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Highlander Dossier (4) I CARTONI ANIMATI

Highlander Dossier

A cura di Daniele Clementi 

PARTE 4 : I CARTONI ANIMATI

"Highlander – The animated series"  (1994)

 

Peter S. Davis nel 1994 , due anni dopo l’inizio della serie tv decide di realizzare un cartone animato basato sulla saga di Highlander, al suo fianco nel progetto ritroviamo l’immancabile William N. Panzer. Serge Rosenzweig si occupa di sviluppare sia i personaggi che la struttura narrativa e ci ritroviamo di fronte ad una sorta di versione futuristica del primo film dove il protagonista si chiama Quentin MacLeod ed appartiene al solito clan degli Highlander, il suo maestro si chiama Ramirez come il personaggio interpretato da Sean Connery, ed il suo rivale si chiama Kortan e somiglia molto al cattivo del primo film della serie. In sostanza l’immortale è una sorta di Robin hood che deve liberare il regno da un futuristico sceriffo di Nottingham. La serie animata fallisce dopo solo un anno di programmazione e i produttori ne ricavano anche un film video intitolato " Highlander – the adventure begins ". La regia delle puntate TV è di Frederic Dybowski.

 

" Highlander – The search for vengenace " (2007)

Quindici anni dopo il fallimento della prima serie di animazione Davis e Panzer ci riprovano assegnado il progetto ad uno studio grafico giapponese. La sceneggiatura è scritta da David Abramowitz, che aveva già collaboarto alla serie tv e che scriverà la sceneggiatura del film " Highlander – The source ". Il protagonista questa volta si chiama Colin McCloud ed è , nell’ordine, il quinto immortale protagonista di una serie targata " Highlander ". la regia del progetto spetta ad un grande dell’animazione giapponese: Yoshiaki Kawajiri, coautore del film "Manie – Manie" e regista delle serie "Vampire Hunte -D", "Ninja scroll" (di cui un giorno dobbiamo proprio parlare), e regista di alcuni segmenti del famoso DVD animato di Matrix intitolato " AniMatrix ".

Per Highlander è proprio tutto, vi ringrazio per la pazienza di avere seguito il Dossier e spero che non mi obblighino ad aggiornarlo con qualche altra boiata.

Alla prossima e ricordate che "ne resta soltanto uno" di "Highlander" validi da vedere !

Highlander Dossier (3) LA SAGA ALTERNATIVA

 Highlander Dossier

A cura di Daniele Clementi

PARTE 3 : LA SAGA ALTERNATIVA

"Highlander – The series" (1992 – 1998)

Nel 1992 Ken Gord riceve dai produttori cinematografici Peter S. Davis ("Highlander", "Highlander 2"), Guy Collins ("Highlander 2") e William N. Panzer ("Highlander 2") l’incarico di svolgere il ruolo di produttore esecutivo di una serie televisiva ispirata alla saga cinematografica di Highlander. La produzioine della serie tv comincia pertanto un anno dopo l’uscita del secondo film e 2 anni prima del terzo. Il protagonista del telefilm è Duncan Macleod (Adrian Paul), compagno di clan di Connor MacLeod (Christopher Lambert) che comparirà solo nella puntata pilota. Il problema di questo telefilm è che lo spettatore conosce già la fine perchè sin dalla prima puntata tutti sanno che nel finale del primo film "ne resterà soltanto uono" e quel solo immortale sopravissuto non è certo il protagonista della serie tv. In realtà questa certezza verrà minata piano piano nel corso del telefilm sino a rivelare una conclusione completamente diversa dal film originale che ci spinge necessariamente a considerare questa serie tv, ed i due relatvi film che ne seguirono, non tanto uno "Spin-off" del film originale quanto una vera e propria saga altenativa. Come se in due mondi distanti la storia si fosse svolta in due maniere diverse. La serie televisiva si avvale di ben 37 sceneggiatori diversi tra cui Loraine Despres ("Dallas", Dynasty" e "CHiPs"), Robert McCullough ("Star Trek: the next generation", "Stargate SG1" e "La donna bionica"), Karen Harris ("L’incredibile Hulk"), Terry D. Nelson ("The A-Team"), Philip John Taylor ("Mork & Mindy") ed infine Brian Clemens che aveva già contribuito alla stesura del brutto script del secondo film. Le 119 puntate saranno invece curate da 23 diversi registi tra quali Duane Clark (futuro collaboratore della serie "CSI") e George Mendeluk (collaboratore fisso di "Miami Vice"). Naturalmente la serie inventa una miriade di personaggi nuovi e ,come ho già precisato, non collegabili con i 3 film originali. Fra i personaggi più incisivi ed i relativi interpreti va ricordata Elizabeth Gracen che interpreta l’amante immortale di Duncan e che diverrà a sua volta protagonista di una serie spin-off canadese le apparizioni di Marc Singer (il protagonista di "V-Visitors" e "Kaan, principe guerriero") e Jason Isaacs (Lucius Malfoy della saga di "Harry Potter"). La colonna sonora viene curata da Roger Bellon. Torna come amestro d’armi il grande Bob Andeson ("Barry Lyndon", "Guerre stellari" e la saga del "Signore degli anelli").

 

" Highlander – The raven " (1998 – 1999)

Nello stesso anno in cui si chiude la serie originale nasce questo spin-off basato sull’amante immortale di Duncan Macleod, la serie non raggiungerà mai un grande risultato e dopo solo un anno verrà soppressa dalla rete canadese produttrice. La serie si avvale di 3 registi e 6 sceneggiatori. la colonna sonora è curata dagli anonimi Axel Belohoubek e Simon Cloquet.

 

" Highlander Endgame " (2000)

di Douglas Aarniokoski

Peter S. Davis torna alla produzione della saga di Highlander ma considera conclusa l’esperienza della prima trilogia e pertanto non realizza un seguito della serie cinematografica bensì il primo capitolo di una serie di film destinati a proseguire le gesta di Duncan Macleod il protagonista della serie tv. Nel mondo di Duncan, Connor (Christopher Lambert) non è destinato ad essere l’ultimo immortale ed infatti lo perdiamo definitavamente nella prima parte del film. Il resto della storia è puramente concepito per ridisegnare il personaggio interpreato da Adrian Paul (Duncan) come il futuro protagonista della saga di Highlander. Unico nome confermato della precedente generazione di scrittori è quello di William N. Panzer che già aveva contribuito al secondo titolo della prima serie di film ed aveva lavorato attivamente sia alla serie tv che al suo spin off. Al fianco di Panzer entrano in gioco sullo script Gillian Horvath ("Quantum leap – In viaggio nel tempo", "Beverly Hills, 90210" e "Xena") ed Eric Bernt. La sceneggiatura finale viene invece assegnata allo scrittore di b-movie horror Joel Soisson, che risulta infatti spaesato di fronte ad una storia fantastica. Il cast tecnico infine è il meno preparato di tutta la serie e sono necessari ben sei montaggisti per mettere insieme una storia piena di buchi ed errori di continuità.

Voto finale : 4 (Un film da dimenticare)

La recensione che segue è la medesima realizzata per il Dossier sul Festival di Cannes 2007 e chiude questa terza parte di recensioni.

 

" Highlander – The source " (2007)

di Brett Leonard

Prima di tutto è doveroso precisare che questo film non è assolutamente collegato con la trilogia interpretata da Christopher Lambert, quindi nessuna relazione diretta con il film del 1986 ne tantomeno con il sequel " Higlander 2 " o con il prequel " Higlander 3 ". Il film infatti deriva direttamente dalla serie tv prodotta negli anni 90’ ed interpretata da Adrian Paul nella parte di Duncan Macloud, cugino del Connor protagonista dei film originali. Alcuni anni fa fu prodotto un film che collegava i due mondi ma non fu mai formalmente riconosciuto perché nel suo finale negava irreversibilmente il finale del capitolo originale del 1986 e rendeva la connessione tra i film impossibile, diciamo dunque che questo film si svolge in un mondo parallelo a quello narrato dalla serie originale, uno di quei pasticci che si fanno quando i soldi vengono prima dei contenuti. Brett Leonard si brucia la carriera con un film insipido e superficiale che sembra destinato al dvd più che al cinema vero e proprio. La storia si svolge in un futuro sconvolto dalla guerra e da una grande crisi economica mondiale, solo pochi immortali sono sopravissuti (quindi la storia non è collegabile con le altre dove era rimasto un solo immortale) ed attendono la venuta ancestrale di un grande evento stellare che loro chiamano "the source", la loro missione è giungere alla fonte di questo fenomeno ed affrontare un guardiano (simile ai mostri di " Silent hill " ma qualitativamente inferiore) alla fine naturalmente "ne resterà soltano uno" ma dato che ogni film nega il finale dell’altro non si capisce perché questa volta ce la dovremmo bere.

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Highlander Dossier (2) SEQUEL E PREQUEL

Highlander Dossier

A cura di Daniele Clementi

PARTE 2 : SEQUEL E PREQUEL

 

" Highlander II – Il ritorno "

(Highlander II: The Quickening – 1991)

di Russell Mulcahy

– SEQUEL – 

1 – La genesi del progetto

Cinque anni dopo il clamoroso successo del primo capitolo Peter Davis tenta di ripetere il risultato del 1986. La sua promettente carriera come produttore si è risolta malamente con una serie di fiaschi imbarazzanti e il seguito di " Highlander " rappresenta il suo tentativo di rinascita. Basandosi sui personaggi creati da Gregory Widen per il primo film, Davis assegna la stesura di un nuovo soggetto allo scrittore televisivo Brian Clemens con la collaborazione di William N. Panzer, che aveva già lavorato con Davis all’inizio della carriera e che svolgerà anche il ruolo di co-produttore del film. I nuovi sceneggiatori si allontanano mortalmente dalla storia originale e sviluppano una sorta di pasticcio visivo che mette insieme molti sottogeneri della fantascienza ma non rispetta quasi alcuna regola della sceneggiatura del primo film. Al cast della sceneggiatura si aggiunge infine lo "script supervisor" di " Old gringo " Jill Gurr che non aiuta la resa qualitativa del film. Il progetto parte già con una sceneggiatura inadeguata al primo capitolo e piena di buchi di continuità tra il primo ed il secondo film, per salvare la situazione Davis punta sul ritorno dello stesso regista ,Russell Mulcahy, che commette il grave errore di accettare la proposta ed il ritorno di Sean Connery e Christopher Lambert strapagati per poter tornare nei rispettivi ruoli. La fotografia del film viene assegnata questa volta al professionista australiano Phil Meheux che aveva già curato la fotografia del terzo capitolo della serie " Il presagio " intitolato " Conflitto finale ", " Il console onorario ", la serie tv "Max Headrom ", ed i film " Quarto protocollo " e " Legge criminale ". Il suo lavoro pur qualitativamente alto non ripeterà però la resa visiva del primo film distanziandosi violentemente dai temi originali e deludendo le aspettative del pubblico. Anche la colonna sonora perde il contributo originale di Kamen e le canzoni dei Queen per la firma di Stewart Copeland, membro del gruppo inglese " The Police ". ll maestro d’armi questa volta è Frank Orsatti, regista di alcune puntate della serie tv dell’incredibile Hulk e famoso stuntman di " Serpico ", "Il maratoneta "." Starsky and Hutch ", " Terminator " e qualche capitolo cinematografico di " Star Trek " ed " Arma letale ". Ma il disastro finale il film lo subisce in fase di montaggio, la produzione non riesce a decidersi sul formato definitivo dell’opera e si alternano al montaggio: Hubert C. de la Bouillerie, Anthony Redman e Charles Simmon … decisamente troppe teste per un solo film.

2 – Recensione in breve

Il primo film si era concluso senza concedere possibilità di seguito, il motto "Ne resterà soltanto uno" si era concretizzato ed il solo sopravissuto dell’epocale battaglia di immortali era stato Connor MacLeod (Christopher Lambert) a cui era stato dato il dono della mortalità ed alcuni poteri extrasensoriali che avrebbe utilizzato per influenzare positivamente i governanti della terra, la storia era compiuta. Il denaro però conta troppo spesso più dei contenuti ed ecco nascere un seguito improbabile di un film concluso ben 5 anni prima. Connor MacLeod è oramai un vecchio giudice in attesa di morire, ma il mondo è stretto nella morsa della povertà e pochi illuminati ne hanno il controllo. MacLeod riceve la visita del fantasma del suo vecchio mentore Juan Sánchez Villa-Lobos Ramírez (Sean Connery), morto e sepolto nel primo film che un pò come il fantasma di Amleto (citato più volte nel film) ed un pò come il fantasma di Obi Wa Kenobi della prima trilogia di " Guerre stellari " insegna a MacLeod come ridiventare immortale per proteggere la terra da una nuova grande minaccia. Scopriamo che l’immortalità e tutta la fiaba del primo film sono solo frutto della condanna di un tribunale alieno e che gli uomini immortali sono solo abitanti di un altro pianeta costretti sulla terra a questo strano tipo di carcere, il loro mondo è sconvolto dalla siccità e somiglia incredibilmente a quello della serie di " Mad Max " di George Miller. Alla fine il nostro eroe salverà la terra ma non prima di avere "sputtanato" tutta la magia ed il mistero del primo splendido capitolo. Un film da NON VEDERE per non perdere il piacere del primo film.

Voto finale : 4 (Imperdonabile)

 

" Highlander III "

(Highlander III: The Sorcerer – aka – The final dimension 1994)

di Andrew Morahan

– PREQUEL –

1 – La genesi del progetto

Guy Collins eredita da Peter Davis la produzione della saga di " Highlander ", avevano già lavorato insieme sul set di " The Osterman Weekend ". Collins era già impegnato dal 1992 nella produzione della serie tv di " Highlander " (di cui parlerò domani) e quindi aveva già un idea piuttosto chiara di come sviluppare MALE il progetto ! Per la regia viene scelto l’esperto di videoclip Andrew Morahan alla sua prima esperienza cinematografica. Il soggetto del film torna nelle mani di William N. Panzer che aveva già sviluppato il brutto capitolo 2 e che si avvale del contributo dello scrittore Brad Mirman che aveva già firmato l’orrendo " Body of evidence " per Madonna. Alla sceneggiatura si aggiungono poi Paul Ohl ed infine (non accreditato e chiamato per salvare uno script in crisi) il francese René Manzor. La fotografia del film spetta al promettente (lo era nel 1994) Steven Chivers che aveva firmato la bellissima fotografia dei due cult-movie cyberpunk di Richard Stanley " Hardware " e " Demoniaca – Red Dust ". Il montaggio spetta invece al professionista francese Yves Langlois con una lunga carriera tra la Francia ed il Quebec. La colonna sonora passa nella mani del tiepido professionista americano J. Peter Robinson. Viene confermato nel ruolo di Connor MacLeod Christopher Lambert e scompare il personaggio di Sean Connery. Il cattivo viene interpretato da Mario Van Peebles.

2 – Recensione in breve

In sostanza questo terzo capitolo e un sorta di prequel, collocato prima degli eventi del primo film con qualche riferimento alle scene raccontate in flashback nel primo e nel secondo film. Una storia che cerca disperatamente di ritrovare la magia del mistero degli immortali ormai cancellata dal secondo film. Naturalmente come film teme di deludere ancora il pubblico e cerca pertanto di saziare lo spettatore con sequenze da videoclip che citano lo stile innovativo del primo senza mai raggiungerlo, un terzo film inutile ma meno devastante del secondo perchè almeno rispettoso delle suggestioni del capitolo originale.

Voto finale : 5 (Perdibile)

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Highlander Dossier (1) IL FILM ORIGINALE

 

Highlander Dossier

A cura di Daniele Clementi

 

PARTE 1 : IL FILM ORIGINALE

Scrivo questo dossier con profondo dolore e colgo l’occasione di scriverlo solo perchè ho deciso di farmi così del male da avere visto al Market del Festival di Cannes il nuovo film della serie ” Highlander “. Premetto di essere un grande appassionato del primo splendido film di Russell Mulcahy e che ho sempre odiato lo stesso regista per il male che aveva fatto al suo film girandone il seguito. Quindi sappiate che ho scritto questo dossier ed ho visto le relative opere “sofferente” per i danni arrecati al primo e film e che pertanto mi sono occupato di recensire il resto in questo dossier per risparmiare agli altri il dolore di vedere i vari seguiti e realtive serie di telefilm e cartoni animati. Comunque confido di fare qualcosa di interessante per tutti gli appassionati di questa saga così duramente massacrata da produttori, registi e sceneggiatori. Buona lettura !

” Highlander – L’ultimo immortale “

(1986) di Russell Mulcahy

1 – La genesi del progetto

Tutto nasce dalla fantasia dello scrittore Gregory Widen, che nel 1986 completa la sua prima sceneggiatura e la propone con entusiasmo a diversi produttori cinematografici. In realtà quasi nessuno crede nella storia di Widen, troppo diversa dal prodotto medio dell’epoca. Solo l’illuminato produttore Peter S. Davis si disposto a scommettere su una storia così originale e ad investire sull’acquisto dello script originale. Davis aveva esordito come produttore nel 1976 con piccoli film americani indipendenti in cui aveva lavorato anche come sceneggiatore. Nel 1983 aveva avuto la sua grande occasione finanziando l’ultimo film della gloriosa carriera di Sam Peckinpah ” The Osterman Weekend ” ed era diventato uno dei produttori più interessanti del mercato americano. Il film scritto da Gregory Widen sembra a Davis assolutamente perfetto per il salto definitivo verso gli splendori di Hollywood. Widen viene affiancato da Davis ad altri due professionisti della scrittura cinematografica per la seconda stesura dello script. Il primo co-sceneggiatore è Peter Bellwood che aveva vinto un Emmy Award (il famoso oscar della tv americana) per la sua sceneggiatura d’esordio ” Annie, the Women in the Life of a Man ” e che aveva conosciuto il produttore Davis durante la pre-produzione del film ” Uragano di fuoco ” un film finanziato dallo stesso Davis. Il secondo co-sceneggiatore è Larry Ferguson che ha già lavorato con Davis e Widen proprio per lo script di ” Uragano di fuoco “. Quest’ultimo sarebbe poi diventato in seguito uno degli sceneggiatori americani più quotati degli anni 80′ e 90′ grazie alle sceneggiature di ” Caccia a Ottobre Rosso ” e ” Beverly Hills Cop 2 “. La supervisione dello script viene assegnata a Marilyn Clarke. Davis sceglie inoltre il regista del film : l’indipendente australiano Russell Mulcahy, molto attivo nel mondo del videoclip ed appena uscito dall’eccellente risultato del film horror ” Razorback – l’urlo del demonio ” (1984). Lo stile particolare di Mulcahy, che rivela un gusto fra lo “splatter” ed una sorta di “pre-steampunk” sembra molto originale ed abbastanza eccentrico per dare al film una natura estetica innovativa. Per la direzione della fotografia Davis prende un gigante come Gerry Fisher, che aveva esordito nel 1967 con il grande Joseph Losey sul set di ” Accident ” e con cui non aveva più smesso di lavorare. Nel corso del tempo Fisher aveva lavorato anche con altri grandi professionisti del cinema, nomi del calibro di Sidney Lumet, Harold Pinter, Billy Wilder e John Huston. La presenza di un direttore della fotografia di questo calibro serve a Davis per dare solide garanzie ai finanziatori del progetto. A fianco del giovane Mulcahy e del maturo Fisher viene chiamato come assistente alla regia Stephen Hopkins, che in seguito sarebbe diventato lui stesso regista (” Nightmare 5 “, ” Predator 2 “) nonchè noto produttore della serie tv ” 24 “. Il montaggio finale del film è invece curato dal bravo Peter Honess , all’epoca non molto famoso ma che proprio per merito del suo lavoro in questo film si aggiudicherà la giusta fama per poter lavorare a grandi progetti americani. Oggi Honess è uno dei montatori più richiesti di Hollywood e dopo il film ” Highlander ” ha firmato i montaggi di kolossal come ” L.A. Confidential ” ed ” Harry Potter e la camera dei segreti “. Per la colonna sonora del film si opta per un nome negli anni 80′ molto trasgressivo come quello di Michael Kamen, questo bravo compositore era famoso per le colonne sonore controcorrente dei film ” Polyester ” di Waters e ” Brazil ” di Gillyam, in seguito al successo di ” Highlander “, dovuto in parte alla collaborazione con i Queen, Kamen sarebbe diventato un vera macchina per colonne sonore commerciali di Hollywood lavorando per tutti i film della serie ” Arma Letale ” e ” Die Hard”. Bisogna però ricordare che parte del merito della colonna sonora del film spetta anche al supervisore Derek Power che riesce ad amalgamare molto bene le musiche di Kamen con le canzoni dei Queen. Le scene di battaglia sono invece coordinate da Bob Anderson che si era fatto le ossa con Stanley Kubrick sul set di ” Barry Lyndon ” e con George Lucas sul set di “Guerre stellari ” e che , per la cronaca, avrebbe in seguito lavorato con Peter Jackson sul set della saga del ” Signore degli anelli “. Infine si uniscono al cast Sean Connery che tre anni prima era stato costretto a vestire per la settima volta i panni di James Bond 007 nel film “Mai dire mai”, scelta che aveva fatto per poter avere i mezzi economici necessari per curarsi e che era scomparso dalla scena per ben 3 anni proprio a causa dei suoi problemi di salute. Connery arriva al set di ” Highlander ” grazie all’intervento di Marilyn Clarke che aveva lavorato con lui poco prima e che si preoccupa di consegnare personalmente lo script del film all’attore. Diversa è la scelta di Christopher Lambert voluto contro la volontà del produttore dal regista Mulcahy, rimasto impressionato dall’attore dopo averlo visto nel film ” Subway ” di Luc Besson.

2 – Recensione in breve

Il film è certamente uno dei progetti più originali della seconda metà degli anni 80′, la storia suggestiva e magica di un immortale che vaga per i secoli in cerca di immortali come lui con il solo scopo di sopprimerli, tagliando loro al testa e rubandone l’energia vitale. A lui è negata la possibilità di comprendere il perchè delle sue origini o quale sia il premio che riceverà in dono alla fine del suo lungo e doloroso viaggio, l’unica certezza che gli è concessa è la consapevolezza che solo uno di loro resterà alla fine di una sfida lunga quasi quanto l’eternità. Il senso di mistero che permea le avventure di Connor MacLeod detto “Highlander” , il cui soprannome deriva dalla sua terra di origine; le famose Highlands scozzesi,rivelano una saga poetica ed intrigante. In un epoca in cui le storie fantasy sembravano difficili da rendere, questo film fu sicuramente il compromesso perfeto fra chi sognava il “Signore degli anelli” e chi cercava alternative più profonde ed evocative alle cavalcanti e fracassone mode di Rambo e Terminator. Il film si snoda in un complesso teorema di flashback dove lo spettatore è obbligato a giocare con lo scardinamento del tempo e la deviazione narrativa che ne deriva, la linea narrativa della storia si sviluppa in più secoli ed un perfetto filo narrativo riesce a collegare tutte le sequenze , solo apparentemente discontinue, fino allo spettacolare duello finale di scherma che cita più volte sia i film di samurai di Kurosawa che i classici americani del cinema western. indimenticabile nella parte del mentore del protagonista il grande Sean Connery. Un film di genere che più volte ricalca la nobiltà del film d’autore.

Voto finale : 7 (Imperdibile)

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Dossier Monteiro (Seconda parte : dal 1995 al 2003)

IL DOSSIER MONTEIRO

Seconda parte : dal 1995 al 2003

A cura di Daniele Clementi

 

LA COMMEDIA DI DIO

Portogallo, Francia, Italia 1995, 170 minuti

Il grande ritorno di João de Deus. Questa volta troviamo il nostro immancabile eroe alle prese con una gelateria e con il ruolo di grande inventore di nuovi gusti. Il suo capolavoro si chiama "Gelato paradiso" ed è fatto con ingredienti molto … molto particolari. Non manca inoltre la sua più grande passione: la collezione di peli pubici femminili che lui chiama "libro dei pensieri".

Probabilmente è il più famoso film della carriera di Monteiro. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Voto finale : 8 (João il leggendario colpisce ancora !)

 

LE BASSIN DE J.W.

Portogallo 1997, 134 minuti

La traduzione letterale del titolo sarebbe : "Il bacino di John Wayne", il film è una commedia simbolica e profana sulla religione cattolica.

Dio e il diavolo si ritrovano catapultati nel mondo reale a causa di una performance di Strindberg e si reincarnano in due figure insospettabili. Il diavolo prende il nome di "John di Dio", mentre Dio si tramuta nel marinaio avventuriero Henrique, che considera il bacino di John Wayne l’epitomo della divinità.

Cosa diavolo sto scrivendo ? Cari signori queste sono le cose più razionali che ricordo di tutto il film !!!!!

Vincitore del premio FIPRESCI al festival di Mar del Plata.

Voto finale : 8 (João il pazzo stordisce e incanta !)

 

LO SPOSALIZIO DI DIO

Portogallo, Francia 1998, 150 minuti

Tutto sembra perduto per João de Deus quando in un freddo parco incontra un Messaggero di Dio che gli dona un cofanetto ricolmo di denaro. Mentre João sta contando il denaro, sente cadere un oggetto pesante nelle acque del vicino fiume: una giovane sta annegando. João si getta nel fiume e conduce l’inconscia fanciulla in un convento, dopodiché torna nel parco per recuperare il suo cofanetto con il prezioso contenuto: fortunatamente niente è stato toccato…

L’ultima grande avventura di João de Deus. Presentato al Festival di Cannes 1999 nella sezione "Un certain regard".

Voto finale : 8 (João il leggendario nella sua più incredibile avventura !)

 

BRANCA DE NEVE

Portogallo 2000, 75 minuti

Il film, folle e sperimentale, è tratto dal racconto "Snow White" di Robert Walser. La storia comincia dove finisce l’originale Biancaneve dei fratelli Grimm. In sostanza la storia racconta la diSperazione erotico nevrotica del principe azzurro che tenta in ogni modo di possedere carnalmente l’amata Biancaneve, tra un problema politico e l’altro… è sempre più duro essere un principe !

Il film è quasi completamente privo di immagini, per la maggioranza del tempo la pellicola contiene solo la recitazione audio degli attori (più che un film è un radiodramma) con alcuni rari momenti di immagini di natura morta, alla fine compare Monteiro che muove le labbra per dire allo spettatore qualcosa di incomprensibile. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2000 nella sezione "Nuovi Territori".

Voto finale … (no, caro João … niente film … niente voto !)

 

VAI E VEM

Francia, Portogallo 2003, 179 minuti

Entra in gioco un nuovo personaggio: João Vuvu (sempre interpretato da Monteiro). Un vedovo senza vive da solo in una grande casa vuota in una vecchio quartiere di Lisbona. il vecchio João non è molto socievole e ogni prende il bus numero 100 cercando di fare esattamente gli stessi passi e gli stessi movimenti. L’uscita dal carcere del suo unico figlio scatenerà in João nuove pulsioni e perversioni portandolo alla perdizione ed alla criminalità. In una scena João lava il pavimento con una vecchi spazzola imbevuta di acqua e sapone mentre un grammofono trasmette l’intera versione originale di "bella ciao", João si limita a cambiare la velocità dei suoi movimenti a seconda del ritmo della canzone. Alla fine il nostro povero eroe morirà per la penetrazione anale di un enorme fallo di legno indossato da una donna africana, la nudità scheletrica di Monteiro era davvero terribile in quella scena.

Voto finale: 8 (Monteiro raggiunge, e forse supera, il confine fra creatività artistica e follia … non è un film per tutti.)

Presentato al Festival di Cannes 2003 nella sezione "Un Certain Regard".

 

João si spegne prima dell’inizo del montaggio di "Vai e vem", perdiamo così un grande anarchico del Cinema ed un geniale poeta dei nostri tempi.

FILMOGRAFIA DEI CORTOMETRAGGI

1968 – Sophia de Mello Breyner Andersen

1971 – Quem Espera por Sapatos de Defunto Morre Descalço

1975 – Que farei com Esta Espada?

– Amor de Mãe

1978 – O rico e o pobre

– O amor das tres Romas

– Os Dois Soldados

1995 – Passeio com Johnny Guitar

– Lettera Amorosa

– O Bestiário

 

 

 

Dossier Monteiro (prima parte: dal 1975 al 1992)

 IL DOSSIER MONTEIRO

A cura di Daniele Clementi

Dedico questo dossier al grande regista portoghese João César Monteiro di cui mi sono occupato per qualche anno per conto dell’Unione Italiana Circoli Cinema. Lo scopo del Dossier e raccogliere tutti i suoi lungometraggi e fornirvi alcune informazioni base su ciascuno, confido in futuro di approfondire il lavoro. Buona lettura.

Prima parte : dal 1975 al 1992

FRAGMENTOS DE UM FILME – ESMOLA: A SAGRADA FAMILIA

Portogallo 1975, 75 minuti

L’opera prima di João César Monteiro si basa su Esquilo ed altre opere di James Joyce, più che un film è ,appunto, un frammento di un film, una tesi sul fare film, un gioco di specchi ed ideologie sul vero e sul falso.

Voto finale : 6 (satirico ma pretenzioso è ancora lontano dal Monteiro che tutti conosciamo)

VEREDAS

Portogallo 1977, 116 minuti

L’opera seconda di João César Monteiro è un viaggio poetico nel cuore del Portogallo. I protagonisti sono un uomo (Antonio Mendes) ed una donna (Margarida Gil) che si incontrano durante un viaggio che decideranno di completare insieme. Il viaggio in se è solo un espediente per raccontare la terra del Portogallo attraverso immagini suoni ed emozioni evocate da volti e parole. La piccola odissea dei protagonisti parte da Tres-os-Montes per giungere al mare. Monteiro non partecipa come attore e resta invisibile dietro la macchina da presa incantato dalla sua terra e incantatore con le sue poetiche immagini.

Voto finale : 8

SILVESTRE

Portogallo 1981, 118 minuti

Don Rodrigo (il mitico Luis Miguel Cintra) ha due figlie, la prima ,legittima, si chiama Silvia (la grande Maria De Medeiros) e la seconda, bastarda, si chiama Susanna (Teresa Mandruga). Divenuto vecchio e senza eredi maschi Rodrigo decide di dare in sposa Silvia al suo vicino di origini nobili Don Paio (Jorge Silva Melo) con il preciso scopo di preservare ed ampliare le sue proprietà. Formalizzato il fidanzamento Rodrigo lascia il suo maniero per fare vistita al re ed invitarlo alla festa di nozze. Lascia alle due figlie disposizione di non aprire il castello ad estranei fino al suo ritorno ma la giovane ed impulsiva Silvia manca alla parola e consente l’ingresso ad un pericoloso pellegrino.

Girato interamente come uno spettacolo teatrale (con relative scenografie, costumi e luci), il film si rivela un esperimento visivo ricco di simbolismi ed immagini iconograficamente evocative direttamente riferite all’opera di Paolo Uccello e dei suoi contemporanei.

Presentato in concorso alla mostra del cinema di Venezia del 1981.

Voto finale : 7 (intenso ma pesantuccio)

A FLOR DO MAR

Portogallo 1986, 143 minuti

Laura Rossellini (Laura Morante) lascia il Portogallo con suo figlio alla volta di Roma con l’intenzione di non tornare mai più. Laura considera la sua terra d’origine una terra morta dalla quale non crede di poter più trarre alcun beneficio. Nonostante la sua promessa Laura dovrà fare ritorno alla sua vecchia casa vicino alla baia dopo solo un anno dalla sua partenza incontrando cose e persone molto cambiate rispetto ai suoi ricordi.

Voto finale : 7 (bello e difficile)

I RICORDI DELLA CASA GIALLA

Portogallo 1989, 120 minuti

Una strana commedia girata in modo libero e anarchico come nel tipico stile di Monteiro che interpreta la parte di un anziano ospite di una pensione. João de Deus, nonostante la veneranda età, è ancora interessato alle ragazze nel pieno della loro giovinezza e si fa cacciare dal pensionato. Comincia così a vagabondare, identificandosi in von Stroheim e finendo con l’essere internato in manicomio. Ma neanche questo lo fermerà perché troverà il modo di andarsene. Vincitore del leone d’argento alla mostra del cinema di Venezia del 1986.

Voto finale : 8 (João il leggendario !)

O ULTIMO MERGHULO

Portogallo 1992, 85 minuti

Eloi, vecchio marinario in pensione, salva dal suicidio il giovane Samuel. Nel tentativo di riaccendere la speranza nel giovane, Eloi si offre di fargli da guida nella città. Giunta la notte esplode la festa di Sant’Antonio ed il giovane Samuel incontra in un night club Esperança, sorella di Eloi e prostituta di mestiere. Vincitore del premio della critica alla mostra del cinema di Venezia del 1992.

Voto finale : 7 (il più "veloce" e colorato film della carriera di Monteiro)

Fine prima parte, il Dossier continua e si conclude la prossima settimana.

L’ ESORCISTA E I SUOI SEGUITI

A cura di Daniele Clementi

Probabilmente una delle saghe del terrore più discontinue e confuse della storia del Cinema, dove il primo capitolo basta e avanza per giustificare la disperata necessità di continuare a girare seguiti nonostante i ripetuti fallimenti.In fondo a questo articolo troverete anche la recensione del capitolo mai distribuito in Italia (come in buona parte del mondo) e mostrato in Italia solo nel 2005 al Torino Film Festival. Buona lettura.

L’ESORCISTA

(The Exorcist)

di William Friedkin, Usa 1973

Quando il film invade le sale americane quasi nessuno sa cosa sia un’esorcista e a quale particolare rituale si riferisce questo termine, il film esplode con un fragore mediatico più unico che raro e diventa uno dei più grandi successi del decennio. William Peter Blatty , autore del bestseller a cui si ispira il film, scrive e produce personalmente il lungometraggio assegnando al talentuoso William Friedkin la regia del film. La storia è quella di Regan Teresa MacNeil (Linda Blair), una bambina tranquilla , figlia di una nota attrice di hollywood, una ragazza garbata e bene educata che disegna creature fantastiche che occasionalmente riproduce con il pongo. Reagan si trova a New York per necessità professionali della madre ed ogni tanto gioca da sola con una tavola Oui-ja , un’oggetto utilizzato dai medium per parlare con l’aldilà durante le sedute spiritiche. Regan non sa che cosa sia in realtà quella tavola e non crede che sia pericolosa l’entità con cui entra in contatto e che battezza con il nome di Capitan Gaio. Ogni tanto, durante la notte, nella casa di Regan ci sono strani rumori e il suo letto comincia tremare. Chris MacNeil (Ellen Burstyn), madre di Regan, si divide come può tra il lavoro e le sue responsabilità di madre separata, agisce talvolta in modo superficiale ed è disinibita nel linguaggio. Padre Damien Karras (Jason Miller) è un prete psicologo che si occupa specificamente dei problemi dei suoi colleghi, ha una vita molto modesta ed un madre anziana e malata che vive nei bassifondi di New York. Padre Lankester Merrin (Max von Sydow) è un prete archeologo, lavora nel nord dell’Iraq e si occupa di un scavo in cui sono stati rinvenuti oggetti atipici come una stauta sumera di un demone, una piccola riproduzione della testa dello stesso ed una medaglietta cristiana incomprensibilmente rinvenuta insieme ad oggetti molto più remoti. Tutti questi personaggi sono costretti dagli eventi a confluire in una gelida notte invernale con un solo scopo : salvare il corpo e l’anima della piccola Regan dalla possessione demoniaca. Il film, che fondamentalmente non appartiene al genere horror canonico, viene considerato paradossalmente come un capolavoro proprio del genere da cui cerca di distanziarsi. Così come per altri due film che stilisticamente gli succederanno (“Nosferatu” di Herzogh e “Shining” di Kubrick), questo film costruisce un clima di inquietudine e paura molto più credibile e meno teatrale (talvolta tranquillizzante) dei film standard del genere, divenendo così una sorta di film drammatico surreale in cui l’impossibile giunge ad una sua plausibilità spiazzando ed incantando lo spettatore. Nella prima parte del film seguiamo una duplice agonia, quella di padre Karras che assiste impotente al disfacimento della madre sino alla morte e l’agonia di Regan che viene “torturata” da medici di ogni sorta nel disperato tentativo di curare con la medicina una malatia appartenente all’anima nella sua più evidente definizione cattolica. Solo al limite estremo della situazione e quando ormai lo spettatore è costretto ad un forte senso di malessere per la condizione dei protagonisti si giunge ad una sorta di sollievo paradossale dove la possessione demoniaca diviene una sorta di alleggerimento della struttura drammatica. La figura dell’anziano padre Merrin è concepita ,sotto nascosta ispirazione, sui paradigmi del cinema western americano ed è infatti l’unica presenza morfologicamente “eroica” e dunque utopica ed irreale del film, Friedkin sceglie persino di mostrarci la sagoma di Merrin davanti alla statua del demone sumero come se fosse una sorta di sfida all’O.K. Corral. Ultima figura chiave del racconto è il detective William F. Kinderman (un fantastico Lee J. Cobb), in sostanza una presenza classica poliziesca che ridimensione il dramma della storia e riporta il racconto nei binari del cinema di genere. Non voglio rovinare la visione a chi di voi ancora non ha visto questo film chiave del cinema nordamericano degli anni 70′ quindi limito la mia analisi e vi risparmio i dettagli più importanti sul finale. Nelle ultime scene del film però si intuisce la nascita di un amicizia fra il detective Kinderman e padre Dyer (una spalla di padre Karras interpretato dal vero reverendo William O’Malley) attraverso alcune sequenze tagliate nella prima versione del film e recuperate nella nuova riedizione. Tra le varie scene impressionanti della possessione demoniaca si ricorda la testa che ruota di 360°, la levitazione durante l’esorcismo e il famoso vomito “al pesto” che tante volte sarà ripetuto nella storia del cinema fino a divetare un luogo comune del cinema demenziale. La colonna sonora otterrà un posto nella storia del Cinema così come la sceneggiatura di Blatty che vincerà un premio Oscar. Dal punto di vista spirituale il film non è realmente offensivo o conflittuale con la religione cristiana, anzi Blatty sembra perfino ossessionato dalla religione, ma la ragazza posseduta fa un uso sia fisico che linguistico dei simboli del cristianesimo talmente estremo da poter offendere oggettivamente alcuni fedeli. Si sconsiglia la nuova versione inutilmente arricchita di dettagli orrorifici ed invasa da inutili giochini in computer grafica, non servono e rendono il film meno realistico.

L’ESORCISTA II – l’eretico

(The Exorcist II – The heretic)

di John Boorman, Usa 1977

Quando arrivano i soldi la gente litiga, è un vecchio luogo comune che nasce da una profonda verità. Il risultato al botteghino del primo capitolo convinse la Warner a produrre un seguito non riconosciuto dall’autore del primo film, a dire il vero Blatty concesse per molti soldi i diritti sui personaggi per poi pentirsene in seguito. Il film è un seguito convenzionale della prima storia e punta sulle origini di padre Lankester Merrin (Max von Sydow) e su una sorta di ricaduta di possessione di Regan Teresa MacNeil (Linda Blair). Scompare dal gioco la madre ma si aggiunge la figura di padre Philip Lamont (un grande Richard Burton). Girato quasi completamete in studio , anche le scene ambientate in Africa che raccontano il primo esorcismo di Merrin sono tutte fatte in teatro di posa. Un pessimo seguito, colorato e commerciale, molto poco drammatico e decisamente incoerente con le atmosfere inquietanti del suo precursore. Un film concepito per fare soldi che rivela la velleità di essere un racconto sulla natura dell’uomo e sul conflitto fra scienza e religione (tutto per sommi capi e senza profondità). Il regista John Boorman veniva da “Un tranquillo week- end di paura” e 4 anni dopo avrebbe realizzato il suo capolavoro: “Excalibur”, per lui fu il passaggio dal cinema indipendente al cinema ad alto budget. Sul piano spirituale il film utilizza gli stilemi della religione cristiana per ragioni di spettacolarità esattamente come Mel Gibson nel suo film “La passione di Cristo”, ma erano due epoche diverse e una chiesa diversa. In questo film ci viene rivelato che il demone che possiede due volte Regan si chiamam Pazuzu ed è assiro, questo dovrebbe spiegare la presenza della statua del demone sumero in alcune scene del primo film. Sul nome del demone che possiede la protagonista vi sono diverse interpretazioni e per fare chiarezza rimando alla resto della recensione. La musica del film è composta dal nostro Ennio Morricone.

L’ESORCISTA III

(The Exorcist III – Legion)

di William Peter Blatty, Usa 1990

Il terzo seguito dell’Esorcista non è il seguito del secondo film bensì un seguito alternativo del primo. Il film nega sostanzialmente la tesi del secondo capitolo che afferma che il demone che possiede Regan si chiami Pazuzu e che sia lo stesso affrontato da padre Merrin in Africa all’inizio della sua carriera. Il terzo film infatti è scritto e diretto da William Peter Blatty , autore del bestseller a cui si ispira il primo film nonchè sceneggiatore e produttore del primo lungometraggio per il quale vinse anche un Oscar. Quindi dal punto di vista artistico questo terzo film dovrebbe essere l’unico seguito riconoscibile. Il demone che ha posseduto Reagan qui si chiama Legione ed uscito dal corpo di Regan per entrare in quello di un serial killer che si fa chiamare Gemini. Il detective William F. Kinderman (interpretato da Lee J. Cobb nel primo film ed ora da un grande George C. Scott) torna in questo capitolo e ne diventa il protagonista. Torna anche il personaggio di padre Dyer (questa volta interpretato da Ed Flanders) divenuto amico di Kinderman come anticipato da alcune scene finali del primo capitolo. Il film si contamina con il poliziesco seriale e rivela una deviazione di percorso spregiudicata ed originalissima, scompaiono dal gioco quasi tutti i personaggi del primo ma le atmosfere e la drammaticità del film originale sono pienamente rispettate (al contrario del secondo che sembra essere il pilota di una nuova saga), solo la paura e la tensione lasciano spazio a momenti di riflessione filosofica e religiosa che possono annoire lo spettatore. Un film intelligente ma limitato nella tecnica e lento nello sviluppo. Samuel Jackson fa una parte piccolissima, quattro anni dopo sarebbe diventato famoso per “Pulp fiction” di Tarantino. Torna per pochi secondi (ma non tutti lo notano nel finale) anche padre Damien Karras (Jason Miller) che salvò Regan nel primo film.

L’ESORCISTA – La genesi

(The Exorcist – The begining)

di Renny Harlin, Usa 2004

Venduto ufficialmente come il prequel del primo “Esorcista”, questo film è in realta un remake parziale del secondo della serie. La storia dovrebbe raccontare le origini della vocazione di prete esorcista di Lankester Merrin e il suo primo incontro con il demone sumero Pazuzu, che secondo “L’Esorcista 2” avrebbe posseduto la piccola Regan nel primo e nel secondo capitolo . Per sostenere questa versione il film contraddice l’autore del romanzo originale William Peter Blatty che con “L’Esorcista 3” attribuiva al demone il nome di Legione. Una bella ed inutile confusione. In sostanza il film cerca di raccontare le origini di padre Merrin che Boorman aveva già raccontato nel 1977 cambiandole. Izabella Scorupco (“007 Goldeneye”) interpreta la posseduta che svolazza qua e là per una chiesa sepolta sotto la sabbia della Namibia senza nemmeno spiegare perchè una chiesa si dovrebbe trovare li sotto. All’origine di questo film c’è un progetto intitolato “Exorcist – The origins” con Liam Neeson nel ruolo di padre Lankester Merrin (Max von Sydow nel primo e secondo film) e la regia del solido John Frankenheimer. Il regista scelse in seguito di sostituire il protagonista con l’attore europeo Stellan Skarsgård (“Le onde del destino”, “Dogville” e la versione originale svedese di “Insomnia”) con cui aveva già lavorato sul set di “Ronin”. Frankenheimer muore nel 2002 e la produzione lo sostituisce con Paul Schrader cambiando il titolo del film con “Paul Schrader’s Exorcist: The Beginning”. La produzione del film resta insoddisfatta del girato di Schrader e decide di bloccare l’uscita del film per rigirare la storia da capo assegnando il compito a nuovi sceneggiatori e ad un nuovo regista. Così, mentre un intero film viene chiuso in magazzino subentra il regista Renny Harlin (“Die Hard 2”, “Nightmare 4”) che riparte da zero con un nuovo “Exorcist IV: The Beginning”. Il solo spettatore in grado di apprezzare minimamente questo film è uno spettatore che non ha mai visto il primo capitolo. Un film indeciso e caotico che non sa da che parte andare e nemmeno è in grado di stabilire a quale genere appartenere sospendendosi a metà fra il cinema horror convenzionale ed il film d’azione ed in entrambi i casi offendendo lo spirito originale delle serie. Inoltre il regista ha ammesso di non avere mai visto i capitoli precedenti (bravo !)

DOMINION – A PREQUEL TO THE EXORCIST

di Paul Schrader, Usa 2005

Girato prima di “L’ESORCISTA – La genesi” ma distribuito malamente solo un anno dopo e nemmeno in tutto il mondo (in Italia è stato presentato solo al Festival di Torino) il film è il primo prequel della serie rifiutato dai produttori. Paul Schrader è un regista di alta qualità, nato come sceneggiatore si rivela uno dei più grandi scrittori cinematografici americani contemporanei. Il suo esordio è con la sceneggiatura di “Yakuza” di Sydney Pollack a cui seguono il grande “Taxi driver” di Martin Scorsese e “Obsession – Complesso di colpa” di Brian De Palma. Nel 1978 gira il suo primo film da regista “Tuta blu – Blue collar” un dramma sulla corruzione sindacale nelle fabbriche di automobili. Tra le sue più grandi sceneggiature si ricordano: “Toro scatenato” e “L’ultima tentazione di Cristo” entrambi di Scorsese. Come regista e sceneggiatore ha invece realizzato “American Gigolo”, “Mishima” e “Affliction”. Il montaggio del film è stato completato da Tim Silano a basso budget e solo per dare un contentino al pubblico più raffinato, quindi gli effetti speciali e la cura dei dettagli di post produzione sono decisamente scadenti se paragonati al film di Harlin. Restano gli ambienti ma cambiano tutti gli attori tranne Stellan Skarsgård. Padre Merrin deve esorcizzare un bambino deforme frutto dello stupro di una donna africana da parte di di un soldato inglese, che a seguito della possessione diventa un giovane bellissimo di carnagione bianca, dunque il male che seduce con la bellezza ed il bene che per salvare l’anima del posseduto lo deve riportare alla mostruosità. Una bella trovata molto originale ed intelligente che non piacque alla produzione perchè priva del classico vomito verde e di teste che si rovesciano (vai a dare perle ai porci …). Inoltre questo film nega la tesi sostenuta da “L’ esorcista 2” e “L’Esorcista – La genesi” secondo la quale il demone sumero Pazuzu ha posseduto tutte le vittime esorcizzate da padre Merrin nella sua carriera. Il demone di questo film si chiama infatti Dominion e sembra essere più assimilabile alle atmosfere del primo esorcista e del terzo. Ottima la fotografia del grande Vittorio Storaro (“Apocalypse now”, “L’ultimo imperatore”, “Dick Tracy”) e la colonna sonora del mitico Angelo Badalamenti (“Twin Peaks”). La scena cult: Padre Merrin di spalle che nel finale attraversa un arcata come faceva John Wayne uscendo dalla casa dei coloni nel finale di “Sentieri selvaggi” di John Ford ricordando le origini western della figura di Merrin … che dire ? Grande Paul Schrader !

JAMES BOND OPERA OMNIA (3)

JAMES BOND OPERA OMNIA

A cura di Daniele Clementi

(c) Sony Pictures

Eccoci alla fine del lungo revival su James Bond, qui si parte da Timothy Dalton, si passa per Pierce Brosnan e si arriva sino a Daniel Craig. Buona lettura !

 

 

ZONA PERICOLO

(The living daylights)

di John Glen (G.B. 1987)

Con il ritiro di Roger Moore comincia un periodo di transizione dove vengono esclusi alcuni vecchi volti e ne vengono matenuti altri, per cercare di mantenere una timida continuità. I romanzi ed i racconti sono finiti, resta solo una brevissima storia realizzata da Fleming per un quotidiano inglese. la storia originale si risolve in una breve avventura raccontata dopo la sequenza di apertura del film, il resto è pura creazione degli sceneggiatori. Timothy Dalton viene scelto dopo una lunghissima consultazione interna che considerava come alternativa Pierce Brosnan. La struttura del film ricalca i capitoli di Roger Moore ed anche il Bond di Dalton sembra incerto fra l’imitazione di Moore e quella di Connery. Confermati M, Q, Sir Frederick Gray e torna il generale del KGB Anatol Gogol. Moneypenny cambia faccia ed entra in gioco la giovane Caroline Bliss. Ritroviamo anche il buon vecchio Felix Leiter interpretato da John Terry. La bella di turno è Maryam d’Abo mentre i cattivi sono Jeroen Krabbé ed il caratterista Joe Don Baker (dopo ne parleremo ancora). Nel film lavora anche l’attore americano John Rhys-Davies (spalla di Indiana Jones nel primo e nel terzo film nonchè nano guerriero della trilogia del “Signore degli anelli”). La trama si perde in una miriade di banalità comunque unisce due temi molto attuali l’oppio dei talebani e il mercato nero delle armi. James Bond aiuta di fatto alcuni ribelli afgani (quelli che un giorno saranno talebani) contro i sovietici ma non prende posizioni precise (come fa invece Rambo nel suo terzo film), sembra piuttosto parte di un disegno politico più grande. Uhm … credo che in fondo ci fossero molti 007 in Afghanistan nel 1987 … n’est pas ? La canzone del film è interpretata dal gruppo inglese A-HA.

Voto finale: 5 (il solito medio-Bond con una faccia nuova).

 

 

VENDETTA PRIVATA

(Licence to kill)

di John Glen (G.B. 1989)

Il primo film di James Bond a non essere tratto da un libro o un racconto di Ian Fleming. La storia è piuttosto originale anche se manca di sapore classico. James Bond si reca negli Usa per fare da testimone di nozze al vecchi amico Felix Leiter (questa volta torna David Hedison di “Vivi e lascia morire”) che lavora per una squadra speciale antidroga e riesce a prendere un pericolosissimo trafficante proprio il giorno del suo matrimonio, raggiunge con Bond la chiesa buttandosi da un paracadute. Lo spacciatore evade quasi subito e si vendica attaccando Felix e consorte la notte stessa del matrimonio, Bond giurerà vendetta e rinuncerà al servizio segreto britannico per agire da solo. Tornano tutti i vecchi personaggi chiave della serie, il cattivo è interpretato da Robert Davi mentre le belle di turno sono Talisa Soto e Carey Lowell, lavora anche un giovane Benicio Del Toro nella parte di un killer silenzioso. Il film cita spesso Shakespeare ed in particolare “Othello”. A parte qualche buco di sceneggiatura la storia è godibile ed abbastanza scorrevole. Le scene cult sono i l’arrivo dei ninja e sopratutto il finale con un inseguimento incredibile fra immensi Tir.

Voto finale : 6 (Un Bond che funziona)

 

 

GOLDENEYE

di Martin Campbell (G.B. 1995)

Dopo la parentesi di transizione rappresentata da Timothy Dalton, cominciano le avventure del nuovo 007 Pierce Brosnan. In realtà questo nuovo ciclo di film rappresenta le varizazioni maggiori sul piano del cast, mentre resta piuttosto simile all’universo di Rober Moore sul piano delle storie. Questo è anche il secondo film di Bond a non essere tratto da una storia originale di Fleming. Goldeneye in realtà è il nome della villa di Ian Fleming e viene usato in questo film per questioni di suggestione (non si butta via niente). James Bond 007 ed il suo collega 006 (Sean Bean) stanno portando a termine una pericolosa missione in Unione Sovietica e qualcosa va storto, 006 perde la vita e Bond deve portare a termine la missione da solo. Dopo il crollo del comunismo James Bond viene incaricato di indagare sulla figura misteriosa di Janus (un pericoloso criminale internazionale) scoprirà di avere di fronte il vecchio amico 006 divenuto la sua perfetta nemesi. La sigla iniziale , per la prima volta, è priva del contributo del compianto Roy Field e si passa alla computer grafica. Il capo dei servizi segreti inglesi M cambia sesso e viene interpretato dalla fantastica Judi Dench, al suo fianco arriva anche una nuova Moneypenny (Samantha Bond) e torna il vecchio e sempre caro Q (Desmond Llewelyn sulla cresta dell’onda dai tempi di “Goldfinger”). Le due belle di turno sono la bravissima Famke Janssen (la cattiva) ,che diventerà in seguito la mitica Fenice cinematografica degli “X Men” nonchè la spietata trans della serie “Nip/Tuck”, e la tiepidina Izabella Scorupco (la buona) che combinerà pochino in seguito. Torna anche Joe Don Baker (che aveva fatto il cattivo in “Zona pericolo”) nel ruolo completamente nuovo dell’agente americano Jack Wade (epigone di Felix Leiter). Tra i cameo più golosi si segnalano Robbie Coltrane che in seguito diventerà Rubeus Hagrid nella saga di Harry Potter, Alan Cumming (futuro Nightcrawler di “X Men 2” non a caso caro amico della Janssen) ed infine Tchéky Karyo (“Nikita” di Luc Besson). la colonna sonora è composta dal francese Eric Serra (“Nikita” e “Leon” di Luc Besson) e la canzone del film è interpretata dalla grande Tina Turner. Le scene cult: Bond che gironzola in cravatta nel bel mezzo di Mosca guidando un carro armato e la Janssen che uccide i maschi soffocandoli fra le sue coscie. Il nuovo regista ed i nuovi sceneggiatori giovano vistosamente alla confezione.

Voto Finale: 6 (un buon bond !)

 

 

 

IL DOMANI NON MUORE MAI

(Tomorrow never dies)

di Roger Spottiswoode (G.B. 1997)

Secondo capitolo della nuova serie con Pierce Brosnan molto approssimato e superficiale, ma in seguito si farà di molto peggio. La moda del cinema asiatico d’azione contamina anche 007 e la Bond girl viene interpretata dalla fantastica star di Hong Kong Michelle Yeoh (“La tigre e il dragone”) ma al fianco di Bond troviamo anche la “glamorous” Teri Hatcher (appena uscita dal ruolo di Lois Lane nel telefim di Superman e prima di diventare una “casalinga disperata” di Wisteria Lane). Il cattivo è interpretata dal bravo Jonathan Pryce (anche se un po troppo sopra le righe in questo caso) che impersona uno spietato magnate delle televisioni e giornali che vuole conquistare il mondo … ehm … non fate subito i politici ! L’agente americano Jack Wade (Joe Don Baker) torna per l’ultima volta (forse). Moby compone un “James Bond theme” alternativo e Sheryl Crow interpreta la canzone chiave del film. Le scene cult: la fuga dal grattacielo del cattivo, il sommergibile trivella e l’inseguimento con Brosnan e Yeoh ammanettati insieme alla guida di una moto. Un capitolo tanto adrenalinico quanto superficiale.

Voto finale : 5 (Bond precotto)

 

 

 

IL MONDO NON BASTA

(The world in not enough)

di Michael Apted (G.B. 1999)

Erano decenni che non si finiva così in basso ! Un pessimo capitolo superficiale, noioso ed inutile con battute scontate e personaggi banalissimi. Bond deve proteggere una ricca ereditera chiamata Elektra ed intepretata dalla seducente Sophie Marceau, il cattivo è il grande attore indipendente Robert Carlyle che dopo anni con Ken Loach si sputtana in una parte ridicola e patetica, nel cast torna Robbie Coltrane (nello stesso ruolo rivestito in “Goldeneye”) i ruoli cameo sono di John Cleese che interpreta “R” un collega del grande Q (questo è il suo ultimo film … addio Desmond !), Maria Grazia Cucinotta che fa la cattiva prosperosa ed il danese Ulrich Thomsen (mitico protagonista di “Dogma #1: Festen”). Soldi e talenti sprecati.

Voto finale : 4 (evitatelo, non serve)

 

 

 

LA MORTE PUO’ ATTENDERE

(Die another day)

di Lee Tamahori (G.B. 2002)

Dal regista di “Once were warriors” non ci si dovrebbe aspettare un film tanto brutto e invece … mai dire mai ! l’ultimo film di Brosnan tramuta James Bond in una specie di Batman in smoking e con l’automobile invisibile (basta cazzate, vi prego !) e rischio di offendere Batman. L’attrice premio oscar Halle Berry è la prima Bond girl di colore della storia (caspita se c’è voluto del tempo !). John Cleese che interpretava “R” nel film precedente diventa il nuovo Q. Michael Madsen (“Le iene” e “Kill Bill vol.1-2” di Tarantino) recita nel ruolo di un agente americano carogna e tira un po su il film a livello recitativo. Madonna canta la canzone del film ed interpreta il ruolo della bella cattiva (molto sado maso). La scena cult : Halle Berry che rifà l’entrata in scena di Ursula Andress in “Licenza di uccidere”, tutto il resto è noia.

Voto finale: 4 (dimenticatelo)

 

 

 

CASINO ROYALE

di Martin Campbell (G.B. 2006)

La saga di James Bond ha sempre subito dei cambiamenti, anche se limitati a dettagli e spesso destinati a personaggi secondari, ma non è mai realmente ripartita da zero. Insomma ogni film è sempre stato il seguito del precedente anche se la formula particolare studiata all’ origine del ciclo ha sempre permesso allo spettatore di poter fruire di un capitolo qualsiasi della serie senza dover conoscere i precedenti. Questa volta non è così. James Bond riparte veramente da zero e tutto quello che abbiamo visto in precedenza non conta più nulla perchè questo James Bond è completamente nuovo e la sua storia cambia per sempre. Nonostante la trasformazione radicale del progetto, qualche minimo legame con il passato ci viene concesso ma si tratta solo del mantenimento della bravissima Judi Dench nella parte di M (aveva già interpretato questo ruolo nei film di Brosnan). James Bond è ancora un agente privo di licenza di uccidere quando comincia questo nuovo inizio e se la guadagna proprio eliminando i cattivi della sequenza introduttiva, la famosa scena di Bond che spara al centro della spirale rendendo lo schermo rosso viene riprodotta nella realtà del film ed ambientata in uno squallido bagno pubblico dopo una collutazione violentissima … si, James Bond è cambiato. L’agente 007 indaga sul misterioso Le Chiffre (“la cifra”) che opera come banchiere occulto delle organizzazioni terroristiche internazionali ed è legato ad una strana organizzazione che promette di diventare la Spectre della nuova generazione. Torna il mitico Felix Leiter interpretato dall’attore di colore Jeffrey Wright (dato che si ricomicia da zero i personaggi possono cambiare liberamente sesso o etnia) e questo è il loro primo incontro. Daniel Craig è l’attore con il curriculum più altamente artistico che abbia mai interpretato il ruolo di James Bond ed anche l’attore con il maggiore talento drammatico (perdonatemi fan di Connery !) per reggere lo schermo diventa necessario prendere un cattivo di eguale talento drammatico ed ecco arrivare il danese Mads Mikkelsen con una lunga carriera nel cinema d’autore europeo. Il casinò del film è quello di Montenegro ma ci sono molte scene in Italia e molti attori italiani al lavoro in piccoli ruoli, fra loro spicca il grandissimo Giancarlo Giannini. Le scene cult: la sigla iniziale, l’inseguimento spettacolare in Sud Africa tanto estremo quanto realistico perchè fatto da atleti professionisti che fanno questo tipo di acrobazie per mestiere, la grande partita al casinò, lo stimolatore cardiaco portatile (esiste realmente), il capottamento dell’Aston Martin e la tortura del finale. James Bond è tornato e finalmente si tratta di un bel film.

Voto finale : 7 (Finalmente !)

Ok, ho finito la mia personale maratona: 23 recensioni in tre giorni. Questo è il mio record personale e voi che avete letto il mio lavoro e siete arrivati alla fine potete vantarvi di avere letto queste 23 recensioni in quanto tempo ? Scrivetemi i vostri risultati,e badate bene che leggere capendo è più facile di scrivere pensando quindi pretendo tempi brevi ! Scxherzi a parte grazie per la costanza.

 

 

JAMES BOND WILL BE BACK

 

JAMES BOND OPERA OMNIA (2)

JAMES BOND OPERA OMNIA (2)

A cura di Daniele Clementi

(c) Sony Pictures

Prosegue il lungo revival di Mister Bond, questa volta troviamo in primo piano Roger Moore ma è anche il periodo dell’ultimo film di Connery.

(c) United Artists / sony Pictures

VIVI E LASCIA MORIRE

(Live and let die)

di Guy Hamilton (G.B. 1973)

L’inizio di una nuova era. Roger Moore prende il posto di Sean Connery dopo aver fatto la gavetta come James Bond televisivo nella serie "Simon Templar – Il santo". Alla regia torna Guy "goldfinger" Hamilton e scompare la figura di Blofed e della Spectre. Viene confermato il cast fisso e torna pure Felix Laiter interpretato per la prima volta da David Hedison (lo rtroveremo nello stesso ruolo nel 1989). Il cattivo è il grande attore di colore Yaphet Kotto mentre la bella viene interpretata da Jane Seymour. La critica di colore americana accuserà il film di razzismo latente per avere scelto un nemico di colore nel momento più fecondo della "Blakxploitation" e forse non si sbagliavano. Le musiche sono di George Martin e la canzone del film è cantata da Paul Mcartney. Le scene cult sono la gag delle macchinette a casa di Bond, tutte le scene voodoo, la lettura dei tarocchi di Solitaire su James Bond ed un vorticoso inseguimento su moscafo.

Voto finale : 5 (sembra quasi un telefilm)

(c) United Artists / Sony Pictures

L’UOMO DALLA PISTOLA D’ORO

(The man with the golden gun)

di Guy Hamilton (G.B. 1974)

James Bond "Templar" colpisce ancora. Ancora una regia di Hamilton (sempre peggio) ed un cattivo potenzialmente perfetto come Christopher Lee (Dracula, la mummia, Frankenstein) per realizzare una genuina boiata. Tutto è simile al solito, solo molto peggio. Nel film recitano anche Maud Adams (che ritroveremo in seguito) ed il nano Hervé Villechaize (il mitico Tatoo di "Fantasy island"). Le battute di Roger Moore sono persino volgari. Tanto lavoro per sprecare soldi.

Voto finale : 4 (un pacco).

 (c) United Artists / Sony Pictures

LA SPIA CHE MI AMAVA

(The spy who loved me)

di Lewis Gilbert (G.B. 1977)

Gilbert prende il posto di Hamilton e gira un film terribilmente simile al suo Bond precedente (Si vive solo due volte). Il maggiore Anya Amasova del KGB (vedova in cerca di vendetta) deve lavorare con James Bond per risolvere il mistero sulla scomparsa di alcuni sommergibili nucleari inglesi, americani e naturalmente sovietici. Esiste un potere occulto pari a quello delle grandi nazioni vincitrici del secondo conflitto mondiale che minaccia gli equilibri politici globali della terra. Amasova dopo una notte d’amore con Bond scoprirà che proprio il suo nuovo amante è in realtà l’assassino di suo marito. Nel film compare per la prima volta Jaws (Richard Kiel) il gigante dalla mascella d’acciao che in Italia vedrà il nome trasformato in "squalo" (come già era accaduto per il film di Spielberg). Il cattivo è un fantastico Curd Jürgens mentre il maggiore Amasova è interpretato da Barbara Bach che sposerà nella vita reale Jaws-squalo (sindrome della bella e la bestia). Le musiche, molto belle anche se ormai demodè, sono composte da Marvin Hamlisch e la canzone del film "Nobody des it better" (a cosa si riferisce secondo voi ?) è cantata da Carly Simon. Entra in scena un nuovo personaggio: il generale del KGB Anatol Gogol (Walter Gotell) corrispondente sovietico di M, che Bond incontrerà speso durante le sue avventure. Il comandante Bond durante un briefing conosce l’ammiraglio Hargreaves (Robert Brown) e Sir Frederick Gray (Geoffrey Keen) destinati ad avere un ruolo molto importante nella vita futura di James Bond. Le scene cult: Il paracadute di Bond che riproduce la bandiera inglese, Roger Moore che imita Lawrence D’Arabia, la base segreta del cattivo che emerge dalle acque, l’automobile sottomarino, la moto marina (invenzione reale che compare per la prima volta in questo film) e l’insurrezione finale nella base del cattivo.

Voto finale: 5 (Molto spettacolare ma esilino nella psicologia dei personaggi).

 (c) United Artists / Sony Pictures

MOONRAKER – OPERAZIONE SPAZIO

di Lewis Gilbert (G.B. 1979)

James Bond nello spazio. Il fenomeno di "Guerre stellari" ed il ritorno di "Star Trek" contamina anche 007. In scena torna anche il gigante dalla mascella d’acciao che si redime nel finale e si ribella al cattivo di turno interpretato da Michael Lonsdale. In un ruolo cameo troviamo anche Corinne Clery (ricordate Emmanuelle ?) mentre la Bond girl è la carismatica Lois Chiles. Per la seconda volta Bond deve stringere alleanza con il generale del KGB Anatol Gogol (Walter Gotell) ed incontra ancora Sir Frederick Gray (Geoffrey Keen). Le scene cult: la lotta sulla funivia di Rio De Janeiro, il motoscafo volante, e l’imponente battaglia nello spazio (parafrasi in assenza di gravità della battaglia marina di "Thunderball"). Divertente e fumettoso.

Voto finale: 5 (007 standard).

 

(c) United Artists / Sony Pictures

SOLO PER I TUOI OCCHI

(For your eyes only)

di John Glen (G.B. 1981)

John Glen lascia il montaggio dei film di Bond e diventa il nuovo regista (come aveva fatto prima di lui Peter Hunt). La storia si concentra sul mito di Elektra, e regala al pubblico un film piacevole e romantico, La musica di Bill Conti è notevole e la canzone di Sheena Easton assolutamente immortale (una delle più belle della serie). Il cattivo viene interpretato da Julian Glover e nel 1989 sarà anche nemico di Indiana Jones. Nel prologo iniziale Bond si reca in cimitero per lasciare un mazzo di fiori sulla tomba di Teresa (citazione omaggio di Glen al suo vecchio maestro Peter Hunt che diresse "Al servizio di sua maestà"). Bond viene prelevato da un elicottero che si rivela essere una trappola di Blofed (interpretato solo di spalle da John Hollis). Bond riesce a prendere il controllo dell’elicottero, intercetta Blofed e lo elimina buttandolo dentro una ciminiera, una fine breve ed ingloriosa per il più grande nemico di Bond di tutti i tempi. Il tutto succede nei primi 7 minuti di film. Muore l’attore Bernard Lee (M) e Sir Frederick Gray (Geoffrey Keen) ne prende il posto. Torna in scena anche il generale del KGB Anatol Gogol (Walter Gotell) in piena minaccia nucleare. Alla fine del film Bond riceve le congratulazioni di Margaret Thatcher (Janet Brown) ma non vi dico cosa succede. Le scene cult: tutte le battaglie sottomarine, la scalata per il monastero e la fuga sul maggiolino giallo che Hayao Miyazaki adotterà come auto di ordinanza di Lupin III° (sissignore nasce da qui !).

Voto finale : 6 (piacevole e scanzonato).

 

(c) United Artists / Sony Pictures

OCTOPUSSY – OPERAZIONE PIOVRA

di John Glen (G.B. 1983)

Basato su un racconto (i libri erano finiti) di Ian Fleming. Un film raffinato ed esotico che punta sul fascino misterioso dell’India. Roger Moore comincia ad essere un vecchietto ma fa quello che può. Torna Maud Adams (Bond girl nel film "L’uomo dalla pistola d’oro") in una parte completamente nuova mentre i cattivi sono Louis Jourdan e Steven Berkoff nel ruolo di un generale sovietico pazzo, una parte che rivestirà spesso nella sua carriera (ad esempio "Rambo 2"). L’ammiraglio Hargreaves (Robert Brown) diventa il nuovo "M" e torna il generale del KGB Anatol Gogol (Walter Gotell), tra i cattivi vanno ricordati Kabir Bedi (Sandokan !) e David e Tony Meyer che interpretano una coppia di gemelli esperti in coltelli. Andy Bradford è lo sfigato 006 che muore all’inizio del film. torna alla regia John Glen ormai forte della sua esperienza. Rita Coolidge canta "All time high". tra le scene cult: il sosia di Fidel Castro, il sosia di Kostantin Ustinovic Cernienko e la lunga corsa finale per fermare l’esplosione atomica. Uno dei film più eleganti della serie.

Voto finale : 5 (l’eleganza non è tutto).

 

 

MAI DIRE MAI

(Never say never again)

di Irvin Kershner (G.B. 1983)

Secondo film di Bond esterno alle produzioni di Broccoli, ritorno semi ufficiale di Sean Connery. In realtà il film non è tratto da un libro di Fleming ma dalla sceneggiatura del film "Thunderball". Realizzato contro la voltà della famiglia di Flemig e dei produttori classici grazie ad un cavillo legale. Alla regia troviamo Irvin Kershner ("L’impero colpisce ancora") vengono confermati tutti i personaggi classici solo con altri attori: Edward Fox (M), Alec McCowen (Q), Pamela Salem (Moneypenny) e Bernie Casey (Felix Laiter). Le bond girl sono Barbara Carrera (la cattiva) e Kim Basinger (la buona) mentre i cattivi sono magistralmente interpretati da due grandi attori europei: Klaus Maria Brandauer nella parte che fu di Adolfo Celi ed il mitico Max von Sydow (Il settimo sigillo) nella parte della nemesi di Bond Ernst Stavro Blofeld capo della Spectre. Le scene cult : l’inseguimento notturno in moto, il videogame con le scosse mortali sul joystik, la scena sadomaso di Barbara Carrera e la sequenza introduttiva. Vale la pena ricordare il cameo comico di Rowan Atkinson il famoso Mr. Bean.

Voto finale : 6 (per la qualità degli attori).

 

(c) United Artists / Sony Pictures

BERSAGLIO MOBILE

(A view to a kill)

di John Glen (G.B. 1985)

L’ultimo Bond di Roger Moore, viste le rughe poteva fermarsi anche prima. Tratto da un racconto breve di Fleming che fa solo da vago riferimento. Il crudele milionario Max Zorin vuole distruggere Slicon Valley per ricostruirla nei suoi terreni, dovrà vedersela con il vecchietto 007. Nella parte del cattivo recita il premio oscar Christopher Walken ("Il cacciatore") e le belle di turno sono Tanya Roberts e la mitica Grace Jones che quasi violenta Bond. Si aggiunge la special guest di Patrick Macnee (il grande agente segreto della serie tv "Avengers"). Maud Adams torna per la terza volta facendo una comparsta alla Alfred Hitchcock. La canzone del film è interpretata dai Duran Duran.

Voto finale : 5 (capitolo fiacco).

END OF PART TWO

JAMES BOND WILL BE BACK

JAMES BOND OPERA OMNIA (1)

JAMES BOND OPERA OMNIA

A cura di Daniele Clementi

 

Bene, bene, visto che vi piacciono i miei “revival” beccatevi questo lungo dossier sul mondo di 007 (in onore di Scaramella !). Vi anticipo che sarà diviso in 3 parti perchè recensisco 23 film !

Ringrazio Marina Pianu per avermi ricordato alcuni dettagli televisivi su Honor Balckman.

 

 

CASINO’ ROYALE

 

di William H. Brown Jr (Usa 1954)

Questo non è un film bensì un cortomertraggio televisivo, comunque è stata la prima apparizione di James Bond dunque merita una citazione. Ho già recensito questo piccolo film quindi vi rimando alla mia recensione precedente per saperne di più cliccate qui

 

LICENZA DI UCCIDERE (Dr.No)

di Terence Young (G.B. 1962)

Il primo Bond cinematografico della storia, il ruolo del nostro super agente spetta al mitico Sean Connery, mentre la bond-girl è la straordinaria Ursula Andress (indimenticabile mentre raffiora dalle acque in costume e pugnale). Per la prima volta ascoltiamo il tema musicale di Monty Norman che diventerà con il tempo il simbolo stesso di James Bond. La sigla iniziale è curata da Roy Field e così anche la sequenza introduttiva che contraddistingue tutti i film di Bond prodotti dalla coppia Harry Saltzman ed Albert Broccoli ovvero 007 che spara nel centro della spirale invadendo lo schermo di rosso sangue, in questa prima versione Bond porta un cappello. La sigla iniziale è un gioco di luci e colori con pochi momenti filmati. Il capo dei servizi segreti si chiama “M” (si chiamerà sempre così anche se il capo cambierà faccia o sesso) e nei primi film è interpretato dal grande caratterista Bernard Lee, la segretaria del capo (eternamente innamorata di Bond) viene invece interpretata da Lois Maxwell (che manterrà il ruolo nei film ufficiali per 27 anni !). In questo primo film però non ci sono gadget veri e propri e tutto si concentra su indagine ed azione. Il cattivo si chiama Dr. No (Joseph Wiseman) e da il titolo originale al film nonchè al libro di Fleming. In questo primo capitolo scopriamo l’esistenza della Spectre: una misteriosa organizzazione criminale internazionale. Il nostro agente viene aiutato da un collega ameircano chiamato Felix Laiter (eterna spalla di James Bond) che nel primo film viene interpretato da Jack Lord. Le scene cult sono l’incontro fra Connery e la Andress, la vedova nera che cammina nascosta nel letto di Bond ed il ruolo “cameo” di John Carradine. John Barry contribuisce alla colonna sonora senza essere formalmente accreditato. Un filmetto carino ma senza pretese, apparentemente lontano dal poter creare un mito, il manifesto pubblicato si riferisce ad una riedizione del fim e questo spiega lo slogan “The first James Bond film !”.

Voto finale : 7 (sarebbe 6 ma è il primo Bond del Cinema … che diavolo !)

 

 

DALLA RUSSIA CON AMORE (From Russia with love)

di Terence Young (G.B. 1964)

La seconda avventura di Bond determina la nascita del mito, il primo film sarà ripagato solo dopo l’uscita del secondo. La canzone di Matt Munro diventerà un “cult evergreen”. La colonna sonora è tutta nella mani di John Barry. Tornano M e Moneypenny e torna anche la Spectre , che per la prima volta rivela in parte il suo leader ma possiamo solo vederlo in penombra mentre accarezza un gatto d’angora bianco, durante il suo discorso introduttivo cita la morte del Dr.No e la minaccia rappresentata da 007 e incarica una donna (Lotte Lenya) di eliminare Bond e portare a termine alcuni affarucci in Russia per la conquista del mondo, la Bond girl è l’attrice e fotomodella italiana Daniela Bianchi, la sigla iniziale cita alcune scene del primo film proiettate sul ventre di una danzatrice zingara … wow ! La scena cult: il finale semi posticcio sullo sfondo di Venezia rifatto poi da Spielberg per “Indiana Jones e l’ultima crociata”. In generale un buon film di spionaggio.

Voto finale : 7

 

 

MISSIONE GOLDFINGER

di Guy Hamilton (G.B. 1965)

Gert Frobe fa il laido e cattivo Goldfinger mentre Honor Balckman fa la lesbica guardia del corpo che viene sedotta da James Bond (Sigh !). Uno dei film più “cool” della serie ed anche uno dei più furbetti, tornano tutti i partner di Bond incluso Felix Leiter reso irriconoscibile dall’attore Cec Linder che non somiglia per niente al suo predecessore. L’esperto d’armi e responsabile dei famosi gadget è Desmond Llewelyn, il famoso “Q”, che manterrà la parte fino alla sua morte nel 1998. La canzone è interpretata da Shirley Bassey. Le scene cult sono tantissime: la donna dipinta di oro, la partita a golf con il cattivo, lo sgherro del cattivo chiamato Oddjob e armato solo di una bombetta con lama rotante, e la tortura con il laser che minaccia di tagliare Bond in due parti. Honor blackman era stata partner di Patrick Macnee nella serie tv “Avengers – Agenti speciali”. Uno dei film più imitati e presi in giro della serie, tra le varie parodie se ne ricordano due italiane: la prima con Walter Chiari che viene evirato in una copia della scena della tortura e si scopre “donna” (Sob !) e la seconda che è tutto un film : “Due mafiosi contro Goldginger” di Lucio Fulci con Franco e Ciccio.

Voto finale: 7 ( per questioni di “mitologia” ma anche Franco e Ciccio non erano mica male !)

 

 

THUNDERBALL – OPERAZIONE TUONO

di Terence Young (G.B. 1966)

Il primo film di Bond girato ad alto budget e con una campagna pubblicitaria internazionale, il nostro Adolfo Celi fa il cattivo mentre il capo della Spectre resta ancora invisibile mentre coccola il gatto. Torna tutto il gruppo classico di Bond e Felix cambia ancora faccia (Rik Van Nutter). Il film vanta una delle più complesse scene d’azione marine mai realizzate, una vera e propria battaglia fra sommozzatori, fra i gadget più incredibili Bond usa un propulsore della Nasa per svolazzare in giro. La canzone del film è interpretata addiritura da Tom Jones. John Barry scrive sempre le musiche. L’ultimo Bond di Terence Young.

Voto finale : 5 (l’agente segreto lascia il posto al super eroe e tutto diventa più inverosimile).

 

 

SI VIVE SOLO DUE VOLTE (You only live twice)

di Lewis Gilbert (G.B. 1967)

James Bond si sposta in Giappone, in una missione destinata a sfruttare tutto il fascino esotico del sol levante, tanta fantascienza e poca credibilità. Il tema portante è cantato da Nancy Sinatra e nel film doveva recitare anche Toshiro Mifune (che molla il set per seguire Kurosawa), James Bond sfoggia un elicottero tascabile vero (costava un milione di dollari). Finalmente conosciamo il volto del capo della Spectre, si chiama Ernest Stavro Blofed e in questo film viene interpretato da Donald Pleasence. il cattivo non muore e scappa per lasciare aperto il finale e promettere l’uscita di un seguito. Roald Dahl, l’autore di favole, scrive la sceneggiatura.

Voto finale : 5 (tutto troppo superficiale)

 

 

CASINO’ ROYALE

di Ken Hughes, John Huston, Joseph McGrath, Robert Parrish, Val Guest (G.B. 1967)

Charles Feldman produce una versione comica ed originale di James Bond, non appartiene alla serie regolare prodotta da Saltzman e Broccoli e pertanto il film è privo di tutti gli elementi tipici della serie (sigla e struttura narrativa). James Bond è interpretato da David Niven (Ian Fleming aveva chiesto lui per “Licenza di uccidere”), mentre il capo dei servizi segreti è John Houston (ma muore subito), torna Ursula Andress. Tra le scene cult la partita a “bakarà” tra Orson Welles e Peter Sellers e la rivelazione del cattivo interpretato da Woody Allen. Fra gli altri recitano anche: Deborah Kerr, William Holden e Barbara Bouchet che interpreta Miss Moneypenny.

Voto finale : 7 (per l’orignalità ed il coraggio)

 

AL SERVIZIO DI SUA MAESTA’ (On her Majesty’s secret service)

di Peter Hunt (G.B. 1969)

Il primo Bond appartenente alla serie Saltzman/Broccoli senza Sean Connery. Al suo posto un anonimo mascellone il cui unico merito era quello di essere stato campione di sci, George Lazenby sostituisce come può Connery, e lo fa anche dignitosamente, ma non basta per scalfire i cuori dei fans. Sarà il suo primo ed ultimo Bond. Al suo fianco nel ruolo di Teresa, l’unica donna che James Bond abbia mai sposato, recita la dinamica Diana Rigg magistrale protagonista femminile della serie tv “Avengers- Agenti Speciali” (Anni dopo Uma Thurman avrebbe interpretato il suo ruolo del film omonimo). Bond conosce il suo grande amore si ritrova come suocero un Boss della mafia (Gabriele Ferzetti). Il cattivo è semplicemente favoloso e viene interpretato da Telly Savalas (il grande Kojak !) che sostituisce Pleasance nella parte di Blofed. Anche questa volta il cattivo non muore e riesce ad uccidere la moglie di Bond dopo il matrimonio, il finale più drammatico di tutta la serie. In realtà se invece di Lanzeby ci fosse stato Connery questo sarebbe stato uno dei più grandi Bond della storia. Peter Hunt (che aveva montato tutti i Bond precedenti) dirige solo questo film di 007 ma lavorerà parecchio nel cinema bellico, al suo fianco comincia farsi le ossa al montaggio un certo John Glenn che ritroveremo in seguito. Fra le scene cult: James Bond in kilt, il matrimonio di 007 e la morte di Teresa.

Voto finale : 6 (una bella storia con qualche buco qua e la)

 

 

UNA CASCATA DI DIAMANTI (Diamonds are forever)

di Guy Hamilton (G.B. 1971)

Sean Connery torna ad indossare lo smoking ed il parrucchino per l’ultima volta sotto la produzione di Saltzman e Broccoli, tutti i membri classici della squadra ritornano. Il nostro eroe deve vedersela con il contrabbando di diamanti ed il gioco d’azzardo e naturalmente con il pericoloso Blofed questa volta interpretato da Charles Gray e la lotta non finirà nemmeno in questo film. La canzone di Shirley Bassey (la stessa voce di “Goldfinger”) è una delle più belle di tutta la serie, torna anche il regista di “Goldfinger” ma con un risultato assai inferiore. Le scene cult: la coppia di assassini gay e la scena in cui Bond viene imprigionato in una bara e diretto da un tappeto mobile verso il forno crematorio.

Voto finale : 5 (un filmino già visto)

 

END OF PART ONE

JAMES BOND WILL BE BACK