Archivi categoria: casket for rent

FEFF 08 : " Casket for rent " di Neal Tan (Filippine 2007)

(c) CEC

.

" Casket for rent " di Neal Tan (Filippine 2007)

 .

.
Recensione di Daniele Clementi
.

Si chiama Kalyehong Walang Lagusan ed è un vicolo, uno di quei tipici posti dove nessun turista nelle Filippine andrebbe mai, si trova in classica area abusiva ed è stretto, congestionato di cose e persone e molto pericoloso. Nel vicolo strettissimo vive un intera comunità composta da disoccupati, ladri, criminali di ogni sorta, becchini e qualche prostituta. Un vicolo fatiscente dove si improvvisano tavolini per giocare d’azzardo o si deve sfiorare la bara di un defunto esposta per qualche giorno come vuole il rituale. Gli abitanti del vicolo però non hanno il danaro per permettersi una bara tutta loro e allora si rivolgono ad un uomo del vicolo che affitta due bare con finestrino per il viso della salma, una piccola per i bambini ed una più grande ,ma non molto, per gli adulti e alla bisogna si segano le gambe della salma perchè stia dentro a quella bara in affitto. Poi c’è la consorte del titolare del noleggio feretri che trucca i cadaveri, le prostitute e fa da estetista a tutte le signore del vicolo che hanno vinto qualcosa al gioco e si possono permettere qualche attenzione di più. Con una telecamera digitale (l’unico strumento in grado di essee utilizzato in uno spazio così ridotto il regista Neal Tan costruisce un racconto morale con la tecnica tipica dei moderni Dogma 95 e qualche concessione melodrammatica. Si ripensa a "Bassifondi" ed a "Dodes’ka-den" di Akira Kurosawa guardando la struttura narrativa del film filippino si ritrova persino il coro teatrale tipico dello sguardo di Kurosawa nel personaggio di Batul, un barbone che osserva gli eventi del vicolo ed accompagna , o meglio impone la visione morale del regista. Naturalmente permane un abisso stilistico fra Kurosawa e Neal Tan, ma l’idea di parlare degli "scum" e di mostrare la vita comune di un vicolo invisibile divorato dalla disperazione, condiviso da topi e cadaveri è uno sguardo che non manca di evocare nello spettatore rispetto e considerazione per chi ha sviluppato il racconto.