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"The cove" di Louie Psihoyos (2009)

non si vedeIl vincitore del premio Oscar 2010 come miglior documentario nonchè premio del pubblico al Sundace di Park City non è ancora uscito in Italia ma la rete satellitare Current tv dovrebbe proporlo in prima visione a settembre. Vederlo ridotto ad una messa in onda su satellite è un vero peccato perchè questo film avrebbe meritato la sala cinematografica e la diffusione attraverso le scuole italiane. I delfini sono da sempre il simbolo di qualcosa di magico, forme di vita mammifere che dimostrano una straordinaria intelligenza, protagoniste di tante leggende dell'immaginario umano, di favole ed anche di famosi film di successo, eppure nonostante tutto questo romantico attaccamento vengono ancora oggi sfruttati e massacrati per biechi fini commerciali. Il film comincia mostrandoci un volto noto del mondo dello spettacolo e della cultura televisiva in merito ad i delfini: Richard O'Barry, stuntman ed attore specializzato in storie per ragazzi che deve tutto il suo successo televisivo alla serie Flipper ed alle due delfine che interpretavano il ruolo del delfino protagonista del telefilm. O'Barry da anni si muove da infiltrato negli acquari e nei grandi parchi giochi del mondo per azioni animaliste di dissobbedienza civile, la storia di O'Barry è coinvolgente e toccante e comincia il giorno in cui decise di lasciare che le delfine una volta note come Flipper finissero in un famoso parco acquatico americano, dopo poco tempo la prima delle due morì e la seconda si tolse la vita proprio fra le braccia di O'Barry. Per la prima volta sentiamo parlare di suicidio dei delfini, si tratta di poco più di una tesi ma basata su elementi concreti, i delfini in determinate situazioni decidono di togliersi la vita, lo fanno con un gesto assolutamente consapevole e razionale: smettono di respirare. La differenza fra altri animali che si buttano a riva o si scagliano da un dirupo si basa proprio sulla incontestabile consapevolezza dell'interruzione della respirazione non dettata da una disfunzione fisica o da un richiamo naturale ma un atto di volontà consapevole dell'animale. Per anni O'Barry cercò di capire cosa avesse spinto i suoi delfini a togliersi la vita e solo dopo diversi mesi dalla loro morte arrivò alla verità. Il sistema di depurazione della vasca faceva un rumore costante, basso e poco rilevante per l'orecchio umano, ma insopportabile e disturbante per l'udito sensibile di un delfino, lo stress e la tortura di subire costantemente quel rumore spinse gli animali a soffrire di una forma di depressione che li portò al suicidio volontario. Da quel momento O'Barry iniziò una lotta personale verso tutti gli acquari ed i parchi acquatici del mondo perchè la qualità della vita di questi animali fosse adeguata e quando non ascoltato intervenne anche fisicamente liberando gli animali dalle loro vasche e violando la legge. Da alcuni anni O'Barry si reca nella località di Taiji in Giappone, apparentemente una cittadina basata sul turismo acquatico e la cultura animalista a favore di balene e delfini, eppure O'Barry sapeva già da tempo che dietro a questa romantica facciata si nascondeva un mercato di carne di delfino fra i più violenti e barbari del mondo. Con l'aiuto del documentarista Louie Psihoyos inizia una vera e propria indagine ad alto rischio fra i pescatori, le forze di polizia, i politi ed i mafiosi giapponesi per ricostruire la verità sul mercato della carne di delfino fino alla terribile sequenza finale in cui viene mostrata la mattanza di delfini adulti e cuccioli per mano dei pescatori, una sequenza terrificante documentata in ogni minimo dettaglio incluso l'utilizzo di un microfono acquatico per registrare e diffondere nel mondo le urla delle creature marine fra le più amichevoli e miti della terra. Lo staff del documentario secondo la tradizionale scuola della disobbedienza civile colloca nel cuore della notte sulla spiaggia proibita al pubblico telecamere nascoste in alberi e rocce, fabbricate ad hollywood da geni degli effetti speciali, con un azione degna di un film di spionaggio, il tutto con il solo scopo di rivelare al mondo quello che anche le Nazioni Unite fingono di ignorare ovvero il barbaro massacro dei delfini per la commercializzazione di una carne proibita in quasi tutto il mondo e fra l'altro altamente ricca di pericoloso mercurio a causa dell'inquinamento in Giappone. Una pellicola coraggiosa che rimanda alle azioni di Michael Moore ma ancora più efficace e coinvolgente, un film importante che andrebbe mostrato in tutte le scuole per capire quando noi esseri umani continuiamo ad essere lontani dal nostro pianeta e dalle creature che lo compongono.

Daniele Clementi