BIOGRAFIE A CONFRONTO: MARLENE DIETRICH E LENI RIEFENSTAHL
di Elisa Lubiano
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L’ascesa di Hitler
Dopo L’Angelo Azzurro, Marlene Dietrich inizia a lavorare in America per la Paramount, girerà Marocco che, nello stesso anno 1930, le varrà la nomination all’Oscar come migliore attrice. Marlene però è decisa a tornare in Germania, la madre l’aspetta ma a Berlino tutto è cambiato. Celebre è la frase della stessa, entrata nel gergo: “Io ho ancora una valigia a Berlino”. Alla Dietrich sta per scadere il passaporto ma lei è intenzionata a prendere la cittadinanza americana. Le ragioni di questo si devono ricercare nel fatto che l’attrice non intende abbandonare Sternberg, ebreo e anti-nazista; inoltre, nel 1932, ricevette una lettera contenente la minaccia di rapire sua figlia Maria e la polizia americana non può fare molto per proteggerla perché è cittadina straniera. Si reca così all’ Ambasciata tedesca per richiedere un nuovo passaporto, avere i documenti in regola e poter richiedere la cittadinanza. Viene accolta dall’ ambasciatore in persona il quale la invita a ritornare a Berlino dove il Führer l’aspetta per farla diventare l’icona del cinema di regime. La Dietrich, cautamente, non rifiuta esplicitamente ma dichiara di non poter accettare in quanto legata da contratto, anche se ciò non era affatto vero. Questa piccola bugia fu pronunciata per proteggere da eventuali ripercussioni di un suo atteggiamento troppo sfrontato sua madre, residente a Berlino. La Dietrich non farà alcuna battaglia diretta contro Hitler, neanche durante la guerra anche se il suo atteggiamento fu più che esplicito. La Dietrich ottenne la cittadinanza americana il 6 marzo 1937.
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Nel febbraio del 1932 Leni Riefentahl va a un comizio di Adolf Hitler, è il primo della sua vita, non si era mai interessata di politica. Prende questa decisione incuriosita dai molti manifesti appesi lungo le strade di Berlino. Come molte altre persone presenti, anche Leni Riefenstahl subisce il fascino di quest’uomo. Parla del discorso, che aveva ascoltato allo Sportplast, con molti amici, alcuni dei quali ebrei. Da quel momento inizia a diffidare di alcuni aspetti del nazionalsocialismo. Incuriosita dal personaggio politico decide di scrivergli una lettera dove esprime il desiderio di conoscerlo. Pochi giorni dopo Hitler la contatta per riceverla, fu molto lieto di fare conoscenza con la regista perché ne apprezzava la sua arte e, in quella occasione, promise alla Riefenstahl che il giorno in cui lui sarebbe stato eletto, l’ avrebbe voluta al suo fianco per realizzare i suoi film. Leni a quelle parole risponde che sarebbe stato impossibile perché era decisa a realizzare solo ciò che più le era congeniale, inoltre, aggiunge che non si sarebbe iscritta al suo partito perché non condivideva i pregiudizi razziali.
Dopo questo incontro la Riefenstahl parte per girare un film in Groenlandia. Al suo ritorno in patria incontra nuovamente Hitler, che di lì a poco presta giuramento come Cancelliere nella camera del Reichstag, sotto gli sguardi e gli applausi di migliaia di sostenitori del nazismo (5). La simpatia di Hitler per la Riefenstahl suscita molte invidie: questa donna anziché occuparsi del bucato e dei bambini era la regista prediletta del Führer e, per di più, non era neanche iscritta al partito. Il Führer mantiene la promessa e chiede alla Riefenshal di realizzare un film sul congresso del partito a Norimberga. In un primo momento la Riefenstahl rifiuta la proposta poi, data l’insistenza di Hitler, accetta.
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Questo film viene intitolato “Il Trionfo della Volontà”, titolo scelto da Hitler. Il lungometraggio darà molte noie alla Riefenstahl nel dopoguerra perché è considerato un film di propaganda. Nelle intenzioni della regista invece c’era solo il proposito di realizzare un documentario sulla politica. Al processo è assolta. A questo film seguirà un cortometraggio riguardante la Wehrmacht. Viene poi contattata dal segretario generale del comitato organizzatore dell’undicesima edizione dei giochi olimpici per riprendere l’evento, la Riefenstahl trova la proposta interessante. La Riefenstahl e la sua squadra riescono a girare innovative e splendide immagini, la Riefenstahl non si piega mai ai desideri del Führer di evitare di inquadrare i concorrenti di colore. L’intervento di Hitler fu decisivo in molti casi per via delle invidie delle SA e del Ministero per la Cultura e per la Propaganda (6) che provocarono alla Riefenstahl non poche noie. Il film esce il 20 aprile del 1938 grazie all’astuzia della regista. Infatti, l’uscita del film viene rimandata dalla primavera all’estate, momento poco indicato per promuovere un film. Il successo fu enorme, e come poteva essere diversamente? Presentato in concorso a Venezia dove vinse il la coppa Mussolini (Leone d’oro dell’epoca) (7) . Dopo questo successo la Riefenstahl partì per un viaggio negli Stati Uniti. La vacanza è costellata da grandi delusioni, arrivata a Hollywood non è accolta come d’abitudine, è umiliata e cacciata. Tutto ciò appariva incomprensibile alla Riefenstahl fin quando non scoprì cosa era avvenuto in Germania la notte del 9 novembre: il pogrom di novembre (8).
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NOTE