Archivi categoria: caccia la ladro

" Caccia la ladro – To catch a thief " di Alfred Hitchcock (1955)

” Caccia la ladro – To catch a thief  ” di Alfred Hitchcock (1955)

Recensione di Marina Pianu

.

che cosa c’entra la cultura industriale con hitchcock?

in senso stretto, niente. a dieci anni dalla fine della guerra, hollywood vive
e lavora sotto la cappa del maccartismo, che accomuna comunismo con ogni
forma di alterita’ sospetta (omosessualita’ ebraicita’ creativita’ dissenso).
siamo nella guerra fredda, va bene, e lo spirito fascista non e’ stato
esorcizzato con la sconfitta di due regimi dichiaratamente tali. la voglia di
totalitarismo (quella vagamente evocata da frank capra in “meet john doe”)
era rimasta nel gozzo di molti e per uno sfortunato malinteso chi dava la
caccia alle streghe ignorava l’aspetto comunista latente della societa’
americana (essi’). in quegli anni, quelli che possono fuggono, come chaplin;
altri, sceneggiatori registi attori sfilano davanti alla commissione per gli
affari “anti americani” (un-american). gary cooper, “john doe”, davanti alla
commissione fa il tonto, ma c’e’ chi collabora e chi fa l’eroe, e chi non fa
il tonto finisce disoccupato o esiliato o incarcerato. nel ’61 rod serling
celebrera’ in un mitico episodio di “twilight zone” (ai confini della
realta’), “four o’clock”, la furibonda caccia alle streghe (attore
protagonista e’ una delle vittime: theodor bikel, russo ed ebreo reo
confesso).

john robie (un robin hood che ruba ai ricchi per dare a se stesso: robber =
ladro), e’ un ex-gatto (il cat burgler inglese diventa un topo d’albergo in
italiano, sciupando tutta la serie di associazioni con il bellissimo gatto
nero). robie ha riscattato il suo passato criminale con sei anni di lotta
nella resistenza e un conseguente condono. a dieci anni dalla fine della
guerra viene sospettato per una nuova serie di furti negli alberghi della
opulenta riviera del meridione francese. l’azione inizia a cannes (dove,
presumiamo, il film non venne presentato): la croisette e’ terrorizzata da
questa nuova serie di furti. i ricchi turisti palpitano per i loro
scintillanti oggettini. ma robie non e’ coinvolto: dalla fine della guerra ha
riposto i ferri del mestiere per intraprendere il piu’ sicuro, ma non meno
redditizio, mestiere di vitinvinicolo vendendo i suoi vini pregiati a quegli
stessi ricconi che prima spennava illegalmente.

“Why do you want to buy an old car if you can get a new one cheaper? It will
run better and last longer.”

il gusto raffinato gli e’ rimasto: si dondola tra il gusto (estetico e
palatale) aristocratico e l’atavica attivita’ agricola, bypassando la fase
industriale. e’ l’eroe solitario, non dipende e non ha dipendenti (tranne la
domestica-governante-complice). potremmo quasi sospettare di misoginia questo
aitante “giovanotto” (incredibile che cosi’ venga definito nel film,
considerando che il personaggio dovrebbe avere almeno 40 anni e l’attore ne
aveva dieci di piu’). da misogino affronta infatti la bella, giovane (? la
rivale la chiama “vecchia automobile”), biondissima, ricca americana. lei lo
ha sgamato subito e ne e’ affascinata, come la fidanzata di zorro, e gioca
come il gatto (eh) con il topo. lui subisce, poveretto, per calcolo, la sua
corte.

gli ex colleghi (di crimine e di resistenza) sono il proletariato (eroico ma
subordinato), e da proletariato continuano la loro esistenza alle dipendenze
dell’ex capo-banda convertito in restaurateur di prestigio. come tutti i
proletari, difettano di invidia per l’aristocrazia (prima l’uovo poi il
tentato omicidio) e il fallito tentativo di assurgere agli stessi livelli
complica e minaccia la loro liberta’. invidia rivalita’ o rancore, i guai di
robie vengono tutti dalle “maestranze”, legali o meno (la vecchia verduraia
che lo trattiene mentre e’ inseguito). culmine e’ la festa in maschera, in
stile ancien regime: servi e signori vestiti da aristocratici, ma la
differenza la fa la tolleranza della parrucca! unico “diverso” e’ proprio
lui, il gatto, per l’occasione (e per necessita’) addobbato da principe nero
(che, guarda caso, esteticamente contrasta con l’oro smagliante della bella
americana). nero come il gatto che gli fa da involontario “manifesto
pubblicitario”.

dunque, cosa c’entra la cultura industriale?

come la maggior parte dei film di hollywood anni ’50, la consolazione per il
cittadino medio, mediamente impiegato in un qualche ufficio (come non
ricordare l’assicurazione presso cui lavora jack lemmon in “the apartment”?),
consiste nel sogno mai realizzato di assurgere al nirvana dell’aristocrazia
tanto detestata quanto invidiata dei nouveau riche (il babbo di francie era
un “filibustiere”). i ladri sono il ponte di collegamento tra le basse masse
mediocri e le vette aristocratiche: vivere da re senza (troppa) fatica! loro
ci provano, ma non possono che essere “scoperti” dal vero aristocratico del
furto (furbo) di gioielli.

ritroviamo qui alcuni dei temi focali di hitchcock: l’estraniamento
dell’innocente accusato e fuggitivo, un criminale simpatico, e quel tocco
d’ironia pervasiva che alimenta l’estraniamento dello spettatore, allo stesso
tempo insunuando in lui il vago sospetto di essere preso in giro. ritorna
anche l’ossessione dicotomica, non esclusiva di hitchcock, tra la nobilta’
del vecchio mondo con la freschezza borghese del nuovo. alla fine, pero’,
nulla cambia alla fine, tranne lo stato civile del protagonista: i ricchi
saranno ricchi, gli eroi resteranno eroi e i manigoldi vanno in galera.

[ chissa’ perche’ io ricordavo che fosse proprio francie la “gatta” di
gioielli che giovaca al gatto col topo col gatto originale. ma questo forse
e’ un altro film… ]

n.b. adattato da un romanzo di david dodge del 1952.

“My only comment would be highly censorable.”
.

CREDITI

 
Regia: Alfred Hitchcock.
Sceneggiatura: John Michael Hayes dal romanzo di David Dodge.
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 5 agosto 1955 (USA)
-Interpreti principali –
Cary Grant : John Robie
Grace Kelly  Frances Stevens
Jessie Royce Landis  Jessie Stevens
John Williams : H. H. Hughson
Produttore: Alfred Hitchcock.
Colonna sonora originale: Lyn Murray.
Direttore della fotografia: Robert Burks.
Montaggio: George Tomasini.
Durata: 106 minuti.