Thomas Vinterberg torna a Cannes 14 anni dopo il memorabile risultato di “Festen” e come per il suo primo grande successo il bravo regista danese torna al tema della pedofilia e ritrova il suo amico Lars Von Trier nel ruolo di produttore. La storia però prende questa volta il senso contrario ed è una falsa accusa di pedofilia a trascinare il protagonista in un vero inferno di sospetti e tormenti. La caccia a cui fa riferimento il titolo è quella tradizionale al cervo che unisce un gruppo di amici, quasi fratelli, che condividono passioni e festività e che distano pochi metri fra loro in un solo quartiere.
Lucas è l’unico maestro maschio di una scuola materna dove vanno tutti i figli dei suoi migliori amici e compagni di caccia, quando la piccola Klara, figlia del suo migliore amico Thomas, si innamora di lui (per quanto si possa innamorare un bimba) e lo esprime attraverso un cuore fatto di mattoncini ed un bacio in bocca dato a sorpresa, Lucas si impegna subito a chiarire le cose con la piccola ma la vergogna di avere espresso un sentimento così forte o di essere stata respinta spinge la bambina a parlare dell’esperienza alla direttrice della scuola invertendo i ruoli. La macchina della giustizia prende il suo avvio, prima con una inchiesta interna della scuola e poi con l’indagine formale, da un giorno all’altro Lucas si ritrova pubblicamente accusato di avere fatto cose orribili ad una bambina e ben presto per effetto di emulazione altri bambini inventano la stessa esperienza rendendo Lucas un mostro malgrado la sua innocenza. Il film di Vinterberg si interroga sui legami umani come amicizia e parentela, disturba lo spettatore con un tema difficile e molto inquietante senza risparmiare violenza, lotta, paura e dolore, alla fine solo i più profondi legami umani potranno sopravvivere. Una messa in scena drammatica meravigliosa ed una gara di recitazione avvincente e trascinante, forse uno dei film più belli di Cannes 2012.
Daniele Clementi