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"La casa del diavolo" di Rob Zombie (2005)

Locandina del film

Rob Zombie torna dietro la macchina da presa con l'epilogo del racconto narrato nella sua opera prima "La casa dei 1000 corpi", questa volta, però, inverte la formula, e la famiglia di assassini seriali passa da predatore a preda di uno sceriffo "crociato" in cerca di vendetta per la morte di suo fratello.

Il film cambia anche i canoni estetici e perde la sua caratteristica giocosa per una visione iperrealista della violenza e della tortura. Questa volta il fulcro dominante del racconto è la vendetta, e sembra rinfacciare in ogni scena la "sacra vendetta" di George Bush per la tragedia delle torri gemelle. Rimaniamo nei pressi dei geniali "Non aprite quella porta" di Tobe Hoper e "Le colline hanno gli occhi" di Wes Craven, ma con alcune variazioni narrative, che sembrano nascere dalla necessità di Zombie ditrovare un nuovo modo di raccontare il suo personalissimo affresco gotico americano.

Questa volta l'attenzione è puntata sulla religione, sulla giustizia, sulla pena di morte e sulla guerra santa. Un film interessante e disturbante che gioca sulla costante ambivalenza, il personaggio del clown serial killer capitan Spaulding diventa un incrocio raccapricciante fra Osama Bin Laden e Groucho Marx (in fondo il suo nome deriva proprio dal personaggio impersonato da Marx nel film "A day at the racers").

Degne di nota le presenze cameo di Ken Foree, protagonista del cult movie "Zombie" di George Romero, e Michael Berryman, protagonista del film di Wes Craven "Le colline hanno gli occhi".

Daniele Clementi