MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2007
” Nightwatching ” di Peter Greenaway
Recensione di Daniele Clementi
Il dipinto di Rembrant “Night Watch” fu commissionato dal Capitano Barining Cocq dei moschettieri olandesi e da 17 membri della stessa guardia, sappiamo che il dipinto aveva uno scopo formale e serviva per immortalare il Capitano Cocq ed il suo “entourage” per i posteri. Quello che non sappiamo (e che spesso i libri non ci raccontano) è che il quadro di Rembrant è in realtà la denuncia di un omicidio oltre che una lista dettagliata dei peccati commessi dai soggetti dell’opera. proprio per questo motivo l’artista venne emarginato ed infine rovinato dopo la realizzazione di questo dipinto così pericoloso e nel contempo così coraggioso. Greenaway rende avvincente la lunga storia della gestazione del dipinto intersecando la vita dell’artista e gli intrighi della borghesia olandese. Lo stile unico del regista consente al film di essere l’espressione filmata dei giochi di luce delle opere del pittore perfettamente incastonati in una struttura scenica che tradisce ,non senza compiacimento, quella natura fittizia ed irreale tipica della costruzione scenografica teatrale. Si sente la mancanza dell’apporto artistico di Michael Nyman, orecchio “visivo” del cinema di Greenaway oramai “amputatosi” dalla testa del regista per cercare un’autonomia espressiva che ha prodotto solo film da cassetta e qualche kolossal di Hollywood (becera volgarità se paragonati alla fase di mimesi con il regista inglese). Greenaway non tradisce se stesso e nella sua coerenza iconografica confeziona un film che vive come unico forte difetto proprio l’essere così “convezionalmente” un film di Peter Greenaway. Si sente arroganza nel modo con cui Greenaway non evolve stilisticamente, come se il regista non ritenesse di avere più nulla da sperimentare o da ricercare, come se l’autore in qualche modo si reputasse perfetto nella sua forma espressiva al punto di non dover tentare più alcuna variazione stilistica o visiva. Nonostante la perfetta composizione ed una rappresentazione drammatica ineccepibile c’è poca reale creatività in questo film, una scintilla spenta confezionata in una scatole dall’eleganza e dalla complessità estetica disarmante. Greenaway soddisfa ma annoia, nonostante la storia, nonostante la qualità intellettuale dell’opera e nonostante l’affetto e la disponibilità di chi ne ha seguito la carriera. In attesa di un regista che riscopra se stesso ci compiaciamo che almeno la matematica del suo linguaggio sia rimasta illesa.
CREDITI
Regia: Peter Greenaway
Sceneggiatura: Peter Greenaway
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 2007
Martin Freeman …Rembrandt van Rijn
Emily Holmes …Hendrickje
Michael Teigen … Carel Fabritius
Anna Antonowicz … Catharina
Eva Birthistle … Saskia
Christopher Britton … Rombout Kemp
Agata Buzek … Titia Uylenburgh
Michael Culkin … Herman Wormskerck
Harry Ferrier … Carl Hasselburg
Jonathan Holmes … Ferdinand Bol
Toby Jones … Gerard Dou
Adam Kotz … Willem van Ruytenburgh
Adrian Lukis … Frans Banning Cocq
Maciej Marczewski … Clem
Jodhi May … Geertje
Richard McCabe … Bloefeldt
Kevin McNulty … Engelen
Rafal Mohr … Floris
Fiona O’Shaughnessy … Marita
Krzysztof Pieczynski … Jacob de Roy
Gerard Plunkett … Engelan
Nathalie Press … Marieke
Andrzej Seweryn … Piers Hasselburg
Jochum ten Haaf … Jongkind
Hugh Thomas … Jacob Jorisz
Matthew Walker … Matthias van der Meulen
Jonathan Young … Visscher
Maciej Zakoscielny … Egremont
Direttore della fotografia: Reinier van Brummelen
Musica: Wlodek Pawlik
Montaggio: Karen Porter