" Io non sono qui " di Todd Haynes
Recensione di Marina Pianu
nove anni fa la storia lampeggiante di brian slade / maxwell demon,
personificazione fittizia di david bowie; sullo sfondo un quadro complesso
della scena glitter anni ’70. molti anni prima, ralph bakshi realizzo’
"american pop", exursus musicale attraverso generazioni di personaggi
facilmente identificabili in vere personalita’ musicali (per es., lou reed e
janis joplin) in fluide sequenze diacroniche. oggi, per mano del regista di
"velvet goldmine" (1998), arriva "i’m not there", sei ipotesi di ritratto del
menestrello folk / beat, ma anche ritratto di un decennio.
un hobo bambino parte da riddle (enigma) in un’america a cavallo tra la
depressione e la fine degli anni ’50 saltando da un treno all’altro in cerca
di fama e gloria; uno pseudo-phil ochs piomba nel mondo folk come una meteora
(e intrattiene breve relazione con pseudo-joan baez) per poi rinascere
cristiano; pseudo-arthur rimbaud sputacchia provocazioni davanti a un
poliziotto (e a noi); pseudo-kris kristofferson (quello vero e’ la voce
narrante!) attraversa l’america del vietnam, dal sottobosco del village al
conformismo hollywoodiano; pseudo-bob dylan in tournee a londra gioca con i
fab four, schifa la stampa di genere, si stressa di psichedelia, incontra il
guru perfetto e finisce nel tritacarne dell’industria; infine, uno
pseudo-billy the kid vecchio ritorna a riddle (enigma), a cavallo tra ‘800 e
‘900… tutte facce contraddittorie e ambigue della stessa medaglia.
un viaggio surreale, enigma allucinogeno tra le ipotesi di ritratto, nessuna
delle quali corrisponde al personaggio (io non ci sono, appunto); un ritratto
che sarebbe piaciuto a bontempelli (nostra dea) e a pirandello (uno nessuno
centomila); l’io (che non c’e’) si riverbera in sei vite differenti, con un
tratto in comune: l’amore per la musica. a qualcuno non e’ piaciuto che
nessuno, a parte cate blanchett, potesse sia pur lontanamente assomigliare a
bob, ma quel qualcuno non ha letto il titolo del film. tanto irrilevante e’
la somiglianza fisica, o anche gestuale, che quando appare il viso di
charlotte gainsbourgh, mi aspettavo davvero che fosse la quinta incarnazione
del menestrello, mentre il personaggio a cui guardare era il corpulento
robbie, il meno somigliante di tutti (a riprova?).
come un quadro espressionista, il ritratto emerge non solo nella rifrazione
dei sei personaggi (pirandello?), ma anche nel continuo intersecarsi fra
storie, alternando bianco e nero con colore, la testimonianza postuma con la
rievocazione del passato, un passato in cui il presente (quello degli anni
’70) s’infiltra come pat garrett a enigma (riddle) con la sua minacciosa
autostrada (pat che sembra la versione vecchia di ginsburg ma ha la faccia
del giornalista antagonista di "rolling stone") per riportare l’eroe sulla
retta via. ciclico passaggio, ciclici personaggi, motocicli: billy inizia il
viaggio "on the road" sulle rotaie per ritornare al woody iniziale, e "on the
road" jude si schianta con la moto (nessun timore, non muore, i sogni restano
per sempre).
piu’ che folk (disconoscimento a piu’ voci, nonostante l’irreale veglia al
capezzale del vero woody guthrie, ma meno vero di "alice’s restaurant"), il
non-dylan e’ soprattutto beat, indirizzando versi dissacranti (ma poco
"url"ati) ad un crocefisso insieme allen ginsburg, scorreggia. un quadro
multiforme e cangiante accompagnato da una colonna sonora ricchissima (alcuni
brani interpretati da altri artisti, compresa la gainsburgh) che non puo’
deludere il fan appassionato, anche perche’ la geniale frammentazione
racconta molto di piu’ di qualunque biopic tradizionale. le interpretazioni
sono tutte mirabili, anche se la parte del leone la fa cate blanchett, come
dimostra anche il premio a venezia. particolare nota merita invece, a mio
parere, marcus carl franklin.
p.s. auguri, charlotte, buona guarigione!!!
"What folk music is… is based on myths and the Bible and plague and famine
and all kinds of things like that which are nothing but mystery and you can
see it in all the songs… All these songs about roses growing out of
people’s brains and lovers who are really geese and swans that turn into
angels… and seven years of this and eight years of that and it’s all really
something that nobody can touch…. are not going to die."
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Titolo originale: I’m not there
Regia: Todd Haynes
Produttori: Christine Vachon, Jeff Rosen
Sceneggiatura: Todd Haynes, Oren Moverman
Cast: Christian Bale, Cate Blanchett, Charlotte Gainsbourg, Richard Gere,
Heath Ledger, Julianne Moore
Musica: Bob Dylan (vari esecutori)
Distribuzione: The Weinstein Company, Bim
Durata: 135′
Paese: U.S.A.
Colonna sonora:
"All Along The Watchtower", Eddie Vedder and the Million Dollar Bashers
"As I Went Out One Morning", Mira Billotte
"Ballad Of A Thin Man", Stephen Malkmus and the Million Dollar Bashers
"Billy", Los Lobos
"Can You Please Crawl Out Your Window", The Hold Steady
"Can’t Leave Her Behind", Stephen Malkmus and Lee Ranaldo
"Cold Iron Bound", Tom Verlaine and the Million Dollar Bashers
"Dark Eyes", Iron & Wine and Calexico
"Fourth Time Around", Yo La Tengo
"Goin’ To Acapulco", Jim James and Calexico
"Highway 61 Revisited", Karen O and the Million Dollar Bashers
"I Dreamed I Saw St. Augustine", John Doe
"I Wanna Be Your Lover", Yo La Tengo
"I’m Not There", Bob Dylan
"I’m Not There", Sonic Youth
"Just Like A Woman", Charlotte Gainsbourg and Calexico
"Just Like Tom Thumb’s Blues", Ramblin’ Jack Elliot
"Knockin’ On Heaven’s Door", Antony & The Johnsons
"The Lonesome Death Of Hattie Carroll", Mason Jennings
"Maggie’s Farm", Stephen Malkmus and the Million Dollar Bashers
"Mama You’ve Been On My Mind", Jack Johnson
"The Man In The Long Black Coat", Mark Lanegan
"Moonshiner", Bob Forrest
"One More Cup Of Coffee", Roger McGuinn and Calexico
"Pressing On", John Doe
"Ring Them Bells", Sufjan Stevens
"Senor (Tales Of Yankee Power)", Willie Nelson and Calexico
"Simple Twist Of Fate", Jeff Tweedy
"Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again", Cat Power
"The Times They Are A Changin’", Mason Jennings
"Tombstone Blues", Richie Havens
"When The Ship Comes In", Marcus Carl Franklin
"Wicked Messenger", The Black Keys