In occasione dell’uscita del film in Italia ripubblichiamo le recensioni del film di Wong kar Wai, realizzate per il dossier sul Festival di Torino (recensione di Livia Romano) e per il dossier sul Festival di Cannes (a cura di Daniele Clementi).
.
.
TORINO 2007: " My blueberry nights " di Wong Kar-Wai (2007)
Recensione di Livia Romano
Se avete bisogno di una sana dose di affetto, dolcezze e favole..allora questo film potrebbe essere di vostro gradimento! Cosa c’è di più romantico di una storia d’amore nata tra un bancone e torte ai mirtilli??E cosa c’è di ancora più intenso se questa storia è fatta di cuori infranti, delusioni personali e porte chiuse??E perchè non allontanare i due neo-innamorati(Jeremy-Jude Law- ed Elizabeth-Norah Jones) per poi poter concludere con bacio,che potrebbe competere con Via col vento? Decisamenete troppo per i miei gusti: una fiaba newyorkese,per altro con i rallenti più lunghi e frequenti della storia(se mandassimo il film a 2x durerebbe la metà!!), con una trama del tutto inconsistente (Elizabeth dopo una grossa delusione amorosa,"grazie" alle quale conoscerà Jeremy ,parte venendo a contatto con persone ancora più frustate di lei, dalle quali "impara" !? e capisce la vita) e molto prevedibile, il tutto condito da una buona dose di precise casualità. Non si può negare che il regista lavori molto su una certa ricercatezza estetica(
inquadrature insolitei continuo movimento,immagini spesso sgranate o non a fuoco), ma , a mio parere, finisce con esasperarla troppo. Una pellicola "ovattata", con tanto di frasetta da "bacio perugina"nel finale….poesia del cinema classico americano pasticciata con uno stile da "video amatoriale", un roadmovie edulcorato fino all’esperazione, una torta ai mirtilli che se scartano tutti ci sarà un motivo!!!!!
CANNES 2007: " My blueberry nights " di Wong Kar Wai
Recensione di Daniele Clementi
Wong Kar Wai è oramai un’ autore quasi sacro del cinema di Hong Kong, ricordo ancora quando negli anni 90′ in Italia scoprimmo questo regista brillante ed innovativo con un film mal distribuito e faticoso da reperire come " Hong Kong Express ", ricordo che innamorato di questo nuovo regista ordinai per corrispondenza i suoi primi film, allora introvabili in Italia, come " As tears go by " e " Days of being wild ", ricordo infine la fatica all’epoca di comunicare l’importanza della "new wave" di Hong Kong ad un pubblico colto ma fiducioso solo del cinema classico di Zhang Ymou (" Lanterne rosse "). Quelli come me dovettero aspettare quasi dieci anni per vedere finalmente riconsciuto questo autore importante con un film persino meno emblematico dei precedenti come " In the mood for love ". A quel punto si cominciò a parlare di Wong Kar Wai come di una novità (che sofferenza per chi lo amava già !). Ora, dieci anni dopo la restituzione di Hong Kong alla Cina, tutto questo è cambiato, Wong Kar Wai ha finalmente deciso di lasciare quella Cina che negli ultimi dieci anni lo aveva violentemente castrato per la volta dell’impero della globalizzazione, la terra che non castra con la durezza di un sistem autoritario ma lo fa con la dolcezza della seduzione del benessere. L’ultimo film di Wong Kar Wai è una sorta di adattamento in chiave americana di tutto ciò che aveva già girato negli anni 80′ / 90′ ad Hong Kong il regista. Si sente la mancanza della ricera e dell’innovazione sostituita solo da qualche trasgressione visiva e da un’immagine patinata e modaiola. Wong Kar Wai oggi ripete se stesso di 15 anni fa e fatica ad integrare nella storia quei dettagli visivi e psicologici che hanno fatto grande il suo cinema come se in sostanza l’esperimento di questo film americano non fosse altro che una sorta di versione " Vogue " della gloriosa ed oramai digerita New Wave di Hong Kong.
CREDITI
Montaggio: Non accreditato.
<!–
–>