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" Bluebeard " di Edgar G. Ulmer (1941)

" Bluebeard " di Edgar G. Ulmer (1941)

Recensione di Marina Pianu

la coazione a ripetere non ha mai smesso di affascinare da questo lato di
crono. il gentiluomo dalla barba azzurra, ovvero argentata, ha dominato le
paure e i desideri di generazioni. figura demoniaca (il colore della barba ne
e’ indizio), come demoniaco doveva apparire alla fantasia popolare il
"vizietto predominante" di quel bontempone del barone de rais. dopo aver
sostenuto giovanna d’arco nella sua cristica impresa di liberare la francia
dagli inglesi occupanti, si rinchiuse il bel signore nel suo castello e
frotte di bambini cominciarono a sparire. tranquilli, fece la stessa fine
della sua amica.

e’ un horror? e’ un serial killer? e’ un poliziesco?
si’! e’ barbablu!

la coazione a ripetere l’omicidio si fece leggenda, poi fiaba, e infine
innumere varianti filmiche. ulmer ne presenta una in maniera tanto
"frettolosa" (7 giorni di lavorazione) da risultare artefatta e rudimentale
ai nostri occhi sofisticati. e forse, a 24 anni dall’uscita de "il gabinetto
del dottor caligari", non doveva apparire molto innovativa neanche nel 1944,
ma come il predecessore tedesco, grazie alla sua (falsa) linearita’, ad un
linguaggio visivo essenziale e poco retorico, e ad un efficace uso del bianco
e nero, non e’ affatto privo di meriti. gaston morel e’ un artista romantico,
folle e omicida, icona mitica e irreale come tutti gli stereotipi della
letteratura popolare. insegue l’ideale di bellezza e qualunque cedimento lo
fa uscire dai gangheri, letteralmente. il film si snoda nel mitico
intrecciarsi di amore e morte, laddove pero’ la morte non e’ l’espressione di
un possesso estremo bensi’ la scolorina dell’artista.

e’ un barbablu’ strano questo gaston: che fine ha fatto il celebre gabinetto
segreto? forse quello dei pazzi del dottor caligari, ma non certo lo studio
del pittore morel. non e’ necessario scoprire l’atroce segreto. anzi, morel
stesso lo confessa all’amata lucille come una tragica maledizione personale,
e lucille, innamorata, stenta a credere a tale confessione. sara’ la sorella,
collaboratrice di giustizia, e non lei, a pagare per eccesso di curiosita’,
tradita dallo sguardo indiscreto (e da poca furbizia).

caso vuole che john carradine, lo splendido interprete di gaston, aveva
iniziato la sua carriera artistica proprio come pittore e ad hollywood ci era
arrivato da artigiano di set e fondali. anche morel inizia la carriera come
pittore di talento, talmente perfezionista da dovervi rinunciare per
dedicarsi alla lirica arte delle marionette. la musica classica domina la
scena: e’ il faust di gounod, rappresentato dalle marionette di gaston, a
introdurre la figura dannata dell’artista (previa scoperta dell’ennesimo
cadavere nella senna). e sono i quadri per un’esposizione di musorgskij ad
accompagnarci nel negozio di jean lamarte (l’arte morte?), losco mercante
d’arte che solo per interesse, e non per passione estetica, copre il suo
mostruoso pittore. l’unico spazio segreto non e’ un gabinetto ma il passaggio
che collega il negozio di lamarte allo studio di gaston e che consente a
quest’ultimo la fuga dopo l’ultimo delitto per un finale inseguimento sui
tetti di parigi. come per il cesare di caligari, anche gaston precipita nel
vuoto verso la morte.

lamarte merita la nostra attenzione. interpretato da ludwig stossel, uno dei
molti artisti ebrei sfuggiti al nazismo (anche lui, come conrad veidt,
presente nel cast di casablanca), nonostante il nome, risponde alla classica
figura dell’avido ebreo (uno dei tanti lati in comune con il caligari di
wiene). complice per interesse, la sua e’ un’amoralita’ dettata dal denaro e
si contrappone all’estetismo tragico di morel, che invece e’ ben consapevole
del peso morale dei suoi atti, tanto che resiste a lungo alle lusinghe del
mercante per rompere il voto di non dipingere mai piu’. la rottura del voto
segnera’ la fine di entrambi.

per un piu’ corposo e forbito confronto, si rimanda il lettore ad un futuro
articolo su "il gabinetto del dottor caligari". stay tuned!

CREDITI
Regia: Edgar G. Ulmer
Sceneggiatura: Arnold Phillips, Werner H. Furst, Pierre Gendron
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 11 Novembre 1944 (USA)
– Interpreti principali –
John Carradine: Gaston Morrell
Jean Parker: Lucille
Nils Asther: Inspector Lefevre
Ludwig Stössel: Jean Lamarte (as Ludwig Stossel)
George Pembroke: Inspector Renard
Teala Loring: Francine
Produttori: Leon Fromkess, Martin Mooney.
Colonna sonora originale: Leo Erdody.
Direttore della fotografia: Jockey Arthur Feindel ed Eugen Schüfftan.
Durata: 72′