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VENEZIA 2007 : GLI EROI RITROVATI

MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2007

GLI EROI RITROVATI

Spesso l’Italia si dimentica dei suoi miracoli e dei suoi momenti d’oro, ed è proprio il caso di fare un’affermazione del genere quando si parla di cinema western italiano, anzi europeo, anzi “spaghetti-western”; Per me queste definizioni si equivalgono e dunque le userò intercambiabilmente in questo pezzo.
Il genere western italiano produsse in meno di vent’anni più di 400 lungometraggi, che ancora oggi vengono venduti e comprati nel mondo a peso d’oro. Il cinema western europeo nato a Roma ha influenzato molte altre cinematografie del mondo e non per ultime le stesse nazioni da cui aveva tratto ispirazione originale. L’origine tradizionale del cinema “spaghetti western” si rimanda al lungometraggio del 1964 “Per un pugno di dollari” di Bob Robertson (Sergio Leone) che in un anno totalizzò 2 miliardi di lire italiane degli anni 60′ ! Un film che da solo cambiò completamente il panorama cinematografico popolare europeo. Non tutti sanno però che il western europeo esploso a Roma aveva un “nonno” naturale in Germania, dove spopolavano le storie western dello scrittore locale Karl May. Dalle opere di May vennero realizzati ben 38 film, alcuni dei quali interpretati da attori italiani come Mario Girotti (Terence Hill), Antonio De Teffè (Anthony Steffen) e Luciano Stella (Tony Kendall). La “nonna” naturale del cinema “spaghetti western” era invece il western spagnolo, che nel 1963 concepì un prezioso precursore come “I tre implacabili – Tres hombres buenos” di Louis Romero Marchant. Naturalmente i nonni del cinema wester europeo guardavano al cinema americano e non avevano ancora quella natura mediterranea e solare del western italiano di Sergio Leone.
Ma il nuovo modo di vedere il cinema western sviluppò quasi immediatamente delle nuove varianti scoprendo alcuni filoni narrativi alternativi a quello di Leone, anche se perfettamente paralleli come tempi e velocità di sviluppo. Anche se considerati minori non furono da meno i lavori di Sergio Corbucci che con il suo western gotico “Django” (1966) stabilì, con l’aiuto recitativo di Franco Nero, un nuovo parametro e disegnò un protagonista più cupo e pessimista del “biondo” Clint Eastwood creato da Leone, Corbucci va però ricordato anche per il suo western europeo più rivoluzionario ed originale: l’indimenticabile “Il grande silenzio” (1967), che anticipa persino gli ambienti freddi e ostili del magnifico “Jeremiah Johnson – Corvo rosso non avrai il mio scalpo” di Sidney Pollack. Parallelamente a Sergio Leone ed in modo molto competitivo lavorò anche Duccio Tessari che inventò il cowboy chiamato “Ringo” che fece la fortuna di Giuliano Gemma. Il primo film della serie uscì quasi contemporaneamente a “Per un pugno di dollari” e vedeva Gemma sfoggiare ancora il nome d’arte di Montgomery Wood. Il film si intitolava “Una pistola per Ringo” (1964) ed ebbe anche un seguito dal sapore enormemente più leoniano intitolato “Il ritorno di Ringo” e vagamente ispirato all’Odissea di Omero. La magnifica e prolifica collaborazione tra Gemma e Tessari si sarebbe conclusa negli anni 80′ con un tentativo poco riuscito di portare al Cinema le gesta del fumetto “Tex” di Sergio Bonelli.Sergio Leone ebbe però anche dei veri e propri allievi, tra i quali va ricordato Tonino Valeri. Sotto la produzione dello stesso Leone e con la collaborazione dei principali tecnici del famoso regista, Valeri potè realizzare un western poetico e suggestivo interpretato da Mario Girotti (Terence Hill) ed Henry Fonda intitolato “Il mio nome è Nessuno” (1973). Fu sempre Leone ad ispirare il filone “politico” che produsse i preziosi “Quien sabe” (1966) di Damiano Damiani, “La resa dei conti” (1967) di Sergio Sollima ed il più spettacolare film di Sergio Corbucci “Vamos a matar companeros” (1970). Il cinema western europeo avrebbe anche sviluppato una vena parodistica e scanzonata che trovò nella coppia Carlo Pedersoli (Budd Spencer) e  Mario Girotti (Terence Hill) i massimi esponenti.