Archivio mensile:marzo 2008

Gli imperdibili in TV (31/03/08)

 
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Oggi siamo in diretta su Radio Aldebaran ! Tutti i lunedì alle 12.20 circa c’è una rubrica inserita nel programma "Ciak si Cinema" di Andrea Barabino. La rubrica si chiama "gli imperdibili" e segnala i migliori film in onda in tv (solo reti in chiaro) durante la settimana. I titoli vengono recensiti in diretta telefonica da Daniele Clementi.
Per ascoltare Radio Aldebaran : FM 8.88 – 91.3 – 92.9

" There will be blood – Il petroliere " di Paul Thomas Anderson (2007)

" There will be blood – Il petroliere " di Paul Thomas Anderson (2007)

Recensione di Daniele Clementi

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(c) Paramount

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Anderson cambia il suo stile estetico ma continua a privilegiare i contenuti, il suo nuovo lungometraggio è basato sul romanzo di Upton Sinclair "Oil!" e si rivela un ritratto duro e preciso dell’avidità del mercato del petrolio e di tutte le commistioni che derivano da questo sangue nero della terra che provoca da sempre morte e dolore per molti ed enormi ricchezze per pochi. La soluzione più brillante del film è il perverso rapporto che lega il petroliere ad un uomo di fede che sfrutterà la richezza della sua terra e la disperazione dei suoi fedeli per raggiungere le vette del potere, una carriera parallela a quella del protagonista che porterà entrambi ad un epilogo violentissimo ma ricco di significato metaforico. Un film duro e violento ma anche profondo e ragionato e non stupisce la vittoria di una statuetta per Daniel Day Lewis visto che tutta la storia regge esclusivamente sulla forza del suo personaggio. Un film di cui non va svelata una sola scena per potersi gustare questo affresco grezzo e sporco dei sentimenti umani, degli istinti più viscerali e dell’irreversibile agonia che produce l’avidità del potere. Un film che può educare e comunicare e che in un America del Nord come quella contemporanea può aiutare a capire e sentire molte cose.

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(c) Paramount

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(c) Paramount  (c) Paramount

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CREDITI
 

Regia: Paul Thomas Anderson.
Sceneggiatura: Paul Thomas Anderson tratta dal romanzo "Oil!" di Upton Sinclair.
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 26 dicembre 2007 (USA)
-Interpreti principali –
Daniel Day-Lewis : Daniel Plainview
Kevin J. O’Connor : Henry Brands
Ciarán Hinds : Fletcher Hamilton
Produttore: Paul Thomas Anderson e Daniel Lupi.
Colonna sonora originale: Jonny Greenwood.
Direttore della fotografia: Robert Elswit.
Montaggio: Dylan Tichenor.
Durata: 158 minuti.

" Il romanzo di un giovane povero " di Ettore Scola (1995)

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" Il romanzo di un giovane povero " di Ettore Scola (1995)

Recensione di Marina Pianu

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andare a scuola e’ quello che ha fatto rolando ravelli, che in questo regista
vede appunto un maestro. forse meglio noto al pubblico maggiore per la sua
interpretazione del "pirata" in televisione, il giovane esordiente si e’
fatto notare in questa ennesima produzione del maestro avellinese.

la critica non ha accolto benissimo il "romanzo", forse perche’ le
aspettative, soprattutto quando troppo a lungo deluse, tendono poi a
smontarsi davanti al prodotto finito. forse per l’ingombrante rubascena
dell’istrionico sordi, sempre uguale a se stesso, piccolo borghese
megalomane, fanfarone, molto, ma molto italiano medio, ma senza l’arte a cui
l’italiano medio potrebbe mai aspirare. forse, per certi aspetti (quelli
sordiani), il film rimanda alla memoria il tristissimo e amaro "un borghese
piccolo piccolo", e come quello e’ un’altra (piccola) storia di misfatti
piccolo borghesi. davanti alla molteplicita’ dei temi potremmo cavarcela
definendolo un "film poliziesco", poiche’ infatti di indagine si tratta. lo
spettatore non avra’ mai la gratificazione di un esito definitivo.

colpisce invece la resa introversa e complessa del giovane vincenzo in cui,
oggi piu’ che allora, molti giovani si riconosceranno: un precario fatto e
vestito, un precario che vive "bamboccionamente" con la madre gia’ anzianotta
e vedova, detentrice dell’unico assegno che puo’ mandare avanti la baracca,
la sua misera pensione sociale di 700mila lire. vincenzo, laureato in
lettere, ci prova assiduamente, ma la societa’ di un laureato letterato e
filosofo non sa che farsene. e si’ che, come sostengo da sempre, una
preparazione umanistica ti predispone a svolgere poi qualunque mestiere.
infatti, vincenzo se la cava egregiamente anche in attivita’ manuali
(reperito il giochino di un ex allievo, lo rimonta e lo fa funzionare).
grazie al tessuto sociale in cui vive da sempre, ottiene comunque un posto
presso il tipografo amico del papa’. vincenzo non ha tante ambizioni ne’ e’
tanto presuntuoso da rifiutare un’offerta al tempo stesso misera e generosa.
anzi, la possibilita’ di uscire dal tunnel della poverta’ gli ridona
speranza, gioia di vivere, e voglia di spendere (cosa che lo condannera’).

davanti alla sua chiusa e misera esistenza si oppone l’altra misera e illusa
esistenza del pensionato bartoloni (l’istrione di cui sopra), che, oppresso
da una obesa e dispotica quanto ricca moglie (no, non e’ shelley winters!),
spera solo di ringiovanire disfandosene, cullato dalla vana speranza di
ricominciare una nuova vita accanto alla bella e giovane marcella.
incoraggiato dunque dalla disperazione economico-esistenziale di vincenzo,
bartoloni lo tenta per renderlo complice del suo delittuoso progetto. a dire
la verita’, a noi non risulta mai del tutto chiaro fino a che punto vincenzo
rigetti la tentazione. lui stesso ci dice di averla "subita" per diverse
notti insonni e che solo la morte della signora bartoloni gli ha restituito
il sonno e la pace dell’anima.

siamo indotti a credere all’innocenza del giovane da diversi indizi: il
televisore che omaggia allegramente alla madre e’ comunque pagato a rate; la
gioia che palesa nel poter spendere finalmente e concedersi quei piccoli
lussi (come regalare un anello ad andreina) stride con una repentina caduta
nel crimine, e i lussi sono davvero molto piccoli, tali da non giustificare
l’improvvisa ricchezza promessa dal bartoloni. senza contare che la cifra,
integra ed esatta, ritrovata in camera sua, sembra escludere che sia la fonte
dell’improvvisa spendaccioneria. colpisce, tuttavia, ma non stona, la
ritrosia di vincenzo nel difendersi dal suo accusatore. davanti alla
prospettiva di rinascere alla vita con il nuovo lavoro, il rapporto felice
con andreina, e la conseguente apertura al mondo esterno si penserebbe che
l’ultima cosa che vincenzo voglia fare e’ di passare i prossimi 30 anni, i
migliori, in galera. perche’ dunque non si difende? perche’ esita a
coinvolgere la sua ragazza che sola puo’ testimoniare a suo favore?

adorabile e viva e’ la madre onorata, che temendo il giudizio dei vicini,
sparge voci false (e tendenziose) sul successo del figlio e per non destare
sospetti, continua a comprare detersivo per una lavatrice che non puo’
permettersi di far riparare. e’ lei, e non vincenzo, quella che esce affranta
dall’arresto e dall’indagine dei magistrati. e che dire poi dell’apporto,
sempre gradito, di andre’ dussollier? pacato, ironico, e denso di sottintesi
la sua presenza, sempre piu’ convinto dell’innocenza del giovane, ma non
abbastanza da tirarlo fuori dall’indagine. onesta performance anche da parte
della ferrari, senza infamia e senza lode, efficiente.

il messaggio finale, se proprio ne vogliamo trarre uno da questo "quadretto",
e’ che questa societa’ (vale negli anni ’90 ma anche oggi) non sa proprio che
farsene ne’ dei giovani ne’ dei vecchi. non pare tanto assurda l’ipotesi che
i due si alleino una volta tanto per buttar giu’ dal balcone il grosso grasso
ricco capitalista!

n.b. praticamente nulla a che vedere con l’omonimo romanzo di octave feuillet
che gia’ ispiro’ gia’ diversi film (guglielmo zorzi, 1921; abel gance, 1935;
marino girolami, 1958; cesare canevari, 1974).

"dal pavimento non si puo’ cadere" (bacio perugina)

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Regia: Ettore Scola
Sceneggiatura: Giacomo Scarpelli, Ettore Scola, Silvia Scola
Anno: 1995
Durata: 120′
Fotografia: Franco Di Giacomo
Musiche: Armando Trovajoli
Paese: Italia / Francia
Produzione: Les Films Alain Sarde, Massfilm

Interpreti e personaggi:
Rolando Ravello – Vincenzo Persico
Alberto Sordi – Signor Bartoloni
Isabella Ferrari – Andreina
Mario Carotenuto – Pieralisi (tipografo)
André Dussollier – Moscati (sost. procuratore)
Renato De Carmine – avvocato Cantini

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" Un bacio romantico – My blueberry nights " di Wong Kar-Wai (2007)

In occasione dell’uscita del film in Italia ripubblichiamo le recensioni del film di Wong kar Wai, realizzate per il dossier sul Festival di Torino (recensione di Livia Romano) e per il dossier sul Festival di Cannes (a cura di Daniele Clementi).

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TORINO 2007: " My blueberry nights " di Wong Kar-Wai (2007)

Recensione di Livia Romano

Se avete bisogno di una sana dose di affetto, dolcezze e favole..allora questo film potrebbe essere di vostro gradimento! Cosa c’è di più romantico di una storia d’amore nata tra un bancone e torte ai mirtilli??E cosa c’è di ancora più intenso se questa storia è fatta di cuori infranti, delusioni personali e porte chiuse??E  perchè non allontanare i due neo-innamorati(Jeremy-Jude Law- ed Elizabeth-Norah Jones) per poi poter concludere con bacio,che potrebbe competere con Via col vento? Decisamenete troppo per i miei gusti: una fiaba newyorkese,per altro con i rallenti più lunghi e frequenti della storia(se mandassimo il film a 2x durerebbe la metà!!), con una trama del tutto inconsistente (Elizabeth dopo una grossa delusione amorosa,"grazie" alle quale conoscerà Jeremy ,parte venendo a contatto con persone ancora più frustate di lei, dalle quali "impara" !?  e capisce la vita) e molto prevedibile, il tutto condito da una buona dose di precise casualità. Non si può negare che il regista lavori molto su una certa ricercatezza estetica(
inquadrature insolitei continuo movimento,immagini spesso sgranate o non a fuoco), ma , a mio parere, finisce con esasperarla troppo. Una pellicola "ovattata", con tanto di frasetta da "bacio perugina"nel finale….poesia del cinema classico americano pasticciata con uno stile da "video amatoriale", un roadmovie edulcorato fino all’esperazione, una torta ai mirtilli che se scartano tutti ci sarà un motivo!!!!!

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CANNES 2007: " My blueberry nights " di Wong Kar Wai 

Recensione di Daniele Clementi

Wong Kar Wai è oramai un’ autore quasi sacro del cinema di Hong Kong, ricordo ancora quando negli anni 90′ in Italia scoprimmo questo regista brillante ed innovativo con un film mal distribuito e faticoso da reperire come " Hong Kong Express ", ricordo che innamorato di questo nuovo regista ordinai per corrispondenza i suoi primi film, allora introvabili in Italia, come " As tears go by " e " Days of being wild ", ricordo infine la fatica all’epoca di comunicare l’importanza della "new wave" di Hong Kong ad un pubblico colto ma fiducioso solo del cinema classico di Zhang Ymou (" Lanterne rosse "). Quelli come me dovettero aspettare quasi dieci anni per vedere finalmente riconsciuto questo autore importante con un film persino meno emblematico dei precedenti come " In the mood for love ". A quel punto si cominciò a parlare di Wong Kar Wai come di una novità (che sofferenza per chi lo amava già !). Ora, dieci anni dopo la restituzione di Hong Kong alla Cina, tutto questo è cambiato, Wong Kar Wai ha finalmente deciso di lasciare quella Cina che negli ultimi dieci anni lo aveva violentemente castrato per la volta dell’impero della globalizzazione, la terra che non castra con la durezza di un sistem autoritario ma lo fa con la dolcezza della seduzione del benessere. L’ultimo film di Wong Kar Wai è una sorta di adattamento in chiave americana di tutto ciò che aveva già girato negli anni 80′ / 90′ ad Hong Kong il regista. Si sente la mancanza della ricera e dell’innovazione sostituita solo da qualche trasgressione visiva e da un’immagine patinata e modaiola. Wong Kar Wai oggi ripete se stesso di 15 anni fa e fatica ad integrare nella storia quei dettagli visivi e psicologici che hanno fatto grande il suo cinema come se in sostanza l’esperimento di questo film americano non fosse altro che una sorta di versione " Vogue " della gloriosa ed oramai digerita New Wave di Hong Kong. 

CREDITI

Regia: Wong Kar-Wai.
Sceneggiatura: Wong Kar-Wai e Lawrence Block.
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 28 novembre 2007 (FRANCIA)

Interpreti principali –
Jude Law : Jeremy
Norah Jones : Elizabeth
Natalie Portman : Leslie
Rachel Weisz : Sue Lynne
David Strathairn : Arnie 
Produttore: Stéphane Kooshmanian, Jean-Louis Piel, Jacky Pang Yee Wah, Wang Wei e Wong Kar-Wai

Colonna sonora originale: Shigeru Umebayashi e Ry Cooder.

Direttore della fotografia: Darius Khondji.
Montaggio: Non accreditato.
Durata: 111 minuti.
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Anticipazioni: " Iron Man " (2008) – Rivelate le immagini del nuovo film

Anticipazioni

" Iron Man " (2008)

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(c) Paramount pictures

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Il primo adattamento cinematografico di Iron Man uscirà il primo maggio 2008 in Italia ed il 2 negli Stati Uniti (una delega straordinaria è stata rilasciata in considerazione delle festività europee). La sceneggiatura è stata scritta da due coppie di screenwriter molto noti ad Hollywood: Mark Fergus e Hawk Ostby (Children of man) e la coppia Art Marcum e Matt Holloway (Punisher war zone). La regia è stata curata da Jon Favreau (Zathura). Per la parte di Tony Stark/Iron Man vedremo Robert Downey Jr. (che comparirà sempre nel ruolo di Stark anche in una sequenza del film "The incredible Hulk"), l’inseparabile amico di Stark ovvero la sua guardia del corpo di colore Jim Rhodes sarà interpretato da Terrence Howard mentre l’eterna fidanzata Pepper sarà Gwyneth Paltrow. L’antagonista sarà Iron Monger e verrà interpretato dal carismatico Jeff Bridges, infine il film si potrà avvalere della preziosa presenza di Samuel Jackson nella parte del leader dello Shield Nick Fury, non è da escludere in un prossimo futuro (2009) un film dedicato a questo personaggio e proprio interpretato dallo stesso Jackson.
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(c) Marvel  (c) Marvel

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(c) Marvel  (c) Marvel

Speciale su Radio Aldebaran (26/03/08)

Oggi alle 12.20 su Radio Aldebaran all’interno del programma di Andrea Barabino, Daniele Clementi parlerà dell’ingresso al Cinema di un famoso personaggio dei fumetti indovinate chi ?

(c) Marvel Comics

" Le scaphandre et le papillon – Lo scafandro e la farfalla " di Julian Schnabel

" Le scaphandre et le papillon – Lo scafandro e la farfalla " di Julian Schnabel

Recensione di Daniele Clementi

Ripubblichiamo la recensione del film di Julian Schnabel, realizzata per il dossier sul Festival di Cannes, in occasione dell’uscita del film in Italia.

 

 

Terzo lungometraggio della carriera di Julian Schnabel, arista e gallerista della scuola di Andy Wharol, grande intellettuale di New York che si è convertito alla regia cinematografica circa dieci anni fa con il film promettente " Basquiat " seguito dopo molti anni dall’intenso " Prima che sia notte ". Terza biografia di Schnabel che questa volta sceglie una vita straziante ed emozionante, la prova di grande coraggio del direttore del giornale francese " Elle " che sconvolto da una rarissima malatia riuscirà a scrivere uno splendido libro da cui è tratto il film dettando il testo con la sola parte del corpo ancora in grado di comunicare : il suo occhio destro. la prima parte del film è di ottima fattura con alcune sequenze in prima persona davvero da brivido, scade leggermente nella seconda parte dove l’autore sceglie di rivelare il volto del protagonista idea necessaria ma che rovina l’incanto sperimentale della prima parte. Il film commuove senza mai essere ne sdolcinato ne ideologico o canonico rivelando una personalità forte ed un grande carattere linguistico e confermando la scelta di Schnabel di girare film molto raramente e solo se di fronte ad una buona storia assolutamente vincente.

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Gli imperdibili in TV (24/03/08)

 
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Oggi siamo in diretta su Radio Aldebaran ! Tutti i lunedì alle 12.20 circa c’è una rubrica inserita nel programma "Ciak si Cinema" di Andrea Barabino. La rubrica si chiama "gli imperdibili" e segnala i migliori film in onda in tv (solo reti in chiaro) durante la settimana. I titoli vengono recensiti in diretta telefonica da Daniele Clementi.
Per ascoltare Radio Aldebaran : FM 8.88 – 91.3 – 92.9

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" The silent flute – Circle of iron – Messaggi da forze sconosciute " di Richard Moore (1979)

 
" Flea Market "
Film rari e dimenticati
A cura di Daniele Clementi
 

" The silent flute – Circle of iron – Messaggi da forze sconosciute " di Richard Moore (1979)

 
 
 

Così come per " Knightriders " di George A. Romero anche questo film è un caso più unico che raro e poco importa che sia pieno di difetti di sceneggiatura e qualche pasticcio in fase di montaggio, si tratta pur sempre di un "pezzo unico", una di quelle cose che si possono giusto trovare in un caro vecchio "mercatino delle pulci".
Prima di tutto è bene precisare che il titolo italiano del film "Messaggi da forze sconosciute" non ha nessuna attinenza con la trama, fu scelto probabilmente per questioni di mera suggestione commerciale. La storia dei due titoli inglesi è diversa invece, il film è tratto da un soggetto scritto da Bruce Lee e dal suo studente di arti marziali James Coburn (l’attore cinematografico) alla fine degli anni 60′, quando Lee viveva ancora in America e prima che diventasse famoso per i suoi film di arti marziali girati ad Hong Kong. La storia avrebbe dovuto mostrare un saggio guerriero orientale non vedente ma di incredibile talento ,che usa il flauto come unica arma di difesa ed offesa, un flauto che dunque non suona mai (da qui il titolo del soggetto "The silent flute"). James Coburn avrebbe dovuto interpretare il ruolo di un guerriero in cerca di una grande maestro di arti marziali custode del più prezioso libro che sia mai stato scritto. Il film non si fece mai e Bruce Lee non guadagnò nemmeno un centesimo dai diritti della storia che venne parzialmente usata per creare il personaggio protagonista del serial "Kung Fu" interpretato da David Carradine. Dopo la morte di Bruce Lee questo soggetto divenne preziosissimo (manco a dirlo) e gli americani senza dare nuovamente un centesimo alla famiglia di Lee lo riutilizzarono per realizzare un lungometraggio dal titolo "Circle of iron", solo dopo una causa legale riconobbero la paternità non accreditata di Bruce Lee e per fare ammenda fecero nuovamente circolare il film con il titolo "The silent flute". Il ruolo che avrebbe dovuto impersonare Bruce Lee andò a David Carradine (oltre al danno anche la beffa, visto che aveva già rubato la parte a Lee per "Kung Fu") mentre la parte di James Coburn andò allo sconosciuto Jeff Cooper. Nonostante la triste storia legale che riguarda il film la trama merita una segnalazione. Il film parte come un classico film di arti marziali di serie b, infarcito di scenografie scadenti ed abiti raffazzonati e senza alcuna attinenza storica, ma rivela ben presto una sua natura spirituale (merito del soggetto originale di Bruce Lee) che lascia stupiti, non si potrà mai parlare di un capolavoro poichè i limiti del film sono evidentissimi ma alcune idee di fondo sono davvero originali. Cord parte per un viaggio inziatico alla ricerca di un potente guerriero che custodisce un grande tesoro, un libro dal contenuto segreto. Durante il suo viaggio Cord sarà costretto a superare delle prove ed affrontare dei pericolosi guerrieri :un uomo scimmia che simboleggia la bestialità degli esseri umani, un saggio guerriero cieco che suona un flauto (nella versione definitiva il flauto non è più silenzioso … sigh!), un uomo pantera che simboleggia la paura della morte ed uno strano individuo che vive immerso nell’olio in attesa che lo stesso liquido lo privi dei propri attributi sessuali e lo liberi dalle tentazioni della carne. Cord violerà il suo giuramento di castità con una bella concubina che il marito deciderà di uccidere dopo averla donata al guerriero (costringendolo a scoprire l’amore e l’odio). Cord troverà il marito assassino ma non lo ucciderà giudicandolo l’ultima prova da superare prima dell’incontro con il suo più grande rivale (un carismatico Christopher Lee) che si rivelerà un pacifico monaco in possesso di un libro fatto di specchi. Appreso che l’unica ricompensa del suo viaggio è la scoperta di se Cord tornerà dal suo amico flautista ed insieme danzeranno al suono di un flauto (che all’origine era silenzioso … doppio sigh!). Un film unico non per la sua bellezza ma per la storia che lo riguarda e per la sua reperibilità ormai ridotta allo zero. Una chicca da mercatino delle pulci per pochi curiosi e profondamente cinefili. Quentin tarantino ha reso omaggio al film in una sequenza di "Kill Bill vol. 2" dove David Carradine racconta ad a Uma Thurman davanti ad un fuoco una favola molto simile alla trama di questo lungometraggio uno dei tanti omaggi nascosti nel film alla memoria di Bruce Lee).
Nelle foto qui di seguito potete vedere un fotogramma del film e subito sotto un fotogramma di "Kill Bill Vol.2" di Quentin Tarantino.
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CREDITI
 

Regia: Richard Moore.
Sceneggiatura: Stirling Silliphant e Stanley Mann.
Tratto da un storia originale di Bruce Lee, James Coburn e Stirling Silliphant
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 19 gennaio 1979 (USA)
-Interpreti principali –
David Carradine : Il viandante cieco, l’uomo scimmia, la morte e Changsha.
Jeff Cooper : Cord
Christopher Lee : Zetan
Roddy McDowall : l’uomo vestito di bianco
Eli Wallach : l’uomo nell’olio
Produttore: Sandy Howard e Paul Maslansky.
Colonna sonora originale: Bruce Smeaton.
Direttore della fotografia: Ronnie Taylor.
Montaggio: Ernest Walter.
Durata: 102 minuti.

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" Anda muchacho, spara ! " di Aldo Florio (1971)

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" Anda muchacho, spara ! " di Aldo Florio (1971)

Recensione di Marina Pianu

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uno straniero approda in un villaggio di minatori. non si sa chi sia, non si
sa da dove venga; si sa solo che prima di ammazzare "chiacchiera" e che sono
le sue "chiacchiere" a indurre l’interlocutore a estrarre la pistola (e farsi
ammazzare). ha una mira micidiale, anche se preso da dietro, anche se preso
alla sprovvista, e’ sempre lui ad avere la meglio. e poi, chissa’ come mai,
pronuncia sempre un nome che fa allampanare: emiliano. zapata?

gli spaghetti western hanno acquistato prestigio nel corso dei decenni.
all’epoca, quando uscivano, il grande pubblico li viveva come un surrogato
dei "grandi" western americani, qualcosa che passava il convento ma che
distava anni luce dagli originali aborigeni. col tempo abbiamo imparato ad
apprezzarli (forse grazie anche agli omaggi resi dal cinema giapponese). gli
spaghetti western non sono solo sergio leone, che pure e’ stato un grande e
un "caposcuola". sono anche corbucci, damiano damiani, sergio sollima, ecc.
sono principalmente il western classico privato della sua retorica "buoni /
cattivi", reso piu’ scruciante dal cinismo dei cattivi, dall’imperfezione dei
buoni, dal sesso esplicito (per l’epoca) e da una sottile e pervasiva ironia,
non di rado anche con una valenza di critica socio-politica.

"anda muchacho", oltre ad avvalersi dell’avvenenza di fabio testi (raul bova,
ciucciati il calzino), che a molti western ha prestato il fisico, presenta
alcuni spunti interessanti e non di poco rilievo per l’epoca
post-sessantottina: le autorita’ politiche sono asservite agli interessi
economici, predatori e usurpatori (i prepotenti sono gringo, i depredati sono
i minatori locali). chi cerca di aiutare i derelitti e difendere i loro
diritti finisce ai lavori forzati (giustizia di parte). chi ruba in realta’
e’ un raddrizzatore di torti subiti e un riequilibratore delle forze sociali
(anche se la sua motivazione contingente e’ la vendetta per l’amico). infine,
ma non ultimo, le donne non si sottomettono volentieri al ricco e potente e
diventano eroine in prima persona salvando a loro volta il raddrizzatore di
cui sopra (che poi lui sia un gringo pure lui non le dissuade dal volerlo
seguire).

l’eroe ci piace perche’ e’ asciutto (come quasi tutti gli eroi degli spaghetti
western), parla solo l’indispensabile, e le sue azioni appaiono motivate e
giustificate solo man mano che i flashback si schiariscono ai nostri occhi.
la vistosa falsita’ della truculenza (il sangue appena spalmato sui suoi
muscoli) ci consente un distacco sano e ironico che ci fa accettare la
vendetta con un gran sghignazzo. eppure, nonostante le risate, seguiamo le
vicende con viva partecipazione, malgrado noi stessi, e ammiriamo tanto la
pacata saggezza del vecchio quanto l’apparente asessualita’ dell’eroe
(jessica lo segue si’, ma "come un bimbo segue un aquilone").

tenete d’occhio "tele turchino": a tarda notte ce ne sciorina un bel po’…

segnalazione: un sito wiki di spaghetti western a cui potete collaborare:
http://www.spaghetti-western.net/index.php

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Regia: Aldo Florio
Sceneggiatura: Bruno Di Geronimo
Uscita: 16 agosto 1971
Durata: 105′
Paese: Italia / Spagna
Produzione: Copercines, Cooperativa Cinematográfica

Personaggi e interpreti:
Fabio Testi … Roy Greenford
Eduardo Fajardo … Redfield
Massimo Serato … Emiliano
Luciano Pigozzi … Manolo
Daniel Martín … Minatore
Charo López … Jessica
José Calvo … Joselito
Ben Carra … Lawrence