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"L'Odio" di Mathieu Kassovitz si realizza a Rosarno

Manifesto del filmTic Toc… Tic Toc … La società ad orologeria del PDL inizia a far sentire il suo ticchettio. Esattamente15 annifa il regista francese Mathieu Kassovitz raccontava la storia delle "Banlieu" parigine. In meno di dieci anni la sua storia si avverò, almeno parzialmente, in Francia, ed ora anche in Italia. L'odio razziale, lo sfruttamento, la violenza che scaturiscono dal disagio e dalla rabbia, si fanno avanti e non si può che ripensare alle prime parole del film: "Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cade, il tizio per farsi coraggio si ripete: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene." Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio."Il film di Kassovitz racconta venti ore della vita di tre giovani sbandati proletari: un ebreo bianco, un maghrebino ed un africano che vagabondano per la Parigi notturna in cerca di vendetta per un sedicenne di colore picchiato a morte dalle guardie. Mentre le Banlieu (i quartieri proletari di Parigi) bruciano, e le forze antisommossa della polizia organizzano cariche a volontà, i tre protagonisti lontani dal loro "ghetto" disturbano un vernissage, tentano di rubare una macchina e si confrontano con la paura e l'indifferenza del parigino medio per il quale sono solo "spazzatura".

In una scena irreale ed intensissima due dei protagonisti si ritrovano in una stazione deserta, un ambiente asettico e silenzioso dove improvvisamente compare un uomo di mezza età che si lascia trasportare dalla scala mobile, passivo, indifferente, nemmeno li guarda o li saluta, la scala mobile lo porta dai protagonisti che ai suoi occhi sembrano invisibili, a quel punto uno dei protagonisti spiega all'altro: "Guardalo sta pecora rimbecillita dal sistema, guarda quello con la sua aria da stronzo, tutto bellino con il suo giubbotto di culo di capra… è la razza peggiore! Li riconosci! Sono quelli che non muovono un passo sulle scale mobili, che si lasciano trasportare dal sistema, sono quelli che votano Le Pen (Jean-Marie Le Pen) ma che non sono razzisti, sono quelli che vanno in sciopero quando gli si ferma l'ascensore… il peggio del peggio!". L'uomo raggiunge i due protagonisti alla fine della scala mobile ed indifferente li sfiora come se non esistessero, il protagonista di colore quando gli passa davanti gli sussurra ad un orecchio: "Razzista!".

Noi italiani siamo come il francese trasportato dalla scala mobile? Cosa pensano di noi i clandestini in rivolta di Rosarno? Il film di Kassovitz centra l'obiettivo dell'odio razziale e del disagio sociale e si rivela un film prezioso sempre adatto al contesto, sempre attuale, sempre efficace per definire ed evidenziare la società ad orologeria che stiamo costruendo, la rivolta di Rosarno, con o senza la mano del crimine organizzato è sintomo di un male nazionale, la prima fiammata di un disagio che va risolto non con la censura o con la violenza, ma con la politica e la riforma sociale, due qualità che sembrano clamorosamente mancare al PDL. Rosarno esplode in rivolta, gli extracomunitari scioperano, gli operai occupano le fabbriche, i precari si riuniscono in una manifestazione pubblica contro il Presidente del Consiglio, ma la maggioranza di noi sussurra a se stessa "Fin qui tutto bene…" ma prima o poi dovremo atterrare.

Daniele Clementi