Sono passati ben 14 anni prima di una corretta diffusione in Europa di questo film rivoluzionario di Wong Kar Wai, forse dal punto di vista estetico il più importante della sua carriera ad Hong Kong.
Quando alla fine degli anni 90′ in Italia eravamo ancora in pochi a sostenere questo regista ed il cinema di Hong Kong come risorsa per il futuro, uno dei film che più ci spingeva a tanta difesa passionale era proprio questa pietra preziosa, quasi impossibile da vedere e da trovare, di cui si diceva esistessero molteplici versioni, nessuna delle quali definitiva.
Insomma questo film era un icona preziosa su cui in tanti hanno basato la loro esperienza esplorativa nel cinema di Hong Kong, con l’avvento del dvd finalmente fu possibile trovare una versione (pessima) americana piena di tagli e deformazioni ma sufficente per capire l’enorme importanza che questo film avrebbe avuto nella storia del cinema asiatico e quale influenza stava apportando ,nonostante la sua difficile reperibilità, in occidente. Vedere questo film restaurato e montato in una versiona definitiva al festival di Cannes è un pò un riconoscimento per tutti quelli che hanno sempre difeso l’industria di Hong kong e sostenuto la sua importanza nella storia del cinema. C’era aria di festa nella sala in cui si stava per proiettare il film, c’erano tutti i nomi che hanno contato qualcosa nella lotta per la scoperta del cinema di Hong Kong in Europa ed anche qualche nome importante per gli Stati Uniti, allo spegnersi delle luci poi il clamoroso applauso è stato quasi liberatorio, il film che ha segnato almeno una generazione di nuovi critici e cinefili stava per essere mostrato finalmente nella sua versione definitiva.
Negli anni 90′ il cinema di Hong Kong era condizionato molto dai racconti d’azione ed una storia di cavalieri erranti come questa era un classico puro, ciò nonostante il modo con cui Wong Kar Wai scelse di raccontare il film era rivoluzionario. La dove i registi velocizzavano con la tecnologia le scene di battaglia per renderle più dinamiche, lui le rallentava all’inverosimile, la dove si prediligeva l’azione rispetto all’introspezione, lui si soffermava su conflitti psicologici sofisticati espressi tramite un ricco percorso di immagini metaforiche. Il film wuxiapian di Wong Kar Wai era qualcosa che nessuno aveva mai visto e che nessuno ha più avuto il coraggio di ripetere. I film dello stesso genere arrivati dopo come "La tigre e il dragone", "Hero" o "La foresta dei pugnali volanti" erano tutti una regressione stilistica rispetto a questo film. La storia è un percorso emozionale e sensoriale non sempre troppo chiaro e definito dove le emozioni interiori contrastano violentemente con le cruente scene di battaglia mostrate spesso a rallentatore con musiche lontane anni luce dalle convenzioni del genere. Il caleidoscopio di personaggi è tenuto insieme da una sola figura un guerriero in eremitaggio nel deserto che riceve in visita altri guerrieri, assassini e principesse con cui ha dialoghi brevissimi a fronte di lunghissimi monologhi interiori. Il cast del film poi riunisce i nomi più importanti del cinema di Hong Kong del perido incluse alcune delle star più importanti di oggi, inevitabile ricordare l’interpretazione del protagonista ,il rimpianto Leslie Cheung, che unisce le storie e le battaglie in una sola sinfonia di emozioni e bellezza. Non si può dire di conoscere davvero il cinema di Hong Kong se non si è visto questo film.
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