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Cannes 2010: "Think global, act rural" di Coline Serreau

(c) Festival de Cannes

In principio fu la guerra, con essa venne la sperimentazione di armi chimiche e di meccaniche sofisticate che potessero distruggere e devastare, ma le due guerre mondiali non durarono abbastanza per garantire all'industria ed alle multinazionali che stavano nascendo quella serenità e stabilità di cui avevano bisogno. Qualcuno però notò che un'intero ramo chiave della società e della vita di una nazione non usufruiva di quello che offriva l'industria: erano i contadini…

L'agricultura era autonoma e scollegata dalle logiche delle multinazionali e questa era una falla nel sistema che le banche e le grandi imprese stavano costruendo. Allora i fabbricanti di carri armati iniziarono a produrre sulla base di quella tecnologia i trattori ed i produttori di armi chimiche iniziarono a produrre concimi chimici e diserbanti. Quello che la massa non sapeva era che l'industrializzazione dell'agricultura avrebbe ucciso la terra e la sua biodiersità. Coline Serreau divenne famosa in tutto il mondo con un importante documentario femminista nel 1976. Il suo film "Che cosa vogliono le donne" è oggi un documento imprescindibile per la comprensione del movimento femminista. Nel 1996 con il suo documentario "Il grande verde" denunciò con risolutezza e chiarezza il consumismo moderno ed i danni da esso perpetrati sull'ambiente, la sua carriera si è poi arricchita di diversi lavori realizzati su commissione per Amnesty International. Il nuovo film di Coline Serreau è una brillante ricostruzione ed una geniale denuncia di quello che sta succedendo progressivamente nella società contemporanea. Fra i protagonisti di una vera e propria battaglia culturale contro le multinazionali e l'industria vediamo fra i tanti: Pierre Rabhi, fondatolre di "Colibri", Vandana Shiva, Joao Pedro Stedile del Movimento per il lavoratori rurali senza terra del Portogallo, Claude e Lydia Borguignon (fondatori del LAMS), Dominique Guillet (Presidente e fondatore della banca internazionale del seme Kokopelli) e l'agronoma brasiliana Ana Primaves. Scopriamo così che i concimi chimici uccidono la terra e riducono la qualità delle risorse aiutando problemi fisici del terreno, che i trattori meccanici scavano troppo a fondo facendo rafiorare le piante ancora in decomposizione ed induriscono la terra, scopriamo anche che in India 2200 contadini si sono suicidati perchè non potevano pagare le semeti delle multinazionali ed i loro concimi e diserbanti ingerendo i prodotti che ormai erano costretti a compare e che non potevano più permettersi.Il numero di tipologie di frutta e verdura del mondo si è drasticamente ridotto del 90% in meno di dieci anni, significa che prima della "rivoluzione verde" dell'agricultura voluta dall'industria esistevano tipi di alimenti naturali molto variegati e diversi fra loro che oggi sono andati perduti o non posson essere coltivati per divieti di legge. In Europa esistono diversi tipi di semenze che sono considerate illegali dalla Comunità Europea a seguito di svariati accordi commerciali. Un paese ricco di risorse naturali come la Francia utilizza solo al venti per cento le risorse del suo paese per il resto (80% del cibo in vendita) la provenienza è dall'estero. La regista attraverso le parole di denuncia di Vandana Shiva e degli altri protagonisti del film ci fa comprendere che il sistema voluto dall'industria ha ucciso l'agricultura in buona parte del mondo rendendo quasi tutti i paesi del globo dipendenti gli uni dagli altri per il cibo (Cina inclusa che ha smesso di coltivare per comprare), la stima statistica ci rivela che l'autonmia alimentare dei paesi europei senza consegne dall'estero è di tre o quattro giorni poi le risorse finirebbero. Il flm esplora le tecniche dell'agricultura biodinamica, la creazione del compos naturale (gratuito,non cancerogeno e perfettamente assimilabile dalla terra). L'autrice ci mostra risolutamente i danni della monocoltura, dei semi ibridi e dei pesticidi e si esce dalla sala illuminati da una banalità che la grande industria ci ha fatto dimenticare: cosa c'è di meglio della natura per alimentare la natura ? In realtà nel mondo le multinazionali cercano di convincere le masse che solo l'industria e la chimica possono garantire la vita della natura perchè come ci spiega lucidamente Dominique Guillet "Chi controlla i semi, controlla il cibo e chi controlla il cibo, controlla il mondo".

Daniele Clementi