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" Meet John Doe – Arriva John Doe " di Frank Capra (1941)

” Meet John Doe – Arriva John Doe ” di Frank Capra (1941)

Recensione di Marina Pianu

nel vasto repertorio di film per le festivita’ natalizie merita un suo
posticino anche questo “classico” di frank capra, non foss’altro perche’
culmina nella notte di natale (con un piccolo, potente, irriverente,
parallelo con il personaggio la cui nascita si celebra).

“john doe” e’ l’uomo medio, un nome che quasi suona come “mario rossi”, ed e’
un nome che si da’ a chi ha dimenticato il proprio. con un volo di fantasia
potremmo anche chiamarlo “l’uomo qualunque” (il riferimento non e’ casuale).
in questo caso, e’ il parto dell’immaginazione vendicativa di una giornalista
che rischia il posto dopo che la testata per cui lavora viene rilevata da un
magnate dei media (simil-pre-kane). la prima sequenza del film e’ quella di
un operaio che con il martello pneumatico cancella il nome “vecchio” del
giornale, il “bulletin”, coperto dalla targa del nuovo, il “new bulletin”,
scritto in corsivo (piu’ dinamico). spregiudicato dinamismo e’ la nuova
parola d’ordine, e il nuovo redattore capo (james gleason) non si lascia
intimidire dai casi personali dei vecchi dipendenti. l’atmosfera e’ lugubre,
e non ha nulla dell’entusiasmo pionieristico di “citizen kane” o il buon
tanfo di rotativa e sano artigianato di “his girl friday”. l’atmosfera e’
quella di un paese che sta respirando aria di guerra e di totalitarismi.
sulla “santa vocazione” del giornalista incombe l’ala nera del potere
politico-finanziario. suona famigliare?

frank (al secolo francesco rosario) capra e’ noto al grande pubblico per film
di sicuro effetto (e di moralita’ sonante) come “it’s a wonderful life” (la
cui rituale reiterazione natalizia e’ stata fortunatamente bloccata da una
questione di copyright), “it happend one night”, “you can’t take it with
you”, “mr. smith goes to washington”, ecc. forse e’ meno noto per la mole di
film di propaganda che realizzo’ durante e subito dopo la seconda guerra
mondiale. professionista della commedia sentimentale, i suoi film traboccano
talvolta di sdolcinata moralita’ populista e demagogica. “meet john doe” non
fa eccezione. dietro la protesta contro un sistema che schiaccia e imprigiona
l’individuo, si cela l’apoteosi dell’americano medio, eroicamente medio,
organicamente sano di principi, leale e ottimista, generoso e patriotico, in
cui si mescolano l’illusione dell’individualismo e del collettivismo. john
doe e’ tutto questo e, nella sua lotta disperata contro i poteri non eletti
(denaro e media), proprio in virtu’ delle summenzionate qualita’, ri-esce
come davide davanti a golia.

poco importa che john doe sia falso: gary cooper (ovvero john willoughby) sa
impersonare le aspirazioni, le paure, la rabbia dell’uomo medio, troppo
ingenuo per intuire la frode senza un “aiutino” da parte di coloro che nella
frode, magari malvolentieri, ci hanno fondato un mestiere.

la versione originale prevedeva un finale tragico, il martirio di john doe che
avrebbe ridestato, come la morte di cristo in croce duemila anni prima, la
coscienza spenta e delusa degli americani. prima di rilasciare il film,
pero’, capra sperimento’ diversi finali con proiezioni in anteprima in
diverse localita’ degli stati uniti. alla fine quella che risulto’ vincente
fu quella che conosciamo. c’era odore di guerra nell’aria, anche se roosevelt
continuava a tentennare (si dice che “il grande dittatore” di chaplin
contribui’ a convincerlo) e nel film vi si fa subliminalmente menzione
durante la scena del congresso dove john doe viene moralmente crucifisso.
affinche’ la sua morte non dovesse risultare troppo deprimente per gli
spettatori, resta sul livello simbolico, per poi resuscitare nel
(prevedibile) trionfo finale.

puo’ dare fastidio l’elogio del sistema americano nel “redento” direttore
capo, che presentendo il pericolo di un regime fascista in patria, mette in
guardia l’eroe contro la manipolazione. da’ particolarmente fastidio a noi,
oggi, che sappiamo com’e’ andata a finire. cosi’ come desta sospetto la
crescita di un movimento populista (molto simile a quello dell’uomo
qualunque, appunto, ma anche ad un’altra, e piu’ recente, rete di “club”)
fondato su valori buoni, si’, ma quanto mai vaghi e adattabili ad una
qualunque situazione. il conservatore capra mette in guardia lo spettatore
contro il rischio di un qualunque movimento che invochi il “nuovo”, e in
particolare un “ordine nuovo” (profetico?). e’ ancora una volta
l’irriducibile fiducia di capra (capra-corn o capraesque?) nell’innata bonta’
dell’uomo qualunque americano a sventare il pericolo, almeno in apparenza. in
apparenza il messaggio e’ che il denaro corrompe ed e’ meglio lasciarlo ai
ricchi, che sono gia’ corrotti, mentre all’uomo medio si confa’ meglio
contare sulla collaborazione del vicino. allo spettatore (medio) resta
irrisolto il dilemma sulla infinitamente sottile linea che divide la
partecipazione attiva dei cittadini dalla diffusa complicita’ tipica di un
regime totalitario.

propaganda o no, e’ un grande film, opera di un grande regista (al di la’
delle scelte politiche), che meriterebbe di essere proiettato in tutti i
circoli e associazioni di quartiere, non foss’altro che per sviluppare una
riflessione sul concetto di democrazia partecipata e sul potere dei media (o
i rapporti dei media col potere).

piccola curiosita’: walter brennan, l’attore che recita la parte del
“colonnello” (l’uomo libero, senza soldi e senza dimora), era un
arci-conservatore, e nella corsa per il governatorato in california negli
anni ’60 appoggio’ ronald reagan, perche’ considerava nixon “troppo
liberale”! 🙂

alcune recensioni d’epoca:
http://xroads.virginia.edu/~MA97/halnon/capra/doerev.html

n.b. il film e’ di pubblico dominio.

“Well, you don’t have to die to keep the John Doe ideal alive. Someone already
died for that once. The first John Doe. And he’s kept that ideal alive for
nearly 2,000 years. It was He who kept it alive in them. And He’ll go on
keeping it alive for ever and always – for every John Doe movement these men
kill, a new one will be born.” [ ann a john per convincerlo a non buttarsi ]

CREDITI

 
Regia: Frank Capra.
Sceneggiatura: Robert Presnell Sr., Richard Connell e Robert Riskin.
Uscita ufficiale nel paese d’origine: 3 maggio 1941 (USA)
-Interpreti principali –
Gary Cooper : John Doe / Long John Willoughby
Barbara Stanwyck : Ann Mitchell
Edward Arnold : D. B. Norton
Walter Brennan : The Colonel
Spring Byington : Mrs. Mitchell
Produttore: Frank Capra.
Colonna sonora originale: Dimitri Tiomkin.
Direttore della fotografia: George Barnes.
Montaggio: Daniel Mandell.
Durata: 122 minuti.