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FEFF 08: “ The assembly “ di Feng Xiaogang (Cina 2007)

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“ The assembly “ di Feng Xiaogang (Cina 2007)

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Recensione di Daniele Clementi
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Sono lontani i tempi in cui la propaganda si faceva con l’iconografia maoista e con il perfetto ritratto della classe operaia cinese, quei tempi sembrano lontani ma in realtà sono tuttora latenti nello sguardo e nella forma compositiva dei nuovi registi commerciali cinesi. Questo film è stato presentato come il primo film di guerra cinese non propagandistico ma in verità questo slogan è quanto di più contraddittorio si possa leggere in paragone con il film. La propaganda in questo film c’è senza alcun dubbio dalla prima all’ultima scena solo è più sottile e moderna, perfettamente adattata ai tempi e pienamente speculare allo sguardo di propaganda dei nuovi film di guerra americani che pur criticando parzialmente il governo e la guerra spesso elogiano i valori del singolo solo per evidenziare il relativo riconoscimento dello stato. Seppure il regista sottolinei una critica umana al sistema governativo cinese vi si riconcilia pienamente nel finale con una classica cerimonia militare in onore degli eroi caduti. Lo stesso succede per questo film che inizia come una naturale evoluzione cinese del nuovo cinema bellico internazionale. I primi minuti del film evocano gli storici 30 minuti iniziali di “Salvate il soldato Ryan”, per intenderci gli unici degni di nota del film di Spielberg e non mancano riferimenti evidenti al capolavoro (anche lui propagandistico in determinati termini) sudcoreano “Tae Gu Ki”.
Il film è la ricostruzione cruda ma pur sempre romanzata di un eroe nazionale Gu Zidi e dei suoi uomini che durante la guerra civile del 1948-49 si opposero alle forze del Kuomintang. Gli uomini di Gu dovevano difendere una miniera e battere in ritirata solo dopo aver sentito il suono dell’adunata. Quella tromba non venne mai suonata per ordine del superiore di Gu che mandò al macello questi soldati. Il film si divide in tre parti distinte: la prima è la guerra civile ed il sacrifico degli uomini di Gu , la seconda si ambienta nel 1950 e racconta di una missione cinese finalizzata ad opporsi all’alleanza fra Stati Uniti e Sud Corea che costerà la vista al nostro eroe dopo aver perso l’udito nella battaglia del 49, la terza parte è una vera e propria ricerca da parte di Gu dei corpi e dei nomi dei soldati che morirono in quella inutile lotta sacrficale includendo la sua rabbia e la sua rivincita espressa dalla cerimonia finale di assegnazione della medaglia al valore da parte dello stato maggiore cinese.
Il film non manca di critiche al sistema militare cinese ma si parla pur sempre del 1950, cioè di una classe dirigente completamente scomparsa ed è quindi piuttosto innocuo sul piano politico, la posizione finale espressa dal governo cinese con la medaglia al valore rimette in moto invece la linea propagandistica e ridimensiona le responsabilità del massacro al singolo superiore di Gu liberando il partito da qualsiasi complicità. Insomma la propaganda c’è ma non si vede, tempi che cambiano, propaganda che viene.
Detto questo il film è molto ben curato, si avvale di un ottimo cast sia tecnico che artistico e non manca di regalare alcune genuine emozioni, si tratta comunque di un buon film di guerra che merita delle lodi per l’accuratezza e la qualità della confezione.

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