USA e made in USA. E’ un film che va dritto al cuore degli americani: pensato, scritto e girato per loro. Come se Redford dicesse “chi ha orecchie per intendere, intenda!”. Per noi ha un potere evocativo forte, che prende come può prendere un bel film asiatico, del quale però non potremo mai cogliere le implicazioni e i riferimenti più profondi. Le “citazioni” quelle si, perché siamo colti e arguti e il film di Redford, per nostra gioia, ne è zeppo. Io credo che bisogna conoscere ed essere stati immersi nella cultura USA per afferrare appieno il suo messaggio, che è quasi (quasi) a 360°, e anche aver seguito cosa si è mosso negli americani, e negli intellettuali americani, in questi ultimissimi anni. I tre protagonisti non sono solo i protagonisti di tre storie che si intrecciano, ma tre “metafore”, se mi si passa l’altisonanza del termine. Essi incarnano cioè quelli che Redford ravvisa come i tre poteri visibili che contano oggi in USA agli occhi delle nuove generazioni (le quali se ne fregano delle manfrine della grande finanza in mano ai Rumsfield o ai Cheeney). Il primo potere è quello più evidente – quello politico – algido nella sua ottusa ideologia senza macchia e senza paura; poi viene il potere dei media, con dubbi, ripensamenti, trasalti di coscienza e tormentoni (è interessante come si sta svolgendo attualmente, colà, il dibattito sul ruolo della comunicazione di massa), infine il potere dell’educazione, cauto, forse oltre il dovuto. Ed è bravo Redford a disegnarli tutti e tre nella loro ambivalenza. Le storie si intrecciano così come si intrecciano questi tre poteri, e già ce ne cresce per il giovane americano, diciamo quello medio-alto impersonato dallo studente – se vogliamo la quarta “metafora” – con cui Redford-Malley discorre (a proposito, perché il suo nome non è tra quelli degli interpreti?). Lui è il “pubblico” che al regista interessa raggiungere e che il regista chiama a rendere conto. E anche lui viene scaraventato nell’ambivalenza.
Ora mi dici tu come si fa, qui in Italia, a prendere come icone del Potere un politico rampante, una giornalista matura e belloccia, un prof di Università? Ciò che in USA risulta serio – o preso sul serio – qui fa ridere i polli. Inutile che io ti richiami proprio a quanto tu stesso hai scritto su questo blog a proposito dei giornalisti, e dei meglio giornalisti per giunta! Un giornalista con un’etica? Ma quando mai! Un prof che si preoccupa delle scelte dei suoi studenti? Ma scherziamo! Un politico che crede nelle sia pur castronerie che dice? Ma non prendiamoci in giro!
Perciò noi, italiani-europei (piacerebbe a D’Alema), ancora un po’ marxisti e puri, facciamo una fuga nel razionale e ci appigliamo alle categorie che ci sono più familiari, andando a scovare le motivazioni sottostanti alla baldanza USA etc. Ma credimi, per un americano doc non è necessario. Si sente già abbastanza shakerato così, e se non lo fosse, ci pensa Redford, facendogli morire davanti agli occhi, come degli idioti, i suoi compagni di scuola in un improbabile scenario da Guerre Stellari.
 
 
Antonella Mancini

" Leoni per agnelli – Lions for lambs " di Robert Redford (2007)

 
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” Leoni per agnelli – Lions for lambs ” di Robert Redford
Recensione di Daniele Clementi
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Attenzione la recensione rivela il finale del film !
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(c) 20th Century Fox
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Introduzione
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Il film di Robert Redford dovrebbe essere proiettato nelle scuole italiane invece di essere diffuso nelle sale, dove probabilmente attirerà schiere di spettatori maturi se non addirittura coetanei di Redford a cui in realtà non è propriamente destinato questo film.
Sia ben chiaro che il film di Redford è dalla parte dei giovani ,a prescindere dal loro credo politico e dalle loro idee, e sia ben chiaro che proprio a causa di questa scelta il film si rivela in un primo momento di una “disarmante” e talvolta irritante par condicio. Dopo il primo impatto però la storia svela una natura squisitamente democratica molto nobile ed idealizzata e pertanto più vicina ai principi accademici della politica che alla realtà ideologica dei partiti americani.
Durante la prima guerra mondiale il Generale Max von Gallwitz, Comandante Supremo delle forze tedesche, rimase profondamente colpito dal coraggio dei soldati inglesi ed ugualmente stupito dall’insipienza e dalla codardia con cui venivano mandati al macello durante la battaglia di Somme, si dice che per questo motivo coniò la popolare battuta: “Nowhere have I seen such Lions led by such Lambs.” (“Mai visti leoni di tal fatta comandati da agnelli.”), sebbene vi siano sempre state molte disquisizioni su quale fosse la giusta battaglia o chi fosse realmente l’ufficiale tedesco che la coniò,la frase è rimasta un simbolo, una sintesi di un concetto classico della guerra.
Tre storie concatenate fra loro fanno di questo pamphlet ,raffinato e molto lussuoso per gli attori presenti, una visione nuova e più profonda degli States di oggi.
Un giovane politico repubblicano incontra una matura giornalista democratica e le regala una notizia esclusiva che il telegiornale per cui lavora potrà vendere con grandi incassi pubblicitari, un maturo professore di scienze politiche incontra un giovane studente promettente ma indolente e due ex studenti di scienze politiche scelgono di servire il loro paese in Afghanistan invece di continuare a pesare sull’economia americana attraverso i prestiti universitari e le borse di studio. Le tre storie sono irreversibilmente destinate ad incontrarsi.
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.(c) 20th Century Fox
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Il prezzo della democrazia
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Quanto è alto il prezzo della democrazia ? Quanti uomini devono morire per liberare un paese e garantire ad un popolo di avere la sua libertà ? Quanti americani dovranno morire per garantire la liberazione dell’Afghanistan ? La risposta del senatore è semplice : quanti ne saranno necessari, perchè la posizione repubblicana è la posizione di chi vuole difendere i valori dell’occidente ad ogni costo e a qualsiasi prezzo, sono vani i tentativi della giornalista di riportare alla ragione il suo interlocutore, ad ogni critica la risposta è l’undici settembre, l’atomica in Iran, Al Qaida e più di ogni altro motivo la necessità di “ripulire” il medio oriente per garantire maggiore sicurezza agli Stati Uniti, le risposte sono standard, già le conosciamo , eppure la giornalista non parla mai degli interessi economici dell’America, pur parlando della possibilità di “ricostruire” i paesi dopo averli totalmente distrutti. Il più grande difetto del film di Redford è che manca ogni riferimento agli interessi economici degli Stati Uniti in medio oriente, lasciando una lacuna nella dialettica del racconto che rende incompleto il film. Non manca però qualche critica a famiglia Bush che incoerentemente fa affari con i sauditi mentre combatte i terroristi foraggiati dagli stessi, e non manca una critica lucida al mondo del giornalismo americano che ha “capitalizzato” la tragedia della guerra vendendola tra uno spot pubblicitario e l’altro, alla fine non è chiaro se il senatore sia un manipolatore o una persona onestamente convinta delle sue idee nè rimane troppo chiara la figura della giornalista (comunque magistralmente interpretata) che pur riconoscendo il ripetersi della storia fra il Vietnam di ieri e le guerre di oggi, non riesce ad evitare di ripetere gli errori dei suoi colleghi del passato spinta dalla necessità di tranquillizzare il paese e presa dal senso di colpa di avere contribuito negativamente alla causa con il suo spirito troppo polemico verso la guerra.
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(c) 20th Century Fox
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Roma brucia, figliolo
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Tu cosa farai ? Quando sarà il momento di dare il tuo contributo per cambiare le cose, dove sarai ?
Gli interrogativi che nascono dalla conversazione del professore con il suo studente sono l’epilogo più logico di questa storia e parzialmente rispondono alla frammentarietà del segmento citato in precedenza, gli ex studenti del professore, arruolati contro la volontà del loro mentore moriranno in una missione fallita organizzata proprio dal giovane senatore, ed il ragazzo con cui parla il professore sarà messo di fronte ad una chiara realtà, chi ha deciso di andare in guerra ha preso una posizione, ha fatto comunque una scelta civile, nel bene o nel male ha impegnato la sua vita, al contrario di chi non ha fatto nessuna scelta e cinicamente giudica il sistema come fallimentare non facendo nulla per cambiarlo, questo è l’unico messaggio veramente forte del film, la denuncia di Redford verso una generazione che contesta i suoi coetanei che scelgono la guerra e mettono a repentaglio la loro vita per sostenere quello in cui credono a fronte di una generazione di oppositori poco motivati e poco desiderosi di “combattere” per mantenere quello che i loro genitori gli hanno dato. Redford invita i ragazzi che sono contro la guerra  a fare qualcosa di più che contestare ,a parole e da seduti, le scelte dei loro coetanei spingendoli a scegliere, a sporcarsi le mani per fare la differenza, perchè al momento, ci insegna lui, l’America è in mano ai repubblicani non tanto perchè sono più potenti ma più che altro perchè sono più motivati e determinati nelle loro idee, magari sbagliate ma comunque sostenute con più risolutezza e coraggio dei loro coetanei democratici. Un modo provocatorio di vedere le cose che forse andrebbe rivolto anche a casa nostra. Un film imperfetto e pieno di difetti ma comunque di pregio per la posizione atipica che decide di prendere nei confronti degli Stati Uniti di oggi.
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LEONI PER AGNELLI – LIONS FOR LAMBS (2007)
Regia: Robert Redford
Sceneggiatura: Matthew Michael Carnahan
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 1 novembre 2007
          Interpreti principali –
Robert Redford : Stephen Malley
Meryl Streep : Janine Roth
Tom Cruise : Senatore Jasper Irving
Michael Peña : Ernest Rodriguez
Andrew Garfield  Todd Hayes
Produttori: Matthew Michael Carnahan, Tom Cruise, Tracy Falco, Andrew Hauptman, Bill Holderman, Daniel Lupi, Robert Redford e Paula Wagner.
Colonna sonora originale: Mark Isham.
Direttore della fotografia: Philippe Rousselot.
Montaggio: Joe Hutshing.
Durata: 88 minuti.
 
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