Recensione di Livia Romano.
Una ninna nanna…una guerra..un libro di fiabe, un patrigno/dittatore,una bambina e la magia per raccontare una storia dell’orrore non così lonatana dalla realtà. Un film molto denso in cui si mescolano ideali e superstizioni, giochi e fuochi, sogno e realtà, vita e morte, delineando un inestricabile labirinto.Al regno sotterraneo di Ofelia, s’oppone il mondo crudo e spietato del capitano Vidal, integerrimo e fedelissimo franchista, che cerca di stanare un gruppo di partigiani nel nord del Navarra.Tre sono le prove che deve affrontare la piccola "Chichiro" nella sua "città incantata", come tre sono le guerriglie partigiane. Il gioco di complementarietà e tensione tra i due mondi, caratterizza tutto il film, anche il finale lascia irrisolta questa realtà che va ben oltre la fiaba, senza tralasciare esplicite allusioni alla quotidianeità, indirizzando il nostro sguardo dalla Spagna all’ Iraq…ma accompagnandoci con una dolce nenia. E’ dunque facile intravedere nella scelta della guerra civile spagnola, come ambientazione e tempo diegetico della storia, un classico espediente per parlare sì della contemporaineità, ma allo stesso tempo del passato o meglio di tutte le guerre che da sempre uccidono bambini e con essi, i loro sogni. La domanda con cui , personalmente, mi ha lasciato il film è se sia ancora possibile sognare e giocare, per chi vive l’infanzia in un mondo devastato dalla cruda realtà della guerra.
Il film è stato presentato al Torino Film Festival 2006.
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