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" Caramel – Sukkar bannat " di Nadine Labaki (Libano 2007)
Recensione di Marina Pianu
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se da noi la lotta delle donne sembra ormai giunta ad un punto morto (quanto
meno, il lavoro da fare e’ passato ad un altro livello, piu’ difficile
perche’ meno visibile), puo’ servire, almeno per valutare il cammino fatto,
fare una piccola riflessione grazie alle sorelle che non hanno proprio
altrettanta fortuna di noi. prendiamo dunque il libano, che per certi versi,
e rispetto a tanti altri paesi a maggioranza islamica, non e’ certo tra
quelli messi peggio (rispetto alla parita’ dei sessi, chiariamo).
critici molto piu’ autorevoli e affidabili della sottoscritta hanno
sottolineato l’assenza del conflitto attuale nel film della labaki. mi
permetto di dissentire. non e’ necessario mostrare bombardamenti e far
menzionare ai protagonisti gli eventi bellici ogni cinque minuti per lasciare
che la guerra trapeli nella pellicola. basterebbe, in assenza di altri
indizi, la presenza del milite che arresta la coppietta di fidanzatini chiusi
in macchina. ma gia’ la "b" pendula nell’insegna ("si belle", tanto bella)
del salon delle nostre parrucchiere sta a significare non gia’ una
trascuratezza da terzo mondo, bensi’ un residuo bellico (b, appunto). anche
se alcune strade di beirut, dove scorre l’auto di layale, potrebbero
ricordare gli angoli piu’ degradati di saint-denis o belleville a parigi,
basta che si allontani un tantinello nelle polverose e assolate strade per
farci capire la devastazione che ha appena avuto luogo. la guerra qui non e’
protagonista, e’ un fondale scontato. come scontata e’ la posizione sociale
delle donne.
e’ un film di donne per tutte le stagioni: si va dalla giovane sposina con
problemi di verginita’ all’anziana vergine ormai rassegnata al zitellaggio,
dalla giovane lesbica eternamente pantalonata alla matura donna in rifiuto di
menopausa, dalla giovane donna delusa da una triste storia con l’uomo sposato
alla vecchia folle illusa da storie fantastiche. per ogni eta’ un problema.
per ogni eta’ una violenza sociale. con toni morbidi e raddolciti dal
caramello (che non serve per un dolce ma cela nella dolcezza un’altra,
ennesima violenza sulle donne, l’acido del limone che costituisce l’altro
indispensabile ingrediente) si illustra la condizione femminile nella
transizione post (para) bellica di una societa’ in evoluzione. e’ un peccato
che i film stranieri in italia si debbano vedere e ascoltare in doppiaggio:
ogni dubbio iniziale sulla location del film sarebbe stata subito chiarita:
arabo o francese? francia (sud) o medio oriente?
risalta anche in primo piano il dialogo / conflitto tra due religioni, la
cristiana e quella islamica (da cui la necessita’ per nisrim di farsi
ricucire poiche’ sposa un islamico), tra una religione apparentemente piu’
permissiva e l’altra piu’ legata alle tradizioni, cosi’ che le cristiane,
senza velo, si possono concedere "lussi" che alle islamiche non sono ammessi.
il tutto vissuto senza il minimo fiato di ribellione. questo ci ricorda che
quando le femministe italiane degli anni ’70 lottavano per guadagnarsi quei
diritti che la costituzione, in teoria, garantisce, dovevano confrontarsi con
un muro di torpore e apatia dovuto proprio all’invisibilita’ (o mancanza di
ovvieta’) dei diritti calpestati. e fa riflettere anche noi, donne
occidentali mezze liberate: non e’ una violenza quella di martoriare il
proprio corpo per apparire piu’ giovani? non si fa la fila, anche in
occidente, per rifarsi una verginita’ (fisica o morale)? non e’ forse vero
che anche noi dobbiamo coniugare femminilita’ con parita’?
il film risulta molto piu’ gradevole e denso di significato (oltre che
visivamente appagante) di quanto non prometta il trailer, che suggerisce
invece un mero sfruttamento etnico dal sapore dolciastro. non c’e’ niente di
dolce in questa pellicola: l’acido del limone imprime ogni fotogramma a
dispetto delle apparenze. e malgrado il tifo che facciamo per la
"liberazione" delle cinque donne (ma quanto ci rallegriamo della liberatoria
speranza che si nutre nel risciacquo quando e’ la mascolina rima a farlo!),
ci rallegriamo non poco che youssef, versione libanese del nostrano
mastroianni, dopo essersi lasciato depilare con dolcezza dall’amabile layale,
riesce infine a ballare con la bella, "benedetta" da una fastidiosa quanto
concreta cacca di piccione!
…ma il chocolat e’ piu’ meglio! 🙂
http://hosokinema.com/caramelaudio.html
Clicca qui per leggere la recensione di Daniele Clementi sullo stesso film
CREDITI
Yasmine Elmasri : Nisrine
Joanna Moukarzel : Rima
Gisèle Aouad : Jamale Tarabay
Adel Karam : Youssef
Sihame Haddad : Rose
Aziza Semaan : Lili
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