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" Don Milani e la scuola " di Tullio De Mauro

Recensione di Elisa Lubiano

Lorenzo Milani per la sua carica rivoluzionaria fu attaccato o osannato da più fronti: la Chiesa lo riteneva un pericolo tanto da esiliarlo a Barbiana, uno perduto paesino di poche anime; i rivoluzionari lo elevarono a simbolo anche se lui nulla voleva che essere un prete come tanti; la scuola lo accusava perché faceva dodici ore di lezione trecentosessantacinque giorni l’anno, trecentosessantasei se l’anno era bisestile. Non era di sinistra, non era di destra, era semplicemente un parroco che svolgeva il suo mestiere.

Questo documento ha un estremo valore perché ideato da amici del Priore e quindi regala allo spettatore la parte più vera di questo enigmatico uomo. Di famiglia borghese e laica, Lorenzo abbraccia la religione cattolica e, proprio per la sua personalità estrema, prende i voti.

Il documentario è incentrato sulla scrittura collettiva, metodo che il priore a Barbiana utilizzava per far corrispondenza. Questo strumento didattico, che pone l’accento sul problema della lingua e della comunicazione, viene commentato da illustri personaggi del mondo della cultura come Ivan Illic, Pierpaolo Pasolini, Eugenio Montale, Italo Calvino, Leonardo Sciascia ecc. per contro vengono fatte interviste a persone qualunque, giovani, anziani, donne, contadini ecc. delle cui parole riaffiora un decennio così contraddittorio, così distante. In realtà non è così, questo documentario rimane attualissimo, le differenze sociali ci sono ancora nella scuola come in altre situazioni sociali. Oggi l’emarginato non è più l’italiano meridionale o il figlio del contadino ma la colf extracomunitaria. Serpeggia ancora, a parer mio, l’esclusività sociale e una mancata alfabetizzazione ai mass media da parte della scuola che rimane, oggi come all’ora, inadeguata. La scuola fallirà sempre se ogni volta che il giovane ha un problema apre un consultorio.