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“The wind rises – Kaze Tachinu” di Hayao Miyazaki (Venezia 2013)

Solo dalla mente di un grande genio come Hayao Miyazaki  poteva scaturire un film d’animazionme così raffinato e colto, il Kurosawa del cinema d’animazione rende omaggio all’ingegnere aereonautico giapponese Jirō Horikoshi passando perfino per l’italianissimo e geniale  Conte Caproni. Un film che privilegia la storia, la poesia e la finezza del racconto visivo all’esibizione dell’alta tecnologia con cui è realizzato e che si distacca dal resto della filmografia di Miyazaki per la profonda maturità artistica e per l’incredibile realismo con cui vengono risolti psicologicamente i personaggi. Un film perfetto per adulti o piccini che potrebbe trovare un degno spazio anche nelle attività cinematografiche delle scuole italiane. Resta solo il dubbio in merito all’interesse che il grande pubblico potrebbe rivolgere ad una storia così lontana dai canoni moderni e così tradizionale per la cultura giapponese.

Daniele Clementi

VENEZIA 2008: " Gake no ue no Ponyo – Ponyo on the cliff by the sea – Ponyo del promontorio sul mare " di Hayao Miyazaki (2008)

 

MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2008

(c) Biennale di Venezia

 

" Gake no ue no Ponyo – Ponyo on the cliff by the sea – Ponyo del promontorio sul mare " di Hayao Miyazaki (2008)

Recensione di Daniele Clementi

 

 

Difficile pensare ad un’altro film per il Leone d’oro anche se siamo appena agli inizi della competizione. Hayao Miyazaki stupisce nuovamente con alcune variazioni stilistiche sia dal punto di vista del disegno che della scrittura cinematigrafica regalando una favola a misura di bambino incantevole, semplice eppure ricchissima di trovate narrative ed suggestive simbologie visive.

La piccola Ponyo ,creatura magica marina figlia della Dea della misericordia e di uno stregone che ha ripudiato la sua natura umana, decide di divenire bambina rinunciando così a vivere in una bolla magica dove il padre la segregava per proteggerla. Ma perchè la magia abbia successo Ponyo dovrà rinunciare alla sua magia e trovare un bambino disposto ad amarla a prescindere dalle sue origini e dalla sua mutazione, pena la trasformazione in schiuma primordiale e la perdita del se nell’obblio dell’essenza primeva.

Una storia semplice e delicata che mette a confronto più generazioni ponendo un filo di collegamento magico fra i protagonisti di 5 anni (credibilissimi come personaggi) e gli anziani di una casa di riposo, coro ed alleati dei giovani protagonisti, dando alla figura materna una posizione centrale continua ma mai pesante o preponderante.

Un viaggio nell’infanzia assolutamente delizioso in cui il regista dimostra nuovamente il suo talento visionario e la sua profonda competenza linguistica. Il leone d’oro altro non fosse morale della Mostra del 2008.

 

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