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NYMPHOMANIAC VOLUME II di Lars Von Trier, Danimarca 2014


 

Forse qui deluderò chi vorrebbe condannare senza speranza Lars Von Trier ma non posso assolutamente bocciare l’ambizioso e provocatorio porno dramma del regista danese ed ora che è finalmente uscita la seconda ed ultima parte direi che l’opera nella sua completezza non è poi così male. Naturalmente stiamo parlando di un film medio del regista danese e quindi non sarà probabilmente la pietra miliare della sua carriera, naturalmente la provocazione/trovata pubblicitaria delle nudità in taglio pornografico contribuiranno a rendere meno diffuso negli ambienti più formali ed accademici il film ma resta il fatto che Lars Von Trier ha fatto il suo lavoro d’autore in modo pulito, preciso e perfino più chiaro di tante altre occasioni. In fin dei conti la condanna alla nudità integrale, alla raffigurazione in scena del sesso e della perversione daranno fastidio a tanti bigotti moralisti ma non è in alcun caso il problema del film almeno non dal punto di vista etico e culturale. La critica che si può muovere più concretamente è caso mai la banalità di alcuni dialoghi che pur essendo molto alti risultano talvolta perfino asettici e banali, trovo infatti molto più fastidiose le disgressioni filosofiche  e letterarie che il film si concede delle scene pornografiche in tutta la loro spregiudicata furbizia commerciale. L’oscenità, se proprio la si vuole trovare, può stare di più nella gratuità di alcune riflessioni pseudo filosofiche e sociologiche che lasciano un pochino il tempo che trovano e che solo in alcuni casi sono abbastanza interessanti ed originali da obbligare lo spettatore a fermarsi a riflettere, più spesso sono un catalogo di nozioni che accompagnano e danno lustro alla “scopata” che le precede o le segue. La qualità degli attori e le capacità di regia di Lars Von Trier sono invece come sempre una garanzia per uno spettatore in cerca di un prodotto più alto della media ed anche alcune scelte di taglio registico sono davvero notevoli e sopra la media europea contemporanea. Alla fine considero “Nymphomaniac” un tentativo intelligente di commercializzare il cinema d’autore dove il più grande errore non sta tanto nella pornografia ma nella scelta di dover spiegare esplicitamente ed intellettualmente la stessa lasciando troppo poco su cui lavorare allo spettatore.

Daniele Clementi

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NYMPHOMANIAC VOLUME I di Lars Von Trier, Danimarca (Berlinale 2014)

Lars Von Trier racconta senza autocensure la vita di una donna chiamata Joe fra sesso, morte e matematica. Un film duro, razionale, crudele ed almeno per l’autore liberatorio. Il ritorno dell´ambizioso regista danese passa per una narrazione psicologica e scientificamente clinica delle condizioni della psiche intervallata da scene che più che pornografiche sembrano il frutto di un logico e freddo documentario sulla meccanica del rapporto sessuale. Il film, divertito e divertente a tratti, si snoda attraverso un caleidoscopio di personaggi tormentati e devastati dal dolore o dal sesso, si lascia poi allo spettatore il gusto di riconoscere tutti gli attori famosi che compaiono nel film. Se Bergman non aveva bisogno di mostrare il sesso o la sessualitä per raccontarlo (“Persona”) Lars Von Trier ha bisogno di mostrarlo clinicamente per poterne fare a meno nella profondità del racconto, in sostanza un film sul sesso che compare nella sua forma piü vuota e miserabile per spingere l´immaginazione del pubblico oltre la superfice e costringerlo a guardare l´oscuro che si annida in lui o quantomeno nel regista.
Daniele Clementi