Archivi categoria: l esorcista

L’ ESORCISTA E I SUOI SEGUITI

A cura di Daniele Clementi

Probabilmente una delle saghe del terrore più discontinue e confuse della storia del Cinema, dove il primo capitolo basta e avanza per giustificare la disperata necessità di continuare a girare seguiti nonostante i ripetuti fallimenti.In fondo a questo articolo troverete anche la recensione del capitolo mai distribuito in Italia (come in buona parte del mondo) e mostrato in Italia solo nel 2005 al Torino Film Festival. Buona lettura.

L’ESORCISTA

(The Exorcist)

di William Friedkin, Usa 1973

Quando il film invade le sale americane quasi nessuno sa cosa sia un’esorcista e a quale particolare rituale si riferisce questo termine, il film esplode con un fragore mediatico più unico che raro e diventa uno dei più grandi successi del decennio. William Peter Blatty , autore del bestseller a cui si ispira il film, scrive e produce personalmente il lungometraggio assegnando al talentuoso William Friedkin la regia del film. La storia è quella di Regan Teresa MacNeil (Linda Blair), una bambina tranquilla , figlia di una nota attrice di hollywood, una ragazza garbata e bene educata che disegna creature fantastiche che occasionalmente riproduce con il pongo. Reagan si trova a New York per necessità professionali della madre ed ogni tanto gioca da sola con una tavola Oui-ja , un’oggetto utilizzato dai medium per parlare con l’aldilà durante le sedute spiritiche. Regan non sa che cosa sia in realtà quella tavola e non crede che sia pericolosa l’entità con cui entra in contatto e che battezza con il nome di Capitan Gaio. Ogni tanto, durante la notte, nella casa di Regan ci sono strani rumori e il suo letto comincia tremare. Chris MacNeil (Ellen Burstyn), madre di Regan, si divide come può tra il lavoro e le sue responsabilità di madre separata, agisce talvolta in modo superficiale ed è disinibita nel linguaggio. Padre Damien Karras (Jason Miller) è un prete psicologo che si occupa specificamente dei problemi dei suoi colleghi, ha una vita molto modesta ed un madre anziana e malata che vive nei bassifondi di New York. Padre Lankester Merrin (Max von Sydow) è un prete archeologo, lavora nel nord dell’Iraq e si occupa di un scavo in cui sono stati rinvenuti oggetti atipici come una stauta sumera di un demone, una piccola riproduzione della testa dello stesso ed una medaglietta cristiana incomprensibilmente rinvenuta insieme ad oggetti molto più remoti. Tutti questi personaggi sono costretti dagli eventi a confluire in una gelida notte invernale con un solo scopo : salvare il corpo e l’anima della piccola Regan dalla possessione demoniaca. Il film, che fondamentalmente non appartiene al genere horror canonico, viene considerato paradossalmente come un capolavoro proprio del genere da cui cerca di distanziarsi. Così come per altri due film che stilisticamente gli succederanno (“Nosferatu” di Herzogh e “Shining” di Kubrick), questo film costruisce un clima di inquietudine e paura molto più credibile e meno teatrale (talvolta tranquillizzante) dei film standard del genere, divenendo così una sorta di film drammatico surreale in cui l’impossibile giunge ad una sua plausibilità spiazzando ed incantando lo spettatore. Nella prima parte del film seguiamo una duplice agonia, quella di padre Karras che assiste impotente al disfacimento della madre sino alla morte e l’agonia di Regan che viene “torturata” da medici di ogni sorta nel disperato tentativo di curare con la medicina una malatia appartenente all’anima nella sua più evidente definizione cattolica. Solo al limite estremo della situazione e quando ormai lo spettatore è costretto ad un forte senso di malessere per la condizione dei protagonisti si giunge ad una sorta di sollievo paradossale dove la possessione demoniaca diviene una sorta di alleggerimento della struttura drammatica. La figura dell’anziano padre Merrin è concepita ,sotto nascosta ispirazione, sui paradigmi del cinema western americano ed è infatti l’unica presenza morfologicamente “eroica” e dunque utopica ed irreale del film, Friedkin sceglie persino di mostrarci la sagoma di Merrin davanti alla statua del demone sumero come se fosse una sorta di sfida all’O.K. Corral. Ultima figura chiave del racconto è il detective William F. Kinderman (un fantastico Lee J. Cobb), in sostanza una presenza classica poliziesca che ridimensione il dramma della storia e riporta il racconto nei binari del cinema di genere. Non voglio rovinare la visione a chi di voi ancora non ha visto questo film chiave del cinema nordamericano degli anni 70′ quindi limito la mia analisi e vi risparmio i dettagli più importanti sul finale. Nelle ultime scene del film però si intuisce la nascita di un amicizia fra il detective Kinderman e padre Dyer (una spalla di padre Karras interpretato dal vero reverendo William O’Malley) attraverso alcune sequenze tagliate nella prima versione del film e recuperate nella nuova riedizione. Tra le varie scene impressionanti della possessione demoniaca si ricorda la testa che ruota di 360°, la levitazione durante l’esorcismo e il famoso vomito “al pesto” che tante volte sarà ripetuto nella storia del cinema fino a divetare un luogo comune del cinema demenziale. La colonna sonora otterrà un posto nella storia del Cinema così come la sceneggiatura di Blatty che vincerà un premio Oscar. Dal punto di vista spirituale il film non è realmente offensivo o conflittuale con la religione cristiana, anzi Blatty sembra perfino ossessionato dalla religione, ma la ragazza posseduta fa un uso sia fisico che linguistico dei simboli del cristianesimo talmente estremo da poter offendere oggettivamente alcuni fedeli. Si sconsiglia la nuova versione inutilmente arricchita di dettagli orrorifici ed invasa da inutili giochini in computer grafica, non servono e rendono il film meno realistico.

L’ESORCISTA II – l’eretico

(The Exorcist II – The heretic)

di John Boorman, Usa 1977

Quando arrivano i soldi la gente litiga, è un vecchio luogo comune che nasce da una profonda verità. Il risultato al botteghino del primo capitolo convinse la Warner a produrre un seguito non riconosciuto dall’autore del primo film, a dire il vero Blatty concesse per molti soldi i diritti sui personaggi per poi pentirsene in seguito. Il film è un seguito convenzionale della prima storia e punta sulle origini di padre Lankester Merrin (Max von Sydow) e su una sorta di ricaduta di possessione di Regan Teresa MacNeil (Linda Blair). Scompare dal gioco la madre ma si aggiunge la figura di padre Philip Lamont (un grande Richard Burton). Girato quasi completamete in studio , anche le scene ambientate in Africa che raccontano il primo esorcismo di Merrin sono tutte fatte in teatro di posa. Un pessimo seguito, colorato e commerciale, molto poco drammatico e decisamente incoerente con le atmosfere inquietanti del suo precursore. Un film concepito per fare soldi che rivela la velleità di essere un racconto sulla natura dell’uomo e sul conflitto fra scienza e religione (tutto per sommi capi e senza profondità). Il regista John Boorman veniva da “Un tranquillo week- end di paura” e 4 anni dopo avrebbe realizzato il suo capolavoro: “Excalibur”, per lui fu il passaggio dal cinema indipendente al cinema ad alto budget. Sul piano spirituale il film utilizza gli stilemi della religione cristiana per ragioni di spettacolarità esattamente come Mel Gibson nel suo film “La passione di Cristo”, ma erano due epoche diverse e una chiesa diversa. In questo film ci viene rivelato che il demone che possiede due volte Regan si chiamam Pazuzu ed è assiro, questo dovrebbe spiegare la presenza della statua del demone sumero in alcune scene del primo film. Sul nome del demone che possiede la protagonista vi sono diverse interpretazioni e per fare chiarezza rimando alla resto della recensione. La musica del film è composta dal nostro Ennio Morricone.

L’ESORCISTA III

(The Exorcist III – Legion)

di William Peter Blatty, Usa 1990

Il terzo seguito dell’Esorcista non è il seguito del secondo film bensì un seguito alternativo del primo. Il film nega sostanzialmente la tesi del secondo capitolo che afferma che il demone che possiede Regan si chiami Pazuzu e che sia lo stesso affrontato da padre Merrin in Africa all’inizio della sua carriera. Il terzo film infatti è scritto e diretto da William Peter Blatty , autore del bestseller a cui si ispira il primo film nonchè sceneggiatore e produttore del primo lungometraggio per il quale vinse anche un Oscar. Quindi dal punto di vista artistico questo terzo film dovrebbe essere l’unico seguito riconoscibile. Il demone che ha posseduto Reagan qui si chiama Legione ed uscito dal corpo di Regan per entrare in quello di un serial killer che si fa chiamare Gemini. Il detective William F. Kinderman (interpretato da Lee J. Cobb nel primo film ed ora da un grande George C. Scott) torna in questo capitolo e ne diventa il protagonista. Torna anche il personaggio di padre Dyer (questa volta interpretato da Ed Flanders) divenuto amico di Kinderman come anticipato da alcune scene finali del primo capitolo. Il film si contamina con il poliziesco seriale e rivela una deviazione di percorso spregiudicata ed originalissima, scompaiono dal gioco quasi tutti i personaggi del primo ma le atmosfere e la drammaticità del film originale sono pienamente rispettate (al contrario del secondo che sembra essere il pilota di una nuova saga), solo la paura e la tensione lasciano spazio a momenti di riflessione filosofica e religiosa che possono annoire lo spettatore. Un film intelligente ma limitato nella tecnica e lento nello sviluppo. Samuel Jackson fa una parte piccolissima, quattro anni dopo sarebbe diventato famoso per “Pulp fiction” di Tarantino. Torna per pochi secondi (ma non tutti lo notano nel finale) anche padre Damien Karras (Jason Miller) che salvò Regan nel primo film.

L’ESORCISTA – La genesi

(The Exorcist – The begining)

di Renny Harlin, Usa 2004

Venduto ufficialmente come il prequel del primo “Esorcista”, questo film è in realta un remake parziale del secondo della serie. La storia dovrebbe raccontare le origini della vocazione di prete esorcista di Lankester Merrin e il suo primo incontro con il demone sumero Pazuzu, che secondo “L’Esorcista 2” avrebbe posseduto la piccola Regan nel primo e nel secondo capitolo . Per sostenere questa versione il film contraddice l’autore del romanzo originale William Peter Blatty che con “L’Esorcista 3” attribuiva al demone il nome di Legione. Una bella ed inutile confusione. In sostanza il film cerca di raccontare le origini di padre Merrin che Boorman aveva già raccontato nel 1977 cambiandole. Izabella Scorupco (“007 Goldeneye”) interpreta la posseduta che svolazza qua e là per una chiesa sepolta sotto la sabbia della Namibia senza nemmeno spiegare perchè una chiesa si dovrebbe trovare li sotto. All’origine di questo film c’è un progetto intitolato “Exorcist – The origins” con Liam Neeson nel ruolo di padre Lankester Merrin (Max von Sydow nel primo e secondo film) e la regia del solido John Frankenheimer. Il regista scelse in seguito di sostituire il protagonista con l’attore europeo Stellan Skarsgård (“Le onde del destino”, “Dogville” e la versione originale svedese di “Insomnia”) con cui aveva già lavorato sul set di “Ronin”. Frankenheimer muore nel 2002 e la produzione lo sostituisce con Paul Schrader cambiando il titolo del film con “Paul Schrader’s Exorcist: The Beginning”. La produzione del film resta insoddisfatta del girato di Schrader e decide di bloccare l’uscita del film per rigirare la storia da capo assegnando il compito a nuovi sceneggiatori e ad un nuovo regista. Così, mentre un intero film viene chiuso in magazzino subentra il regista Renny Harlin (“Die Hard 2”, “Nightmare 4”) che riparte da zero con un nuovo “Exorcist IV: The Beginning”. Il solo spettatore in grado di apprezzare minimamente questo film è uno spettatore che non ha mai visto il primo capitolo. Un film indeciso e caotico che non sa da che parte andare e nemmeno è in grado di stabilire a quale genere appartenere sospendendosi a metà fra il cinema horror convenzionale ed il film d’azione ed in entrambi i casi offendendo lo spirito originale delle serie. Inoltre il regista ha ammesso di non avere mai visto i capitoli precedenti (bravo !)

DOMINION – A PREQUEL TO THE EXORCIST

di Paul Schrader, Usa 2005

Girato prima di “L’ESORCISTA – La genesi” ma distribuito malamente solo un anno dopo e nemmeno in tutto il mondo (in Italia è stato presentato solo al Festival di Torino) il film è il primo prequel della serie rifiutato dai produttori. Paul Schrader è un regista di alta qualità, nato come sceneggiatore si rivela uno dei più grandi scrittori cinematografici americani contemporanei. Il suo esordio è con la sceneggiatura di “Yakuza” di Sydney Pollack a cui seguono il grande “Taxi driver” di Martin Scorsese e “Obsession – Complesso di colpa” di Brian De Palma. Nel 1978 gira il suo primo film da regista “Tuta blu – Blue collar” un dramma sulla corruzione sindacale nelle fabbriche di automobili. Tra le sue più grandi sceneggiature si ricordano: “Toro scatenato” e “L’ultima tentazione di Cristo” entrambi di Scorsese. Come regista e sceneggiatore ha invece realizzato “American Gigolo”, “Mishima” e “Affliction”. Il montaggio del film è stato completato da Tim Silano a basso budget e solo per dare un contentino al pubblico più raffinato, quindi gli effetti speciali e la cura dei dettagli di post produzione sono decisamente scadenti se paragonati al film di Harlin. Restano gli ambienti ma cambiano tutti gli attori tranne Stellan Skarsgård. Padre Merrin deve esorcizzare un bambino deforme frutto dello stupro di una donna africana da parte di di un soldato inglese, che a seguito della possessione diventa un giovane bellissimo di carnagione bianca, dunque il male che seduce con la bellezza ed il bene che per salvare l’anima del posseduto lo deve riportare alla mostruosità. Una bella trovata molto originale ed intelligente che non piacque alla produzione perchè priva del classico vomito verde e di teste che si rovesciano (vai a dare perle ai porci …). Inoltre questo film nega la tesi sostenuta da “L’ esorcista 2” e “L’Esorcista – La genesi” secondo la quale il demone sumero Pazuzu ha posseduto tutte le vittime esorcizzate da padre Merrin nella sua carriera. Il demone di questo film si chiama infatti Dominion e sembra essere più assimilabile alle atmosfere del primo esorcista e del terzo. Ottima la fotografia del grande Vittorio Storaro (“Apocalypse now”, “L’ultimo imperatore”, “Dick Tracy”) e la colonna sonora del mitico Angelo Badalamenti (“Twin Peaks”). La scena cult: Padre Merrin di spalle che nel finale attraversa un arcata come faceva John Wayne uscendo dalla casa dei coloni nel finale di “Sentieri selvaggi” di John Ford ricordando le origini western della figura di Merrin … che dire ? Grande Paul Schrader !