Archivi categoria: the tree of life

Cannes 2011: "The tree of life" di Terrence Malick

non si vedeTerrence Malick affronta con i mezzi del kolossal nord americano un film sul dolore della perdita, sul vuoto del lutto e sul desiderio del ricongiungimento. Un film difficile ed intenso,spettacolare e poetico interamente incentrato sul tema della morte e sul mistero della vita. Il film di Malick è ambizioso come forse solo 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO era stato prima di lui, un film che si interroga perfino sull'origine dell'universo e sul mistero del creato passando attraverso i ricordi d'infanzia del protagonista ed il dolore per la perdita di un fratello di meno di vent'anni.  L'intero film è una sinfonia di flashback, salti temporali e narrativi, riflessioni accompagnate da una colonna sonora magnifica ed immagini da togliere il fiato. I personaggi sono ridotti a frammenti di ricordi, distanti dall'economia tradizionale del racconto americano, e proiettati in una dimensione interiore e del tutto personale del protagonista, portando l'interiorizzazione dell'eroe del cinema di Malick ad un livello più profondo ed estremo rispetto a tutti i suoi film precedenti. Si pensa al Kubrick più sperimentale ma anche ai lavori di Godfrey Reggio guardando le immagini del film. La scelta di attori noti come Brad Pitt e Sean Penn diventa inequivocabilmente marginale rispetto all'imponenza del progetto ed alla regia dell'autore. Malick gira questo film sospeso nel tempo, lontano dalle regole della moderna fabbrica del cinema e fa pensare ad un modo di usare la macchina cinematografica diverso, più libero ed anarchico, lontano dalle pressioni e dalle logiche commerciali convenzionali, si ripensa ai progetti infiniti e rimontati all'infinito di Wong Kar Wai oppure al mastodontico, viscerale, tormentato, forse sbagliato, ma geniale APOCALYPSE NOW di Copolla. La sensazione finale che lascia il film di Malick è quella di essere di fronte ad un ultimo gigante di una grande stagione del cinema americano, l'ultimo soffio, giocando a citare George R.R. Martin, di una ridente estate prima dell'avvento di un lungo e gelido inverno. 

Daniele Clementi