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" Serial Experiments: Lain " di Ryutaro Nakamura (1998)

 

" Serial Experiments: Lain " di Ryutaro Nakamura (1998)

Recensione di Elisa Lubiano

 

I bambini oggi nascono con la possibilità di avere un computer a tre anni, un accostamento precoce e azzardato alla tecnologia. Il genitore che propone come gioco dei software a un infante è investito da una grande responsabilità, l’educazione, estremizzando si potrebbe basare solo su specifici software dedicati all’infanzia. La rete pullula di giochi interattivi istruttivi spesso open source: per la grammatica, la geografia, l’astronomia, elenco è lungo. Il problema, ampiamente discusso, è che non è il bambino a programmare la macchina ma la macchina a programmare l’uomo: il software calcola il livello di apprendimento raggiunto, i prossimi obiettivi da raggiungere, valuta i risultati ottenuti dall’uomo. È come se la macchina avesse assorbito “la coscienza comune”. Il rapporto uomo computer non è più controllato da un preciso linguaggio macchina fortemente contestualizzato e strutturato, abbiamo dato la possibilità alla macchina di decodificare il nostro linguaggio e volendo, comunichiamo con esso attraverso il comando vocale. Ma che idea può farsi un bambino della realtà se la sua esperienza si basa sull’uso incontrollato della macchina? La rete è frammentaria, ma il bambino non lo sa. Non è etico, ma possibile, esprimersi, divertirsi e apprendere semplicemente accendendo il personal computer. Attraverso esso possiamo inoltre intrattenere una conversazione con un aborigeno australiano o con un esquimese, possiamo scoprire il suo linguaggio non verbale e la sua cultura. Con questo strumento la comunicazione è presente, non vi è bisogno di spostarsi o di attendere giorni e settimane una lettera. La conversazione è simile a quella che possiamo stabilire incontrandoci ma perde una caratteristica fondamentale del “qui ed ora” il “qui”. La rete è in ogni luogo e i navigatori si incontrano percorrendola ma non sono in un nodo di essa, non sono nei cavi telefonici, non sono nel computer, dove sono i navigatori? Tutto ciò non interessa al padre di Lain, la bambina vuole un computer nuovo e lo avrà! La macchina è il futuro, il futuro è ora e il padre coscienzioso(?) non nega questa possibilità alla bambina. Lain da subito dimostra vero interesse per l’oggetto e la sete di conoscenza viene rapidamente soddisfatta, la dimestichezza con lo strumento aumenta rapidamente, ciò la rende sempre più sola ed emarginata dalla comitiva di compagne di scuola.”il wired [che è un evoluzione di internet nella serie] serve esclusivamente alla trasmissione delle informazioni, non è altro che uno spazio creato per comunicare, non deve essere confuso con la vita reale”. Queste sono le ultime parole del padre alla figlia, di li a poco la famiglia perderà la freschezza e il piacere del dialogo, Lain non comprenderà mai questa frase, forse impegnata com’era al computer non ha neppure sentito. L’avatar di Lain nella rete diventa sempre più ingombrante, sino a stravolgere la sua vita e i pochi rapporti sociali preesistenti. Il film alterna immagini 2D e 3D a riprese dirette di una grande città, probabilmente Tokyo. I disegni sono classici delle anime, la scenografia è intrisa di significato e la regia poco convenzionale ma di grande raffinatezza inebria. In un clima così creativo è stato pensato e realizzato questo anime tra più particolari degli ultimi anni. Ogni episodio si apre con una didascalia accompagnata da una voce elettronica e ridacchiante “present day, present time”, tutta la parte riguardante il mondo informatico è forbita, a tratti viene analizzata la storia della rete. Serial experiments lein ha avuto il coraggio di vomitare in faccia ai tanti giapponesi collegati a TV Tokyo questioni urgenti ma non di facile comprensione: che cos’è il progresso se non è seguito da un evoluzione culturale di massa? Se i net-game e simili possono influenzare lo sviluppo di un adolescente quali strategie educative possono considerarsi valide? La serie non aizza verso l’inquisizione tecnologia, crea una metafora della realtà senza dare giudizi. Esiste anche un gioco di questa serie accompagnato da un libro che descrive dettagliatamente i tredici episodi della serie, aiutando lo spettatore nella comprensione e fornendogli splendide tavole. Il gioco è stato creato come un "simulatore di rete", in cui il giocatore esplora la storia di Lain. Esso non è mai stato classificato e creatori non lo chiamano un gioco, ma "Psyco – Stretch – Ware". Il giocatore ha l’obiettivo di scoprire cosa è successo a Lain attraverso sessioni del suo diario, registrazioni e note del suo terapista. Vi sono alcune differenze tra i due prodotti: le amiche di scuola non sono presenti nel gioco, il terapista non esiste nelle anime e se nel gioco Lain si suicida per uscire dal Wired, nella serie il finale differisce. Lo sviluppo del video game e della serie è lo stesso, ma non avendo avuto successo il gioco in Giappone, non è stata sviluppata la versione europea, peccato!
Da ottobre verrà trasmesso ogni giorno su Cultoon( canale 703) di Sky

 CREDITI

Regia: Ryutaro Nakamura
Sceneggiatura: Chiaki Konaka basata sul manga omonimo di Ryutaro Nakamura
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 7 luglio 1998 (GIAPPONE)
 
          Interpreti principali –
La lista indica il doppiatore originale giapponese, il personaggio e fra parentesi il doppiatore italiano
Kaori Shimizu: Lain Iwakura (Perla Liberatori)
Ayako Kawasumi: Mika Iwakura (Barbara De Bortoli)
Ryûnosuke Ôbayashi: Yasuo Iwakura (Sergio Di Stefano)
Rei Igarashi: Miho Iwakura (Cristina Boraschi)
Yôko Asada: Arisu Mizuki (Federica De Bortoli)
Chiharu Tezuka: Reika Yamamoto (Alida Milana)
 
Produttore: Yasuyuki Ueda
Direzione Artistica Animazione: Masaru Satô 
Colonna sonora : Reiichi "Chabo" Nakaido