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"Draquila: L'Italia che trema" di Sabina Guzzanti

Locandina del filmRitorna al documentario l'artista Sabina Guzzanti, ma se i suoi lavori precedenti "W Zapatero" e "Le ragioni dell'aragosta" erano tanto interessanti quanto frammentari, quest'ultimo lavoro della brillante comica satirica romana raggiunge il livello dei lavori coraggiosi di Michale Moore e si pone su un piano artistico e culturale completamente nuovo rispetto ai suoi lavori precedenti.
Un film diretto, sano e corretto (sebbene i corrotti del centro destra italiano non possano riconoscerlo senza perdere la faccia). Sabina Guzzanti ci racconta il terremoto dell'Aquila da un punto di vista sincero e risoluto che non si lascia trascinare dalla retorica o dall'insano bisogno di non voler essere diplomatici per paura di turbare qualcuno.  Da Berlusconi a Bertolaso, Sabina Guzzanti mostra la perversione degli uomini di potere, le ipocrisie della politica e la manipolazione della realtà, della costituzione e della pubblica opinione per quello che sono senza dover forzare nulla, ma sbattendo in faccia allo spettatore la brutalità della moderna "Shock Economy" ben sperimentata sui cittadini terremotati.Scopriamo gli intrallazzi della protezione civile, anzi dei suoi manager, le ipocrisie delle leggi perfezionate per abusare del proprio potere e per gestire più danaro pubblico. Scopriamo anche che il 55% dei grandi eventi di amministrazione della nuova protezione civile sono stati rivolti al papa con buona pace dei cittadini italiani che hanno pagato le trasferte del pontefice per l'Italia invece della chiesa vaticana.
Sabina Guzzanti si limita ai fatti ma descrive un Paese schiacciato da una semi-dittatura quasi invisibile con la complicità impotente del PD e la connivenza di una percentuale di italiani morti di fame e bisognosi di essere comprati dal primo imbonitore che passa pur di avere un tetto sulla testa e il frigo pieno.
Un film che lascia l'amaro in bocca e che non lascia grandi speranze, forse perchè come dice un vecchio detto "Chi visse sperando morì…" e non è più tempo di restare fermi davanti alle mostruosità della classe politica italiana.
Daniele Clementi

VENEZIA 2007: " Le ragioni dell’aragosta " di Sabina Guzzanti

MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2007
(c) Biennale di Venezia
Note da VENEZIA
di Antonella Mancini
 

 

” Le ragioni dell’aragosta ” di Sabina Guzzanti

Cara Sabina,
ho appena finito di vedere il tuo film, nella proiezione riservata ai plebei, fra i quali io mi colloco, cinematograficamente parlando. Lo dico perché i giornalisti veri lo hanno potuto vedere ieri e scriverci sopra fiumi di robe che oggi tutti hanno potuto leggere. Io ancora no, anchè perché il tuo film non lo avevo scelto e ci sono finita per caso. Dubito dunque di avere qualcosa di significativo da aggiungere, ma a un paio di cose non mi va di rinunciare. La prima è la sensazione che il tuo, più che un film, sia un’installazione, come se ne possono ammirare proprio adesso, sparse un po’ovunque in città in concomitanza con la Biennale d’Arte. Con questo non voglio dire che il film manchi di contenuti, perché certe installazioni, come quella di Fabre , di cose da dire ne hanno molte di più di tanti film che piacciono ai cinefili. Di primo acchito si potrebbe pensare che anche tu sia scivolata nel documentario – a ben vedere tu “documenti” cosa accade dietro le quinte di uno spettacolo – peraltro in tendenza con la Mostra di quest’anno. Ma non è così. Mi spiego, tu “usi” ciò che si svolge dietro le quinte di uno show per fare di fatto uno show: il tuo è uno spettacolo nello spettacolo (che dice poi molte altre cose, nel merito delle quali non entro), dove ogni attore contribuisce a modellare un pezzo dell’installazione. E ora la seconda cosa, e bada che non mi interrogo se il tuo lavoro mi piaccia o no: non lo so. Sinceramente non lo so e forse non mi interessa nemmeno saperlo, ma una cosa so per certo: l’ammirazione che mi suscita la tua intelligenza, il modo col quale usi il cervello. A dirla tutta del tuo film non me ne importa molto, ma è senz’altro un film molto molto intelligente. Il che non è da tutti.

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