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“Remember” di Atom Egoyan, Canada 2015 (Venezia 2015)

1441882049_40b13bc79cd4823da5b87bee4d288c56-1280x628remember_still_h_15Il tedesco Zev vive solo in una casa di riposo, ha perso da meno di una settimana la moglie Ruth di cui non ricorda mai la morte a causa della demenza senile. Ogni mattina Zev cerca sua moglie ed ogni mattina una corpulenta infermiera deve riportarlo alla realtà ricordane la morte. La memoria di Zev ha dei buchi vistosi ma non ha dimenticato tutto, fra le cose che ricorda di più c’è il suo amico Max, un ebreo disabile con problemi respiratori che condivide con Zev i ricordi della deportazione. L’ultima notte della “seduta di shiva” (il rituale ebraico del lutto) Zev riceve da Max una spessa busta contenente una fitta lettera ed una mazzetta di banconote. Dopo aver letto la lettera dell’amico, Zev lascia in segreto la casa di riposo per un lungo viaggio che lo porterà alla caccia di un vecchio tedesco, responsabile di settore di uno dei tre campi principali che formavano il complesso concentrazionario situato nelle vicinanze di Auschwitz durante il nazismo. L’uomo a cui Zev deve dare la caccia è il responsabile della morte della famiglia di Max e di Ruth. Inizia così una commistione variegata e ben calibrata fra il “road movie”, il film di vendetta ed il cinema di introspezione piscologica che lo sceneggiatore esordiente Benjamin August riesce a mantenere sul filo del rasoio fino al colpo di scena finale. Atom Egoyan sfrutta alla perfezione tutte le possibilità offerte dalla storia e dai suoi personaggi di contorno; che hanno lo scopo di raffigurare diverse fasi storiche dell’integrazione dei tedeschi ex nazisti negli Stati Uniti immediatamente dopo la fine della guerra. Seguendo il vecchio cacciatore Zev (che in ebraico significa “lupo”) lo spettatore ha l’opportunità di riflettere sulle contradizioni della democrazia e della libertà nell’America di oggi, per esempio sono molti e molto raffinati gli elementi che riguardano il commercio, la detenzione ed il trasporto delle armi da fuoco dentro e fuori gli Stati Uniti, perfettamente collegati metaforicamente con la facilità con cui l’America integrò in se stessa i mostri del nazismo. La storia si basa sul vero progetto del Centro Simon Wiesenthal “Operation Last Chance” che dal 2002 sostiene le anziane vittime dell’Olocausto nella caccia agli ultimi gerarchi ancora sopravissuti e nascosti sotto false identità. Sostanzialemnte il film è una commistione fra lo studio accurato di un singolo personaggio, (mostrato in tutte le sue sfacettature) ed il thriller psicologico contemporaneo, dove i segreti del passato di Zev vengono rivelati poco a poco costruendo una sostanziale indagine interiore ad alta tensione che inchioda lo spettatore davanti allo schermo. Atom Egoyan con questo film prosegue la sua ricerca sugli effetti residuali della storia nel corso del tempo e di come formiamo la nostra identità in prospettiva ad eventi traumatici. I temi presenti in “Remember” erano già perfettamente sviluppati in un’altro film di Egoyan, dedicato al genocidio degli armeni del 1915, intitolato “Ararat: il monte dell’arca”. La complementarietà, riconosciuta in conferenza stampa dallo stesso Egoyan, fra “Ararat” e “Remember” non è solo riferita alle tematiche ma alla scelta dello stesso attore, Christopher Plummer, protagonista di entrambi i film. Infine una doverosa menzione va al magistrale Martin Landau, che nella lunga carriera professionale ha saputo passare da serie televisive come “Mission impossible” o “Spazio 1999” al cinema impegnato di “Crimini e misfatti” di Woody Allen e che si rivela magnifico e perfetto nel ruolo nascosto ma centrale dell’ebreo Max.

Daniele Clementi

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