Archivi categoria: il romanzo di un giovane povero

" Il romanzo di un giovane povero " di Ettore Scola (1995)

. 

" Il romanzo di un giovane povero " di Ettore Scola (1995)

Recensione di Marina Pianu

 .
.

andare a scuola e’ quello che ha fatto rolando ravelli, che in questo regista
vede appunto un maestro. forse meglio noto al pubblico maggiore per la sua
interpretazione del "pirata" in televisione, il giovane esordiente si e’
fatto notare in questa ennesima produzione del maestro avellinese.

la critica non ha accolto benissimo il "romanzo", forse perche’ le
aspettative, soprattutto quando troppo a lungo deluse, tendono poi a
smontarsi davanti al prodotto finito. forse per l’ingombrante rubascena
dell’istrionico sordi, sempre uguale a se stesso, piccolo borghese
megalomane, fanfarone, molto, ma molto italiano medio, ma senza l’arte a cui
l’italiano medio potrebbe mai aspirare. forse, per certi aspetti (quelli
sordiani), il film rimanda alla memoria il tristissimo e amaro "un borghese
piccolo piccolo", e come quello e’ un’altra (piccola) storia di misfatti
piccolo borghesi. davanti alla molteplicita’ dei temi potremmo cavarcela
definendolo un "film poliziesco", poiche’ infatti di indagine si tratta. lo
spettatore non avra’ mai la gratificazione di un esito definitivo.

colpisce invece la resa introversa e complessa del giovane vincenzo in cui,
oggi piu’ che allora, molti giovani si riconosceranno: un precario fatto e
vestito, un precario che vive "bamboccionamente" con la madre gia’ anzianotta
e vedova, detentrice dell’unico assegno che puo’ mandare avanti la baracca,
la sua misera pensione sociale di 700mila lire. vincenzo, laureato in
lettere, ci prova assiduamente, ma la societa’ di un laureato letterato e
filosofo non sa che farsene. e si’ che, come sostengo da sempre, una
preparazione umanistica ti predispone a svolgere poi qualunque mestiere.
infatti, vincenzo se la cava egregiamente anche in attivita’ manuali
(reperito il giochino di un ex allievo, lo rimonta e lo fa funzionare).
grazie al tessuto sociale in cui vive da sempre, ottiene comunque un posto
presso il tipografo amico del papa’. vincenzo non ha tante ambizioni ne’ e’
tanto presuntuoso da rifiutare un’offerta al tempo stesso misera e generosa.
anzi, la possibilita’ di uscire dal tunnel della poverta’ gli ridona
speranza, gioia di vivere, e voglia di spendere (cosa che lo condannera’).

davanti alla sua chiusa e misera esistenza si oppone l’altra misera e illusa
esistenza del pensionato bartoloni (l’istrione di cui sopra), che, oppresso
da una obesa e dispotica quanto ricca moglie (no, non e’ shelley winters!),
spera solo di ringiovanire disfandosene, cullato dalla vana speranza di
ricominciare una nuova vita accanto alla bella e giovane marcella.
incoraggiato dunque dalla disperazione economico-esistenziale di vincenzo,
bartoloni lo tenta per renderlo complice del suo delittuoso progetto. a dire
la verita’, a noi non risulta mai del tutto chiaro fino a che punto vincenzo
rigetti la tentazione. lui stesso ci dice di averla "subita" per diverse
notti insonni e che solo la morte della signora bartoloni gli ha restituito
il sonno e la pace dell’anima.

siamo indotti a credere all’innocenza del giovane da diversi indizi: il
televisore che omaggia allegramente alla madre e’ comunque pagato a rate; la
gioia che palesa nel poter spendere finalmente e concedersi quei piccoli
lussi (come regalare un anello ad andreina) stride con una repentina caduta
nel crimine, e i lussi sono davvero molto piccoli, tali da non giustificare
l’improvvisa ricchezza promessa dal bartoloni. senza contare che la cifra,
integra ed esatta, ritrovata in camera sua, sembra escludere che sia la fonte
dell’improvvisa spendaccioneria. colpisce, tuttavia, ma non stona, la
ritrosia di vincenzo nel difendersi dal suo accusatore. davanti alla
prospettiva di rinascere alla vita con il nuovo lavoro, il rapporto felice
con andreina, e la conseguente apertura al mondo esterno si penserebbe che
l’ultima cosa che vincenzo voglia fare e’ di passare i prossimi 30 anni, i
migliori, in galera. perche’ dunque non si difende? perche’ esita a
coinvolgere la sua ragazza che sola puo’ testimoniare a suo favore?

adorabile e viva e’ la madre onorata, che temendo il giudizio dei vicini,
sparge voci false (e tendenziose) sul successo del figlio e per non destare
sospetti, continua a comprare detersivo per una lavatrice che non puo’
permettersi di far riparare. e’ lei, e non vincenzo, quella che esce affranta
dall’arresto e dall’indagine dei magistrati. e che dire poi dell’apporto,
sempre gradito, di andre’ dussollier? pacato, ironico, e denso di sottintesi
la sua presenza, sempre piu’ convinto dell’innocenza del giovane, ma non
abbastanza da tirarlo fuori dall’indagine. onesta performance anche da parte
della ferrari, senza infamia e senza lode, efficiente.

il messaggio finale, se proprio ne vogliamo trarre uno da questo "quadretto",
e’ che questa societa’ (vale negli anni ’90 ma anche oggi) non sa proprio che
farsene ne’ dei giovani ne’ dei vecchi. non pare tanto assurda l’ipotesi che
i due si alleino una volta tanto per buttar giu’ dal balcone il grosso grasso
ricco capitalista!

n.b. praticamente nulla a che vedere con l’omonimo romanzo di octave feuillet
che gia’ ispiro’ gia’ diversi film (guglielmo zorzi, 1921; abel gance, 1935;
marino girolami, 1958; cesare canevari, 1974).

"dal pavimento non si puo’ cadere" (bacio perugina)

—–
Regia: Ettore Scola
Sceneggiatura: Giacomo Scarpelli, Ettore Scola, Silvia Scola
Anno: 1995
Durata: 120′
Fotografia: Franco Di Giacomo
Musiche: Armando Trovajoli
Paese: Italia / Francia
Produzione: Les Films Alain Sarde, Massfilm

Interpreti e personaggi:
Rolando Ravello – Vincenzo Persico
Alberto Sordi – Signor Bartoloni
Isabella Ferrari – Andreina
Mario Carotenuto – Pieralisi (tipografo)
André Dussollier – Moscati (sost. procuratore)
Renato De Carmine – avvocato Cantini

<!–

–>