MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2007
Note da VENEZIA
di Antonella Mancini
” Cochochi ” di Laura Amelia Guzmàn e Israel Cardenas
Questo film si lascia vedere, specie in virtù del fatto che, dopo i primi fotogrammi, induce la sindrome di Marcellino pane e vino, quella per cui automaticamente si comincia a trepidare per la sorte del protagonista bambino e a chiudere un occhio sulle altre magagne. Solo che qui la sindrome si sdoppia, perché sono due i bambini che si cacciano nei guai. E tanto più si trepida, per un’umana quanto naturale spinta a supplire all’indifferenza e alla neghittosità di genitori e parenti dei suddetti bambini. I quali vengono spediti allo sbaraglio per portare delle medicine oltre un canyon e attraverso un sentiero che nessuno sa dove sia; ci vanno, non senza essersi prima muniti del cavallo prediletto del nonno, che però ha negato loro il permesso di prenderlo; poi perdono il cavallo e il sentiero, ma nessuno li cerca; nel frattempo fanno dubbi incontri, invano chiedendo aiuto a destra e a manca; quando poi, fra mille scampati pericoli e patemi, portano a termine la loro missione, i destinatari delle medicine, distratti, se ne sono persino dimenticati. Infine, i due ragazzini riescono a tornare al paesello, dove nessuno si sconfinfera più che tanto, forse perché il famoso cavallo se ne è già tornato per conto proprio sano e salvo alla stalla. Insomma, i messicani della Sierra non fanno la migliore delle figure in quanto a sensibilità e solidarietà. Nota a margine: dopo tante avventure e sventure i vestiti dei due protagonisti sono, bontà loro, perfettamente puliti e stirati. La regista ha vissuto un anno, col marito coregista, sulla Sierra messicana per fare questo film (Cochochi è il nome della zona), ma non sembra essere bastato a liberare entrambi dall’occhio turistico e un tantino alieno con cui vengono visti quegli sperduti villaggi e chi li abita.
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Dodes'ka-den 